Mr. Parker non c’è più, è andato in pensione e da qui parte il dibattito. I punteggi per valutare i vini sono ancora fondamentali ed affidabili? Sicuramente si ma dipende chi punteggia e dallo stile del punteggio stesso.
La Cina si appresta a stravolgere il mercato nazionale adottando un sistema in decimi e abbandonando l’idea americana dei 100esimi. Politica? Non credo. Penso sia stia andando verso un nuovo sistema interno, un punteggio ufficiale a ogni vino presente sul loro mercato che consideri anche l’aspetto gastronomico nazionale.
I simboli (Gambero Rosso in primis) sono ancora così efficaci? Sono in grado di cogliere le piccole sfumature tra un vino ed un altro?
Non lo so, credo che possano essere immortali, simboli assoluti dell’eccellenza (ad esempio i tre bicchieri), ma il “numero” in fondo ha un suo fascino e una sua filosofia, perché in fondo – non proprio in fondo – il numero “è” filosofia.
Il punteggio è assoluto solo ed esclusivamente se ci si ritrova nello stile e nel modo di apprezzare i vini del degustatore scelto come punto di riferimento, oppure se il degustatore è in grado di cambiare il mercato (ma credo sia sicuramente più apprezzato dai produttori che dai degustatori).
La scala basata sui 100 punti è un sistema sì americano probabilmente basato su quella classifica alla quale tutti sono abituati sin da bambini e non solo sul vino ma certamente molto preciso, perché un singolo punto può spostare tantissimo, in termini commerciali e non. Ottenere un 97/100 o un 99/100 ha un significato ben preciso se vogliamo anche sulle soglie di entrata in classifica.
La scala piuttosto britannica dei 20simi invece è molto legata alla tecnica degustativa che propone somme di scale parallele molto old style, secondo il mio modesto parere, dove gli aspetti classici della degustazione (visivo, olfattivo e degustativo) ne fanno somma.
Le nuove generazioni saranno sicuramente più preparate con un ampio spettro di possibilità di assaggio e opportunità di confronto incredibili.
Assumeranno una propria identità sul bicchiere ma saranno attente anche a quello che i critici racconteranno: ci troveremo di fronte a degustatori seriali, spugne assetate di sapere.
I punteggi saranno rivalutati tra qualche anno, non sono in via di estinzione – con l’entrata di nuovi talenti e nuovi degustatori – saranno meno descrittivi perché la soggettività dell’assaggio non permette di traferire le reali emozioni che si provano davanti ad un 100/100 su un foglio di carta: ci si deve fidare del numero che assume, in questo caso, un valore assoluto.
Quindi nasceranno video punteggi – forse – o nuove forme di divulgazione per le eccellenze vinicole mondiali.
Stanno arrivando i nuovi degustatori, quelli del futuro: prepariamoci perché anche qui il mondo cambierà bruscamente, prepotentemente e nulla sarà più come prima.
Isaac Asimov del New York Times racconta: “Il vino, più di ogni altra bevanda, è soggetta al contesto in cui viene consumata. Le percezioni di un particolare vino cambiano a seconda del tuo umore, di cosa stai mangiando, del tempo, da quanto tempo è stata aperta, da quanto è nel bicchiere, dalla temperatura del vino, sia che tu stia ascoltando musica, sia in base ad altre innumerevoli condizioni.
I critici assaggiano, sputano in modo da diminuire gli effetti dell’alcol, valutano, forse assaggiano e sputano ancora una volta, e passano al bicchiere successivo”.
Appunto: i degustatori del futuro potrebbero – a loro modo – cambiare anche questo.
Ideare un nuovo modo di degustare il vino. Chissà…