
Dopo vari studi che dimostrano gli effetti positivi sulla salute legati al consumo di vino rosso, arrivano scoperte da tutto il mondo che rinnovano ed ampliano vecchie teorie, a proposito dei bianchi secchi e con le bollicine.
Spesso si è soliti bere bollicine nelle occasioni più gioiose e nelle feste; da oggi avremo un motivo in più per farlo anche quotidianamente, poiché è stato scientificamente provato che gli spumanti fanno bene alla salute.
Cosa risaputa, in verità, fin dai tempi degli antichi romani, infatti, già nel I° e II° secolo d.C. un certo Galeno, fondatore della medicina sistematica e della fisiologia, scrisse: ”Il vino spumante riscalda la bocca e solletica i sensi, soprattutto quelli della testa, infonde calore nelle viscere e fa digerire i cibi crudi, può essere impiegato per lavare le ferite con un panno di lana morbida inzuppata nel vino”.
L’impiego di spumante a fini curativi, iniziando dai vari spumanti per finire allo Champagne, è stato ampiamente documentato a partire dal XVII secolo. A fine ‘700 il medico francese Claude Navier della facoltà di Medicina di Reims confermava l’efficacia dello Champagne (che all’epoca era dolce) per la salute attribuendone l’effetto benefico al gas carbonico.
Nel 1817 studi scientifici arrivarono dalla Germania, frutto del lavoro di Eduard Loebenstain-Loebel, il quale constatò che lo spumante, e lo Champagne in particolare, favoriva la digestione, tonificava gli organi, calmava i soggetti nervosi ed era utile contro calcoli renali e gotta cronica, tanto che alla fine dello stesso secolo si iniziarono a produrre spumanti addizionati di principi attivi come chinino e pepsina ed erano venduti in farmacia.
Nel 1935 il Congresso del Comitato Medico Internazionale per la Propaganda del Vino trattò sostanzialmente l’effetto salutista delle bollicine.
Allo Champagne si attribuirono anche proprietà antibiotiche: l’affinamento per lunghi periodi sui lieviti arricchisce il vino di particolari composti rilasciati dai lieviti stessi, infatti, i medici, al tempo in cui non vi erano ancora farmaci efficaci, consigliavano di bere spumante a chi era affetto da malattie polmonari.
Pare che anche al grande Stravinsky, durante un suo soggiorno a Napoli, venne consigliato di bere Champagne come antibiotico.
Per la felicità delle signore, sappiate che grazie alle sue proprietà diuretiche e la sua capacità di stimolare la circolazione linfatica, lo Champagne limita il formarsi della cellulite, inoltre non fa ingrassare, infatti la sua gradazione alcolica è sui 12° contro la media dei 13,5/14° dei vini rossi e bianchi; quindi nel bicchiere troveremo solo 80/90 calorie contro le 120/130 dei vini fermi di media gradazione. E’ anche giusto berlo come aperitivo dato che grazie all’alcol risveglia l’appetito.
Parlando dei componenti dello Champagne, vi sono amminoacidi in abbondanza (i mattoni di cui sono formate le proteine) che sono i precursori delle sostanze di cui si compone il nostro sistema nervoso: i neurotrasmettitori.
L’Università di Reims negli anni ‘60 avviò studi sugli effetti che lo spumante, e lo Champagne in particolare, può avere sull’attività respiratoria e sulle difese immunitarie: riscontrarono un’azione più che positiva grazie al contenuto di zolfo e magnesio; dichiararono poi che anche la presenza di acidi organici e sostanze minerali quali calcio e potassio incidono favorevolmente sull’attività digestiva; ancora scrissero che la presenza di litio funge da ansiolitico, tranquillante e riduce l’angoscia e l’emicrania, e che lo Champagne è anche un ottimo disintossicante. Molte delle sue componenti, inoltre, concentrando il loro effetto sulla serotonina, servono a combattere l’insonnia, cosa che era già nota, a quanto pare al poeta inglese Lord Byron, che pare bevesse un bicchiere di Champagne ogni sera prima di andare a dormire per favorire il sonno, proprietà oggi ampiamente dimostrata per la presenza di alcoli superiori e zinco.
Il Prof. Albero Bertelli dell’Università di Milano ha accertato che l’alcol degli spumanti metodo classico agisce sulle pareti dei vasi sanguigni favorendo il rilascio di interferone e molecole simili, grazie alla sua capacità antinfiammatoria e antiossidante; bere Champagne contribuisce quindi all’aumento della produzione di ossido nitrico, riducendo l’aggregazione delle piastrine, inibendo la formazione di trombi e occlusioni arteriose; i polifenoli, in esso contenuti, combattono gli effetti dell’ispessimento arterioso (es. danni da nicotina), un calice di spumante contiene circa 150 microgrammi di sostanze anti sclerosanti, che aumentano anche la quantità di colesterolo Hdl (High Density Lipoprotein) principale difesa dell’organismo dall’aterosclerosi, con effetto anti-invecchiamento.
Si è anche recentemente constatato che lo Champagne ha effetti anticancerogeni (soprattutto per il colon) grazie alla presenza di resveratrolo.
Secondo una recente ricerca dell’Università di Reading (Gran Bretagna) un consumo regolare di Champagne migliora la memoria spaziale: la memoria spaziale non è la capacità di ricordarsi nomi o eventi o altro, ma saper riconoscere lo spazio che ci circonda e i suoi contorni. Questo tipo di memoria cala gradualmente dopo i 40 anni, ma la presenza degli antiossidanti contenuti nelle uve con cui si prepara lo Champagne aiuta a rallentarne il declino e migliora le performance cerebrali, ostacolando l’invecchiamento dei neuroni e combattendo i radicali liberi.
Questi risultati sono tuttavia da considerarsi sperimentali, in quanto derivati da test eseguiti sugli animali e non sull’uomo.
Ricordiamo volentieri però Monsieur Roger Zéches, già chef de cave della Maison Veuve Clicquot, che morì alla veneranda età di 103 anni, e che fino a 85 anni ha praticato sport agonistico. Il suo segreto? – “Per stare bene bisogna fare sport e bere Champagne!”.
Una pubblicazione del 2007 del Journal of Agricoultural and Food Chemistry scrive del fatto che un uso moderato di spumante Metodo Classico contribuisce a proteggere il cervello da lesioni da ictus e altre varie patologie come ad es. il morbo di Parkinson, grazie al contenuto di trisolo e acido caffeico.
Prove di laboratorio dimostrarono che somministrando estratto di Champagne ad alcune cavie, le loro funzioni cerebrali si ristabilirono grazie ai composti fenolici che hanno proprietà antinfiammatorie.
Ancora studi dell’Università di Reading condotti dalla Prof.ssa Giulia Corona e dal Prof. Jeremy Spencer, pubblicati su Antioxidants & Redox Signaling, hanno dimostrato che vari composti presenti nelle uve a bacca nera, come ad es. l’acido fenolico, se usati per la produzione di spumanti quali Pinot Nero e Pinot Meunier, contrastano disturbi quali demenza senile ed Alzhaimer.
Insomma, molti di noi dovrebbero essere sani come pesci!!!