La provenienza della giurgiulena è difficile da stabilire. Per alcuni proviene dalla Cina, patria delle mandorle perché sono presenti tra gli ingredienti di questo dolce. Altri ritengono che siano stati gli arabi a importarla nel sud d’Italia, sotto forma di qubbayt, l’attuale “cubbaita” siciliana, a base di miele e sesamo. In dialetto calabrese si chiama giurgiulena, derivante dall’arabo giulgiulan e significa, appunto, semi di sesamo. Un dolce simile – utile da portare con sé negli spostamenti sia per il suo valore energetico e nutritivo, sia per la lunga conservazione – era noto anche tra gli antichi romani, che lo chiamavano cupedia, ed era composto da miele, albume e nocciole, diventato poi cupeta nell’idioma dialettale delle zone di Benevento. C’è da considerare che, tra le fila dell’esercito romano, la cavalleria era composta da mercenari saraceni o arabi e quindi, molto probabilmente, questi hanno divulgato l’uso di questo dolce tra le milizie romane.
INGREDIENTI
g. 500 di semi di sesamo, g. 250 di zucchero, g. 250 di miele, bucce d’arancia, cannella in polvere, crema Chantilly.
PROCEDIMENTO
In un casseruolino, possibilmente di rame, sciogliere a fuoco medio il miele con lo zucchero, quindi aggiungere l’arancia e il sesamo. Cuocere per 30 minuti mescolando continuamente con un cucchiaio o una spatola di legno. Inumidire un piano di marmo con l’acqua fredda, versarvi sopra la giurgiulena, stenderla con il mattarello in sfoglia il più possibile sottile. Velocemente, prima che indurisca, ricavare dei rettangoli e avvolgerli in tubicini per cannoli. Lasciare raffreddare, quindi sfilarli dai tubicini. Si conserva, in un barattolo di vetro chiuso ermeticamente per circa sei mesi. Al momento di servire, farcire i cannoli con crema Chantilly e una spolverata di cannella. Accompagnarli con vino moscato.