Una frase di Henry Kissinger sull’avvocato Agnelli recitava: “Era pericoloso pensare qualcosa in sua presenza, perché l’avrebbe colta: aveva l’incredibile capacità di percepire le vibrazioni degli eventi”. Con le dovute proporzioni – non parliamo di economia o politica, bensì di vino – queste doti sono leggibili anche su Michele.
Michele Tessari è un uomo lungimirante, un profondo studioso ed appassionato del futurismo. Il suo successo arriva anche dalla sua innata capacità di leggere in anticipo ciò che deve essere programmato per il bene della sua azienda.
La storia di Michele Tessari parte da lontano, dal bisnonno che inizia vendendo vino sfuso. Poi è la volta del figlio Fulvio, nonno di Michele che, dopo la guerra, continua imperterrito a guidare l’azienda non tradendo il solco tracciato dal padre. A fine anni ‘70 è la volta del figlio Amedeo ed infine giungiamo al nostro Michele, ultimo di una vera stirpe di viticoltori in attesa del primogenito Amedeo, custode della prossima generazione.
Ma chi è Michele Tessari? Se avrete un giorno la fortuna di sedervi ad un tavolo conviviale in sua presenza insieme ad altri commensali, sarà molto semplice per voi riconoscerlo. Cercate con lo sguardo quello che osserva tutti in silenzio, quello che ascolta assorto, quello che sembra stia prendendo appunti anche senza un taccuino e una penna. Michele dorme poco, studia tanto, ascolta e traduce. Il confronto per lui è tutto, non solo sul bicchiere dove in alcuni casi è disposto a criticare aspramente anche i suoi vini se necessario, soprattutto quando non rientrano nel suo codice di perfezione perché per lui – suo grande difetto oltre che pregio – tutto è oggetto di maniacalità.
Racconta: “Da sempre passo i sabati e le domeniche al lavoro – fino a quando mia moglie e mio figlio me lo consentono – alla ricerca della perfezione”.
Non è mai domo, mai soddisfatto perché tutto ciò che per molti è un ottimo lavoro, per lui ha sempre quella punta di imperfezione, ma è grazie a questa caparbietà che Cà Rugate ad oggi è un punto di riferimento per la Garganega e non solo. Perché del Soave si parla sempre troppo poco, come sostiene Michele. Una realtà con 33 menzioni (le Unità geografiche aggiuntive), relativi toponimi e tanto ancora da raccontare soprattutto in chiave moderna.
Michele è molto legato al passato, legato alla tradizione. Dietro il suo successo ci sono le radici di una famiglia solida, di una storia fatta di cultura, tradizione e valori. “Ho la fortuna di essere nato nel Soave Classico, di collina. Disponiamo di un patrimonio di 45 ettari in conduzione, la nostra azienda agricola è forse quella che ha una maggiore estensione vitata di Soave, inoltre possediamo 40 ettari in Valpolicella e altri 5 ettari nel Lessino Durello”.
Un suo mantra è studiare il futuro guardando al passato, per fare questo il suo caveau vanta oltre 10.000 bottiglie di vecchie annate messe a disposizione anche dei giornalisti, ma che costituiscono elementi per confronti quasi quotidiani allo scopo di determinare lo stile delle produzioni a venire. Basilare la comunicazione: “Il futuro del mondo del vino passerà attraverso la moderna comunicazione dove i social hanno un ruolo fondamentale”.
Il sogno di Michele è lasciare al figlio Amedeo un’azienda sana che possa contare su collaboratori capaci, veri custodi del successo. Vuole tramandare un’azienda completa, convertita interamente al bio (oramai processo completato) in grado di mutare progressivamente sul bicchiere in attesa del vino perfetto.
Abbiamo assaggiato i millesimi più importanti della storia del Soave Classico Monte Fiorentine attraverso una verticale unica. Monte Fiorentine è un cru della sottozona Rugate, anfiteatro collinare della zona storica del Soave Classico a Brognoligo, nel comune di Monteforte d’Alpone, caratterizzato da colline di altitudine media tra 170 e 200 metri, con pendenze notevoli nella parte alta ed esposizioni prevalenti a Sud/Sud-Est. Appartiene alla famiglia Tessari già dalla fine del ‘700 e rappresenta la vigna storica dell’azienda.
Il vigneto, molto suggestivo e con una conformazione ad arena, è costituito da un corpo centrale risalente all’anno 1958, rinfrescato da periodici rimpiazzi, e da parcelle di epoca successiva. Geologicamente parliamo di un terreno basaltico di matrice vulcanica. La Garganega qui è ancora allevata a pergola e popolata di ceppi massali provenienti dagli stessi del 1958.
