Non c’è migliore esperienza gastronomica a Santiago del Cile di quella di 040.
Quando ci si trova davanti al suo portone antico, è inevitabile chiedersi se sia il posto giusto. Ma dopo un paio di rampe di scale, finalmente, si riesce a intravedere il discreto 040. L’attesa per poter entrare al salone principale è sempre di 15 minuti. Ci sono solo 40 posti a sedere per la cena, che sia divide ogni sera in due turni, uno alle 20:00 e l’altro alle 22:00. Il locale si trova al 38simo posto della classifica “Latin America´s 50 Best Restaurants”.
La multidimensionalità della proposta gastronomica ci offre il quadro perfetto del locale, in cui, ci viene detto, bisogna concentrarsi solo sul cibo.
040 offre esclusivamente un menù di degustazione a sorpresa, strutturato in 12 tempi.
Non si tratta solo di una cena, ma di una vera e propria esperienza sui generis: è un viaggio in cui l’ospite dovrebbe impegnarsi per dar più valore al risultato finale. Ci invitano a mangiare non appena riceviamo il piatto e a seguire le istruzioni del cameriere su come farlo, per esaltare al massimo i sapori e i loro equilibrio.
040 ha già raggiunto un grande successo in Cile e sta scalando posizioni tra i migliori ristoranti del mondo. È la prima impresa cilena a sviluppare da zero, e con un suo imprinting personale, la cucina molecolare locale. I piatti di tapas molecolari rimandano a un sapore che ricorda la Spagna.
La sua location, ben nascosta al piano inferiore del moderno Tinto Boutique Hotel nel quartiere bohemien di Bellavista, alimenta ancor di più la curiosità verso il ristorante.
Lo chef è lo spagnolo Sergio Barroso, giunto in Cile nel 2012 dopo aver lavorato in prestigiosi ristoranti come El Bulli e Denis Martin in Svizzera. Le sue tecniche all’avanguardia, ispirate al suo periodo di collaborazione con i fratelli Adrià, danno dimostrazione non solo del livello di innovazione ma anche della sua creatività. Barroso si è trasferito in Cile per dar vita ad Alegre a Santiago e lì è rimasto, affascinato dalla qualità degli ingredienti locali. Il giovane chef ha ottenuto numerosi premi, incluso il titolo di “hot chef” da parte della rivista Time nel 2013.
Tra le sue proposte più tradizionali spiccano l’uovo ripieno con un tuorlo di uovo sous vide, un buon brodo e schiuma di pancetta servita dentro il guscio sopra un letto di paglia. Abbiamo poi il riccio di mare della costa cilena, pelle di pollo fritta e schiumoso latte di cocco; pane con pomodoro, brioche tostata, pesce fritto…
La sua cucina avanguardista non si fa scrupoli quando si tratta di combinazioni non convenzionali, come Dumpling di costine di maiale con shot di brodo affumicato, o il platano fritto con ceviche di reineta.
Ogni piatto, in una presentazione quasi da finger food, spinge l’ospite a volerne ancora, trovando così soddisfazione nella portata successiva. I due dolci chiudono il percorso gastronomico in combinazione con il suggerimento della casa per i vini cileni che vengono dall’intero paese. Per chi non ama il vino, invece, è disponibile un’ampia scelta di succhi creati e pensati per accompagnare in modo sano i piatti.
Dopo aver mangiato, gli ospiti possono visitare la stanza numero 09. Da lì verranno scortati in un cocktail bar, situato dietro a una porta segreta.
Il bar, famoso per servire alcuni dei migliori drink di Santiago, è riservato solo ai soci e agli ospiti. Si ispira all’idea degli “speakeasy”, un tipo di locale che vendeva legalmente bevande alcoliche durante il periodo del protezionismo, quando la produzione, la vendita e il trasporto di alcol erano illegali. Il nome deriva dal modo in cui i clienti chiedevano da bere, “parlando a bassa voce” (in inglese “speak easy”).
Il complesso del locale è un invito a lasciarsi andare come quando si comincia un nuovo sport, di cui si conosce poco ma che ha regole rigide. Il percorso dell’ospite è stato pensato come un momento appagante, in cui non preoccuparsi di altro che non sia soddisfare i propri sensi. Senza tante distrazioni, il gusto diventa il protagonista di un’esperienza gatronomica che raramente si avrà modo di ripetere altrove.