Una regione affascinante e ancora relativamente poco conosciuta ai più ha deciso di farsi scoprire attraverso un progetto e una piattaforma online che piacerà non poco ai buongustai di tutto il mondo. Si chiama Percorsi. L’Abruzzo del vino e della cultura” e nasce per festeggiare i 50 anni della doc Montepulciano d’Abruzzo. Secondo il presidente del Consorzio di tutela dei vini d’Abruzzo, Valentino di Campli, Percorsi diventerà il punto di riferimento per operatori, privati e appassionati che intendono approfondire la conoscenza di una regione che offre attrattive enogastronomiche e culturali di livello elevato.
Dieci itinerari per scoprire l’Abruzzo (altri ne verranno aggiunti), terra del Montepulciano: una denominazione in ascesa, che nel 2017 ha registrato un incremento nelle vendite del 13% rispetto all’anno precedente. Ma l’Abruzzo non è solo Montepulciano.
Lo si scopre agevolmente attraverso il percorso Guardando la Majella, uno tra i più intensi del progetto. L’incipit è presso la Cantina Tollo, realtà assai conosciuta in tutto il mondo per la varietà e la qualità della produzione. Sorge nei pressi dell’omonima cittadina, di antichissima tradizione viticola: nelle sue contrade sono stati rinvenuti i dolia, celle vinarie in terracotta di epoca romana, oggi conservate nel Museo Archeologico Nazionale di Chieti. La Cantina Tollo perpetua la millenaria tradizione coltivando i vitigni più vocati del teatino: oltre al Montepulciano (vinificato anche in bianco per ottenere il Cerasuolo), il Trebbiano, la Passerina, il Pecorino e l’autoctona Cococciola. Grande attenzione viene prestata al biologico e alla produzione vegan: 50 viticoltori impegnati nelle coltivazioni bio per 237 ettari vitati complessivi, di cui 123 per le sole uve Montepulciano. Tra i vini più interessanti il Mo, Montepulciano riserva, maturato in botti di rovere dalle note spiccate di amarena, frutti di bosco e caffè, e il rosato Hedòs, Cerasuolo d’Abruzzo dalle note floreali, di fragoline di bosco e spezie giovani.
La grande tradizione enologica è comprovata dagli antichi reperti dell’Enomuseo di Tollo, inaugurato nel 2015, che conserva anche botti, damigiane e bottiglie di tradizione contadina donati direttamente dai cittadini. Il percorso prosegue con la visita del Castello ducale di Crecchio, noto anche come castello De Riseis-D’Aragona: edificato in epoca medievale per scopi difensivi (in particolare, per monitorare gli sbarchi dei nemici dal mare), e trasformato nei secoli successivi in dimora abitativa, ospita oggi il Museo dell’Abruzzo Bizantino e dell’Arte Medievale.
Dopo la sosta culturale, c’è ancora vino. A Orsogna, con vista sulla Majella innevata, si erge la splendida tenuta della famiglia italo-venezuelana Lamaletto della Cantina Il Feuduccio. Il patriarca Gaetano, quando lasciò l’Italia per il Sudamerica, decise che un giorno sarebbe tornato nella sua terra per realizzare il sogno di avere una tenuta propria. Oggi il sogno di Gaetano è portato avanti dal figlio Camillo e dal nipote Gaetanino, che hanno saputo coniugare la tradizione a un’agricoltura moderna, con filari coltivati a cordone speronato e vendemmie effettuate manualmente. Oltre alla coltivazione dei vitigni territoriali (Montepulciano, Passerina, Pecorino, Trebbiano), l’azienda produce olio di elevata qualità.
Prima di approdare al fiore all’occhiello del percorso, la cittadina medievale di Guardiagrele, è d’obbligo un passaggio a Villamagna, presso Cascina del Colle, una realtà piuttosto giovane, che si snoda su venti ettari vitati, con una vasta produzione di etichette fantasiosamente dedicate a personaggi illustri del territorio (su tutti, Gabriele D’Annunzio).
Infine, si giunge a Guardiagrele, uno dei borghi più belli d’Italia, noto per la produzione orafa e le specialità gastronomiche. Oltre a una straordinaria concentrazione di ristoranti di cucina tradizionale, le cui specialità variano dagli spaghetti alla chitarra alla pecora alla cottora, si distingue la pasticceria di Emo Lullo, che mantiene intatta la tradizione delle Sise delle monache (dette anche “tre monti”), un dolce di soffice pan di spagna ripieno di crema pasticcera che celebra un’antica credenza popolare, quella secondo cui le suore inserissero una protuberanza tra i seni per smorzarne l’effetto seduttivo. La piccola pasticceria, dal fascino retro e traboccante di credenze e cassettini di legno, produce altre specialità locali: la pasta reale e il torrone di Guardiagrele, un croccante di mandorle, frutta candita e cannella.
Dulcis in fundo, il percorso si conclude presso un indirizzo di altissimo livello, fiore all’occhiello della ristorazione non solo abruzzese, ma nazionale. Villa Majella mantiene una stella Michelin da anni, ma con il ricambio generazionale ha acquistato una marcia in più. Lo chef Arcangelo Tinari ha trascorso un lungo periodo dai Bras a Laguiole, il fratello Pascal è stato indirizzato verso la sala nientemeno che da Antonio Santini. Due signore scuole che si sentono: la cucina ha leggeri tocchi francesi innestati sulla materia prima del territorio a km. 0, con maiali neri allevati dagli stessi Tinari che si confermano ai vertici della produzione nazionale. La sala è gestita con garbo e discrezione, e la carta dei vini è costruita con intelligenza, sospesa tra un territorio da valorizzare e grandi etichette transalpine. Prezzi imbattibili, il che non guasta: due menu a 55 e a 75 euro. Degna conclusione di un percorso da scoprire.