
Il talento è dote o se ne è naturalmente provvisti, o, se non c’è non si può imparare – inclinazione troppo più profonda di una capacità, troppo più radicata di una passione, troppo più caratterizzante di un volto o di una maniera, per poter essere riprodotta o fingerla.
Può il talento nel vino sopperire, da solo, alla mastodontica struttura organizzativa che sorregge l’impalcatura di questo settore?
La risposta non è né retorica, né scontata, perché il talento non è tutto.
Usain Bolt raccontava qualche tempo fa: “Faccio una cosa molto bene, ma il talento non basta. È il primo insegnamento che mi ha impartito il coach. Puoi avere talento, ma se non lavori duramente non diventi un campione”.
Il talento da solo, quindi, non basta. Ma anche un grande professionista, chi sceglie i quadri o le risorse umane, ad esempio, da solo non arriva da nessuna parte e qui entra in scena il concetto del gruppo.
Il gruppo esiste da sempre, è un principio quasi animalesco, sostanzialmente naturale: aiutare i propri simili per uno scopo comune.
Può un gruppo aiutare un talento? Così sembra, considerando che – sempre restando in ambito sportivo – non sarebbe esistito un Maradona senza un Bagni o un Platini senza un Bonini o almeno così si mormora.
Ma torniamo al vino. Il vino è talento: se un grande professionista ne sembra sprovvisto, il talento in fondo c’è.
Non ho mai visto emergere all’interno di questo mondo persone senza un briciolo di talento, ma ho viste sprofondare tante che di talento ne avevano a fiumi. Purtroppo non è bastato.
Il mondo del vino, quello del futuro, è fatto di professionisti con caratteristiche differenti ma compatibili e utili alla causa.
Nel nuovo mondo, il nuovo verbo avrà diversi dizionari, diverse sfaccettature che vanno coltivate con attenzione, da curare in ogni minimo dettaglio. Il gruppo sarà eterogeneamente dissimile, con soggetti anche profondamente opposti.
C’è il bicchiere con la sua degustazione, il marketing, la comunicazione, il mercato italiano, quello estero e chi più ne ha più ne metta.
Tanti professionisti uniti per un unico scopo: il successo del vino.
Il gruppo, il sostenere insieme una filiera così complessa come quella del vino è la chiave del successo del Made in Italy per cui siamo famosi in tutto il mondo. Il vino è parte integrante della nostra cultura che ha ancora molto da raccontare: nonostante il grave periodo storico, il settore vitivinicolo continua a crescere e a offrire interessanti e sempre nuove opportunità lavorative ai veri wine-lovers.
L’Italia occupa tra i primi posti nella classifica mondiale dei produttori.
Data la complessità della filiera del vino e l’interesse che un numero sempre maggiore di persone le rivolgono – complice anche il web – questa attraversa un gran numero di settori e professionalità coinvolte in diversa misura nei processi di lavorazione e commercializzazione.
Quindi? Quindi il gruppo è il futuro. Sostenere il talento, perché talentuoso non è solo il front man, anche il mago dei social, ad esempio, ha un ruolo assoluto in un mondo digitalizzato come quello di oggi.
Uniti per un successo comune. Unire i talenti e le differenti professionalità per far emergere ancora di più un’Italia che merita sempre di più di riconfermarsi ai primi posti. D’altronde siamo famosi anche per questo: essere un’inesauribile fucina di talenti, ma con la T maiuscola.