Essere figlio d’arte non sempre è facile.
Lo spirito di competizione spesso insano, l’idea di vivere all’ombra del maestro, i pregiudizi di chi è del settore, l’etichetta di raccomandato e il timore di deludere la famiglia possono essere fardelli pesanti. Ma quando inizi a fare la gavetta lavorando proprio con tuo padre, quando lo segui nei suoi viaggi di lavoro, arricchendoti di volta in volta, conoscendo culture e tradizioni straniere, essere figlio d’arte è un grandissima fortuna.
E’ il caso dello chef Luigi Cacciapuoti, da tre anni executive chef del ristorante Brace e Risotti di Massarè – Napoli e Milano.
Racconta con gli occhi lucidi, di quando a 5 anni, anziché giocare a palla, preferiva andare a “lavoro con papà” che lo faceva salire su uno sgabello per sgusciare i frutti di mare o pulire la verdura ed approfittava di questi momenti per trasmettergli la passione per la cucina e condividere con lui i segreti della sua arte.
Questi i primi passi in cucina di Luigi, poi la formazione alberghiera e tante esperienze lavorative tra l’Italia e la Germania, spinto proprio dal padre che gli ha sempre suggerito di confrontarsi con altri chef.
Totalmente fuori dagli schemi, estroso e al tempo stesso fortemente legato alla cucina tradizionale, si destreggia con maestria dall’antipasto al dolce. Dotato di grande sensibilità artistica, lo chef Cacciapuoti non impiatta ma dipinge seguendo l’ispirazione del momento: <<la mia tela è il piatto e le mie tempere il cibo>>. I suoi quadri piacciono così tanto che presto a San Francisco, ci sarà un ristorante con il menù firmato “Chef Luigi Cacciapuoti”.
Bravo Luigi, porta la tradizione italiana e l’estro partenopeo nel mondo!