LE DEGUSTAZIONI
1996 | 92/100
Annata fresca e piovosa, soprattutto nella fase della maturazione. Hanno inizio, sebbene di breve durata, le ondate di calore provenienti dall’Africa, segnando la partenza di un decennio con caldo in aumento, con un culmine nel 2003. Di conseguenza vendemmia tardiva dopo il 20 di ottobre.
Vino che ancora parla verso il futuro; maturità ed eleganza che ricordano l’impostazione stilistica dei tempi: ancora fresco, minerale con richiami di frutta matura e note terziarie alternate da spezie, agrumi, mandorla e tratti caseari. Al sorso la densità accompagna una viva freschezza condita da un’elegante acidità. Un grande vino in grado di fronteggiare le sfide del tempo.
2002 | 89/100
Annata anomala per frequenza e accumulo delle precipitazioni; vendemmia anche in questo caso tardiva ma comunque asciutta con grappoli spargoli. Buona la qualità delle uve. Vendemmia tardiva dopo il 16 di ottobre.
Rispetto alla 1996 troviamo un vino più esile anche al primo impatto visivo. Frutta meno accentuata, note terziarie ed in lontananza richiami erbacei e di fiori secchi. La bocca è asciutta, integra, a tratti ancora tagliente, sottile e rarefatta come al naso.
2003 | 90/100
Annata torrida. Le irrigazioni di soccorso hanno salvato molti vigneti specie in collina in quanto l’annata è stata all’insegna della siccità con conseguente riduzione della produzione. I grappoli si presentano piuttosto spargoli con totale assenza di malattie fungine.
Vendemmia nella terza decade di settembre.
Nonostante l’annata molto difficile, il vino si presenta elegante; note marine, salmastre e minerali alternate a frutta a pasta gialla matura ne raccontano la vita.
La bocca è cremosa tanto quanto il naso ha sussurrato; freschezza ancora integra e seppur buona acidità sul tratto finale del percorso degustativo.
2004 | 92/100
Annata caratterizzata da frequenti piogge, peronospora e malattie fungine, che seppur circoscritte, hanno creato problemi in alcune zone. Da metà agosto, tuttavia, le temperature sono rientrate nella norma, garantendo nei due mesi precedenti la raccolta, condizioni buone. Vendemmia a inizio ottobre nella normalità.
L’impatto olfattivo ancora racconta di un vino che ha nella sua struttura una lunga vita. La frutta è ben presente; polpa a pasta gialla con alcuni rimandi esotici, arnia d’ape e agrumi sul finale lasciano spazio ad un palato ancora minerale, sapido e dalla ben presente acidità in chiusura grazie al ritorno della parte agrumata.
2005 | 97/100
Annata regolare con pioggia e sole al momento opportuno. Estate con temperature superiori alla norma e con forti escursioni termiche. Isolate grandinate in alcune zone del comprensorio limitrofo.
Vendemmia a inizio ottobre con presenza di piogge.
Una delle migliori versioni assaggiate. Al naso riemergono tutte le caratteristiche vulcaniche di questo territorio; frutta gialla ancora fresca, tocchi leggermente salmastri, lime, agrumi e tanta freschezza sono le caratteristiche principali che si possono riconoscere al naso. La bocca è di grande equilibrio dove la freschezza ma soprattutto la sapidità ne fanno da padroni. Un grande vino.
2006 | 90/100
Annata calda. Si sono gestite opportune irrigazioni di soccorso. La siccità ha determinato un ispessimento della buccia degli acini. Il mese di agosto è stato caratterizzato da temperature molto miti. Vendemmia ottimale a fine settembre con uve sane.
Un vino che soffre l’annata calda ma che riesce ad uscire con grande dignità da questa verticale. La frutta matura classica a pasta gialla è ovviamente alla base di questo vino. Il finale racconta di note di cera e spezie dolci ben presenti. Un vino di corpo e densità.
2007 | 92/100
Annata con un inverno mite e siccitoso (il più caldo degli ultimi cinquant’anni). Anche il periodo primaverile-estivo è caratterizzato da temperature al di sopra della norma.
Inverno e primavera particolarmente miti hanno velocizzato tutte le fasi di campagna, costringendo ad una vendemmia anticipata alla terza settimana di settembre che diventerà la norma per gli anni successivi.
L’annata è calda, con maturazione precoce delle uve. Nonostante le difficoltà in fase di vendemmia. Il naso è intenso e molto elegante. La frutta è di stampo tropicale ed emergono note idrocarburiche sul finale a caratterizzarlo. La bocca è fresca dove riemergono nuovamente note di frutto giallo. Lunga e piacevole la persistenza.
