In vitivinicoltura, nel mondo, si usano svariati termini per indicare luoghi precisi, seppur nell’ambito di una stessa denominazione di origine, in cui crescono vigneti dai quali si traggono vini dalle caratteristiche uniche e di grande eccellenza.
In Italia li definiamo con diversi sinonimi: Vigneto, Podere, Campo, Tenuta, Appezzamento, Tenimenti… Solo a livello locale, per tradizioni ataviche, abbiamo nomi che possiamo ritrovare in etichetta accanto alle varie d.o.c. o d.o.c.g., ad esempio Rive, Sorì, Bricco…
Questi nomi generici (anche se, come detto, in etichetta sono spesso agganciati alle denominazioni dei vini) non vengono espressamente riconosciuti dai disciplinari. Ciò è un vero peccato, poiché la loro precisa funzione sarebbe quella di individuare piccole e precise parcelle che, per esposizione, pendenza, altezza, approvvigionamento idrico, soleggiamento e terreni confinanti, abbiano una propria intrinseca personalità, che ceda alla vigna e, di conseguenza, ai vini che se ne traggono, caratteristiche uniche e costanti nel tempo, pur essendo parti di una grandi tenute o proprietà indivise.
È in Borgogna che nasce, già nel medioevo, grazie ai monaci dell’Abazia di Citeaux, la prima classificazione delle parcelle in base alla qualità dei loro vini.
Il termine Cru – che pare derivare dal verbo francese croître (crescere) – venne usato solo per indicare i vini migliori con due terminologie aggiuntive: Grand Cru e, scendendo di livello, Premiere Cru; dopo di che si arriva alle Appellations communales. Ma poiché anche queste due importanti terminologie non specificavano affatto le peculiarità intrinseche di quelle particolari parcelle cui si accennava prima, queste ultime in Borgogna vennero indicate col termone Climat.
Nell’ambito di una stessa denominazione Grand Cru possono esistere diversi Climat, ed ognuno di questi può avere caratteristiche particolari e diverse.
Ancora in Borgogna troviamo spesso citato anche il termine Clos, che indica una vigna circondata da un muretto a secco, con l’ingresso spesso chiuso da un cancello su cui compare il nome del proprietario.
Oggi i muretti dividono le varie proprietà, ma anticamente furono costruiti per impedire l’ingresso a tutti quegli animali, selvatici o anche a capre e maiali, che potevano danneggiare il vigneto. Il termine Clos è anche parte della denominazione di alcune proprietà classificate a livello di catasto agrario (Clos de Vougeot, Chambertin-Clos de Bèze, Clos de Tart, ecc.)
In altre zone della Francia, come la valle del Rodano o, ultimamente, anche in Champagne, abbiamo l’uso di un altro termine, da non confondere col precedente poiché assai più generico: Lieu-dit.
Il vocabolo è molto antico e risale, con tutta probabilità, al Medioevo, ma non è riferito esclusivamente ai vigneti, poiché, già allora, stava ad indicare semplicemente una località, un pezzo di terra con un determinato nome derivato da una proprietà, o da una particolarità del luogo, tanto che nell’800, con la creazione del catasto agrario, il termine è rimasto immutato.
I vari Lieux-dits viticoli, infatti, assumono spesso i nomi della composizione o della conformazione del suolo, dei proprietari o di un particolare fisico presente nell’appezzamento; fatto sta che nell’uso comune, spesso e volentieri, i due termini Lieu-dit e Climat vengno confusi tra loro e, molte volte, usati come sinonimi, nonostante vi siano tantissimi casi in cui a un certo Climat non corrisponde affatto lo stesso Lieu-dit, anche se indicato con lo stesso nome.
A volte si verifica poi che un determinato Climat comprenda solo una piccola parte di un Lieu-dit, oppure averne maggiore estensione e inglobarlo interamente, o anche possederne più di uno, e viceversa.