Ci sono storie che non dovrebbero mai accadere, non perché sono tristi e dolorose, non dovrebbero accadere perché si potrebbero tranquillamente evitare e basterebbe un poco di coscienza in più, ma invece no. A volte capita di attraversare momenti così difficili, così bui, non solo a livello personale: parliamo in questo caso di eventi, di brutte storie che hanno caratterizzato e cambiato profondamente un certo tipo di cultura, che hanno fatto toccare un fondo buio e melmoso, un fondo dal quale si può solo riemergere più forti di prima. Così, spesso, ci troviamo qui a raccontare tragedie come queste perché questa è la triste storia dello scandalo del metanolo.
E’ il 18 marzo 1986 ed il telegiornale apre con una notizia scandalo: il 2 marzo 1986 Armando Bisogni di 48 anni viene trovato morto nella sua abitazione: unico indizio un bottiglione di vino da due litri nella dispensa. Oltre alla morte del Sig. Bisogni vengono segnalati altri casi di decesso e avvelenamento registrati sempre a Milano: Renzo Cappelletti di 58 anni e Benito Casetto. Viene dato l’incarico al sostituto procuratore della Repubblica Italiana, Alberto Nobili, di fare luce su quello che sarebbe stato un clamoroso scandalo del settore alimentare : il vino al metanolo.
Ma un momento, facciamo subito chiarezza e spieghiamo cos’è il metanolo: Il metanolo o alcool metilico è un alcool naturale altamente tossico che si ottiene per distillazione a secco del legno o, industrialmente, per sintesi o ancora con la pressatura delle uve.
Questo alcool non provoca disturbi al fisico se utilizzato nella misura compresa tra 0,6 – 0,15 millilitri su 100 millilitri di alcool etilico; dosi eccessive possono considerarsi letali portando addirittura alla morte.
I limiti massimi fissati entro i quali deve essere contenuta la quantità di alcool metilico nel vino è di 0,30 millilitri ogni cento nel vino rosso e 0,20 millilitri nei vini bianchi, nelle dosi tra 25 e 100 millilitri è da considerarsi mortale.
Ma perché è stato utilizzato il metanolo nel vino? Semplicemente perché era necessario alzare la gradazione del vino ed il metanolo è considerato tra gli elementi più a buon mercato se paragonato allo zucchero, ben più costoso all’epoca. Produttori spregiudicati approfittarono della carenza di controlli adeguati cercando di conseguire il massimo profitto con il minimo costo della materia prima ed il minor rischio di essere sorpresi in flagranza, considerando che la sofisticazione con il metanolo alternativa allo zucchero, avviene in uno spazio temporale molto breve, che riduce ai minimi il pericolo di controlli a sorpresa.
Esiste anche il sospetto, ovviamente da accertare, che la cantina Ciravegna della provincia di Cuneo sia coinvolta nello scandalo e abbia messo sul mercato vino con metanolo in eccesso, si parla addirittura di 9.000 ettolitri di vino adulterato.
La situazione effettivamente precipita a livello mediatico: il 24 marzo 1986 una nave cisterna italiana viene sequestrata a Sète in Francia e tutto il carico di vino viene messo sotto sequestro perché sospettato di contenere metanolo. La ditta è Antonio Fusco di Manduria – Taranto.
Dopo pochi giorni i titolari della ditta Ciravegna vengono arrestati e condannati successivamente a 14 anni di carcere con l’accusa di reato di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Già nel 1984 l’ispettorato centrale repressione frodi contestò alla ditta Ciravegna un uso improprio ed eccessivo di metanolo. A seguito del controllo e delle analisi condotte fu eseguito un sequestro preventivo e partì contestualmente una denuncia penale della quale non si ebbe più traccia, tanto che i titolari continuarono a produrre vino indisturbati fino all’evento drammatico.
In Germania il ministro della sanità fa sequestrare cira 500 bottiglie di Barbera d’Asti che presentavano un contenuto di circa 6,7 grammi di metanolo per litro. L’azienda produttrice è l’azienda vinicola Giovanni Binaco di Castagnole Lanze in Piemonte.
Ora è il caos assoluto: il ministro dell’Agricoltura, all’epoca Filippo Pandolfi, decide di iniziare una campagna anti panico partecipando a trasmissioni televisive e cercando di tranquillizzare la gente mentre i giornali pubblicano liste intere di prodotti proibiti.
Contestualmente i decessi continuano a moltiplicarsi sino a raggiungere un numero di 15 morti e decine di persone con lesioni gravissime, soprattutto perdita di vista a causa delle intossicazioni provocate dal metanolo.
Pandolfi ammette che inizialmente le indagini sono andate a rilento e che questo ha aggravato ulteriormente la situazione.
Intanto il bilancio delle vittime continua ad aumentare vertiginosamente ma anche il bilancio economico non è da meno: vengono bloccate le esportazioni in tutto il mondo, il nome dell’Italia fu accostato all’adulterazione e al pericolo di morte. Decine e decine di aziende fallirono.
Alla fine il bilancio fu disastroso :
19 decessi
23 persone rimaste cieche e altrettanti casi di intossicazione
Oltre 60 aziende, soprattutto del centro-nord completamente fallite
Nessun risarcimento alle vittime
A seguito dello scandalo del metanolo furono stanziati 10 miliardi di lire per una campagna straordinaria di educazione alimentare e 5 miliardi per una campagna più specifica sul vino.
Intanto le vendite crollavano: il 1986 si chiude con una contrazione del 37% degli ettolitri e la perdita di una quarto del valore incassato l’anno prima. L’export del vino italiano crolla da 18 milioni di ettolitri a 11 ed il fatturato da 1.668 miliardi di lire a 1.260. Oltre 21 milioni di ettolitri rimangono invenduti.
Ci furono allora misure di sostegno ai prezzi e provvedimenti straordinari per la distillazione e lo stoccaggio. Infine, alla fine del 1986, fu creata un’agenzia per prevenire le frodi di questo tipo. Il paradosso è che a rendere convenienti questi scandali era stato un decreto legge, varato in attuazione di alcune sentenze della corte di giustizia europea. In sostanza, si detassava il metanolo che diveniva così dieci volte meno caro dell’alcool etilico.
Però, da lì e da quei morti è rinato un settore dell’economia che tanto lustro garantisce a questa nazione a livello mondiale. L’Italia è considerata oggi uno dei Paesi con la più elevata qualità non solo nel mondo del vino ma in tutto il segmento agroalimentare, ma soprattutto lo scandalo del metanolo ha ridato un’identità ad un settore che oggi più che mai è il fiore all’occhiello di un’economia fiorente.