2008 | 93/100
Annata asciutta nel periodo invernale, con un significativo recupero idrico in primavera-estate che ha contribuito a riequilibrare in buona parte le risorse idriche in parte compromesse dalla siccità degli ultimi anni. Le frequenti piogge estive hanno determinato un significativo vigore vegetativo.
Vendemmia il 15 e 16 settembre in condizioni ottimali.
Un vino sicuramente giocato più su valori speziati nonostante la frutta – a tratti a pasta bianca – sia presente nel corpo. Fiori, frutta secca a completare il panorama olfattivo. Un vino di equilibrio che propone ancora un’ottima spinta acida sorretta da note erbacee in lontananza. Agile al sorso e di grande bevibilità.
2009 | 92/100
Annata caratterizzata dalle elevate precipitazioni invernali e primaverili. Dal mese di luglio è iniziato un periodo di significativa calura che ha raggiunto l’apice nel mese di agosto “bloccando” in certi casi il processo di maturazione. Al fine di gestire al meglio questo periodo di pausa fisiologica della vite si è cercato di posticipare maggiormente la vendemmia, valorizzando il mese di settembre caratterizzato da leggere precipitazioni e buone escursioni termiche.
Vendemmia il 28 e 29 settembre.
Al naso immediate note di erba fresca, frutta piccola a pasta bianca, con caratterizzanti tocchi di mandorla.
La bocca ritrova la mandorla al primo impatto degustativo seguito da tratti sapidi, poi nuovamente la piccola frutta bianca. Un vino che non gioca sulla densità ma vira sull’eleganza e la sapidità.
2010 | 91/100
Annata equilibrata. A fronte di un andamento climatico piuttosto bizzarro, con picchi di calore registrati soprattutto nel mese di luglio, seguiti da repentini abbassamenti della temperatura nella prima decade di agosto e di settembre, l’andamento climatico del millesimo è stato comunque favorevole.
Vendemmia il 20, 21 e 22 settembre.
La freschezza, la mineralità e la dinamicità sono la prima caratteristica di questo vino; il tutto evolve in note floreali a sostegno della polpa di albicocca. Un vino che gioca la sua partita sull’eleganza e racconta al palato di un corpo sinuoso, veloce al sorso e dalla buona acidità.
2011 | 89/100
Annata molto asciutta e calda nella prima parte dell’anno, con aprile caldissimo, quasi come nel 2003, da fine luglio a metà agosto inizia un periodo caratterizzato da frequenti rovesci temporaleschi. Vendemmia in assenza di piogge e anticipata l’ 8, 9 e 10 settembre.
Una grande complessità olfattiva si può decifrare al primo impatto: cedro, susina gialla, note aggrumate e timo le sensazioni principali.
Al palato il corpo di questo vino racconta di una discreta tensione e seppur viva acidità sul finale.
2012 | 93/100
Annata molto siccitosa nel periodo invernale ed estivo, con ripetute ondate di aria calda di origine africana.
Le piogge sono risultate inferiori a quelle del 2003.
Fasi fenologiche precoci e con necessità di intervento con irrigazioni di soccorso.
Vendemmia asciutta il 17, 18 e 19 settembre.
L’annata è sicuramente tra le più difficili, questo vino è figlio di un’annata potente. La frutta è sì matura – pesca dominante – ma a tratti sorretta da note idrocarburiche e di mandorla.
Il palato è dinamico, armonico ed anche elegante. Un vino in sintonia con il momento storico di assaggio.
2013 | 94/100
Annata poliedrica, piovosa, fresca nel periodo primaverile, molto calda in alcuni periodi estivi, soprattutto fra fine luglio e inizio agosto, per poi tornare piovosa nella parte finale. Significative escursioni termiche nel mese precedente la vendemmia. Vendemmia 25, 26 e 27 settembre. Un vino signorile ed elegante: la mineralità olfattiva lascia spazio dopo pochi minuti a tratti agrumati, lime, fiori di sambuco e finocchio selvatico. Il sorso è sapido, lineare e di grande godibilità. Un vino che darà il meglio tra qualche anno.
2014 | 90/100
Annata molto piovosa, a memoria d’uomo fra le più ricche di precipitazioni dell’ultimo ventennio. Il rigoglio vegetativo rallentato, causato dalle quasi quotidiane piogge da maggio ad agosto, ha determinato un ritardo nella raccolta. Vendemmia “sartoriale “7, 8 e 9 ottobre.
Al naso scorza di agrumi, pietra focaia e note minerali oltre a lime e pera tipici del territorio e di alcune vendemmie quando si parla di Garganega. Al sorso il tratto è distinto, un vino che ha ancora bisogno di bottiglia prima di emergere totalmente. Delicato e sinuoso gioca la sua partita sull’eleganza.
2015 | 93/100
Annata caratterizzata da variazioni climatiche repentine. Dopo un inverno molto caldo, la stagione è continuata sempre con ridotti apporti pluviometrici. La maturità dell’uva, complice l’utilizzo delle irrigazioni di soccorso, è proceduta nella norma. Vendemmia caratterizzata da temperature estive il 21, 22 e 23 settembre.
Un vino affascinante nella sua evoluzione, un’interessante acidità sorregge la parte frutto, grande personalità e note fresche al naso ricordano agrumi e mela verde su tutti. La bocca nella sua linearità e verticalità si traduce in un’ottima bevibilità. Un vino che si stringe sull’ultimo sorso lasciando una sensazione sapida.
2016 | 94/100
L’inverno 2015/2016 non è stato particolarmente ricco di piogge, escluso il mese di febbraio, con temperature al di sopra della media storica. La stagione ha fatto registrare un avvio ottimale della fase vegetativa per la garganega, il vitigno madre del Soave, con un germogliamento in anticipo di qualche giorno. L’annata al momento della vendemmia si distingue per l’assenza di fenomeni grandinigeni, e per l’elevata sanità delle uve.
Un vino di grande equilibrio, ancora molto giovane e dalle grandi prospettive future. Frutta – a pasta gialla ed esotica – perfetta nella maturazione, richiami verdi e balsamici sono netti. Il palato è tra i migliori; grande sapidità, note minerali e una lunghezza quasi agrumata caratterizzano il sorso di questo vino.
2017 | 92/100
L’annata 2017 può essere definita una delle più̀ complesse degli ultimi 30 anni. Le scarse precipitazioni (anche nel periodo invernale) e le alte temperature del periodo estivo hanno inciso in maniera importante sulla stagione 2017, mentre gelate, siccità e qualche circoscritta grandinata hanno condizionato in alcuni areali limitati l’aspetto quantitativo. Le piogge di inizio settembre hanno portato un po’ di sollievo e le vendemmie sono iniziate nella seconda decade di settembre, presentando comunque una scalarità molto accentuata. Nonostante la difficile annata troviamo nel bicchiere un vino carnoso, a tratti croccante, con in sottofondo note di scorza di agrume, sale e fiori di campo – camomilla su tutti. La bocca è densa, complessa ma dall’ottima bevibilità dove in chiusura il richiamo ai fiori ne aumenta la piacevolezza.
2018 | 91/100
Una stagione con risvolti particolari è stata quella del 2018 nel territorio del Soave Classico, con temperature leggermente superiori alla media che hanno accelerato le fasi fenologiche e un andamento piovoso che si può definire di tipo tropicale, con forti e abbondanti piogge alternate con giornate calde e soleggiate sebbene ventilate. Dopo una stagione, la 2017, che ricordiamo negativamente per le gelate e la siccità, il 2018 si è rivelato come un’annata positiva per i produttori.
Un vino di corpo e densità caratterizzato da un ottimo equilibrio. Un’annata che si conferma generosa ma coerente al palato ed al naso. Note di frutta a pasta gialla sorrette da tratti agrumati e tocchi di carrube. La bocca è sinuosa, densa e scorrevole.
2019 | 93/100
Dopo un inverno piovoso e prolungato, si è passati ad una primavera precoce e calda con temperature al di sopra della media stagionale. Questa situazione di caldo anomalo, ha portato tutte le colture, comprese le viti, ad un anticipato germogliamento.
Con l’arrivo delle piogge è ripresa la normale maturazione delle uve con l’aumento del tenore zuccherino, il mantenimento di buone acidità e un interessante patrimonio aromatico.
Frutta a pasta gialla con richiami tropicali, pompelmo rosa, lime, fiori di sambuco e mela raccontano perfettamente il bouquet di questo vino. La bocca è fine ed elegante; mela e agrumi riconducono, anche al sorso, alle sensazioni olfattive. La chiusura è finemente ammandorlata.
2020 | 93/100
Dopo un inverno mite e siccitoso (il più̀ caldo degli ultimi cinquant’anni), si è passati ad una primavera calda con temperature al di sopra della media stagionale ed asciutta.
L’attività vegetativa è iniziata già dalla metà di marzo inizio aprile, facendo temere gelate tardive, che però non ci sono state. Le piogge di giugno hanno portato l’acqua necessaria all’ingrossamento degli acini, ed è stata provvidenziale perché stava per instaurarsi un periodo di siccità.
Il vino, nonostante l’inizio d’annata complicato, è estremamente complesso; vive al momento della degustazione di stratificazioni: frutta a pasta gialla, ananas e pera matura. Sotto emerge la parte minerale e lemonica. La bocca è anch’essa complessa, succosa e raffinata.
Anche il palato usa lo stesso dizionario: tratto agrumato, grande bevibilità e notevole piacevolezza sul finale.