In questi ultimi tempi si sta parlando con molta insistenza dell’olio di palma e delle conseguenze che un uso indiscriminato può avere sulla salute. Effettivamente, l’olio di palma è un ingrediente entrato ormai a pieno titolo nella nostra alimentazione: la cosa però più allarmante è che, il più delle volte, i consumatori sono completamente inconsapevoli sia del fatto che questo ingrediente è presente nel cibo che mangiano, sia del fatto che è dannoso quasi come il burro. Merendine, alimenti confezionati, cracker, dolciumi, precotti e fritture: questo ritrovato, molto più economico rispetto all’olio d’oliva e a quello di semi, è praticamente ovunque. Il primo problema è che l’olio di palma, pur essendo largamente utilizzato nell’industria alimentare, spesso non è immediatamente riconoscibile: sull’etichetta dei prodotti, infatti, è frequentemente sostituito dalla dicitura “oli e grassi vegetali”. Questa dicitura spesso trae in inganno noi consumatori, proprio perché più spesso siamo attenti al consumo di grassi animali e, al contrario, siamo più tranquilli se utilizziamo “grassi vegetali” anche se di dubbia derivazione. Al di là delle diciture sulle etichette, andando a guardare le informazioni nutrizionali dell’olio di palma, ci accorgiamo che ha un altissimo contenuto di grassi saturi, che, di conseguenza, lo rende una minaccia estremamente pericolosa per l’organismo. Considerate che l’olio di palma contiene dal 45 al 55% di grassi saturi (nella stragrande maggioranza si tratta di acido palmitico), che è una percentuale simile a quella del burro, che, come sapete, è un grasso animale.
Il pericolo dell’olio di palma
L’olio di palma a dispetto del nome è una materia grassa commercializzata soprattutto in forma solida come il burro e le margarine e proprio grazie a questa sua caratteristica è diventato l’ingrediente principale in quasi tutti i prodotti da forno. Il costo estremamente conveniente e le critiche fatte agli acidi grassi trans contenuti nelle margarine hanno facilitato e accelerato questa scelta a livello industriale.
Tutto ciò però non ha modificato il giudizio dei nutrizionisti che hanno sempre considerato il grasso di palma una materia prima di mediocre qualità per l’eccessiva presenza di acidi grassi saturi proprio come il burro. Proprio per la scarsa qualità di questo prodotto, le aziende hanno preferito mascherare la presenza dell’olio di palma dietro la dicitura “grassi e/o oli vegetali”; le cose però sono finalmente cambiate, in quanto c’è ormai una norma europea che sancisce l’obbligatorietà di indicare chiaramente in etichetta la sua presenza. Ed è quindi proprio per questo che ne parlo: ormai c’è la possibilità di scegliere prodotti industriali che non contengano questo tipo di olio.
Ma qual è in pratica il pericolo vero per chi consuma regolarmente prodotti con olio di palma? Purtroppo, un tasso così elevato di grassi può stimolare la produzione e l’accumulo del colesterolo cattivo – il colesterolo LDL – con tutti i rischi che ne conseguono per quanto riguarda il buon mantenimento dell’apparato cardiocircolatorio. Più il colesterolo si accumula in vene e arterie, infatti, maggiori sono le chance di sviluppare patologie gravi come l’infarto e l’ictus.
Olio di palma ovunque
Inoltre, un’alimentazione ricca di grassi saturi favorisce l’obesità: non solo perché questi vengono accumulati sotto forma di adipe, ma anche perché la circolazione nel sangue altera i normali meccanismi della fame, innalzando il livello di sazietà. In altre parole, si sente più spesso il morso della fame e si mangia di più. Come pare ovvio, non è la semplice assunzione a far male in sé, quanto l’abuso. Se si assume olio di palma di tanto in tanto, è naturale che i rischi a cui si espone l’organismo siano davvero contenuti. Pur essendo ricco dei grassi pericolosi, le piccole dosi non sono di certo nocive. Il problema, tanto da far scattare l’allarme, è l’estrema diffusione del prodotto. Essendo poco costoso e soprattutto facilmente malleabile, purtroppo sono pochi i cibi confezionati che ne sono esenti, quindi riuscire ad evitarlo nella propria quotidianità è davvero impegnativo. C’è anche da sottolineare che, nell’ambito dell’olio di palma, è una precisa varietà a dare i maggiori problemi: infatti, l’olio di palma rossa è meno dannoso rispetto a quello raffinato. Palma rossa e raffinato si differenziano per la colorazione: il secondo è quasi trasparente ed è, purtroppo, quello che costa meno e fa più gola all’industria alimentare.
La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha da tempo sottolineato i danni dell’abuso di grassi saturi, tanto che ha obbligato i produttori a mostrare chiaramente sulle etichette la quantità di olio di palma utilizzata per ogni singola porzione. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha consigliato di non superare mai l’assunzione del 7% di grassi saturi nel conteggio quotidiano delle calorie. Ora, se fate un calcolo di quanto grasso di palma possiamo ingerire quotidianamente, vi dico subito che un ragazzino che a colazione mangia 4 biscotti frollini, poi a pranzo consuma una cotoletta impanata di tipo industriale e a pomeriggio consuma una brioche non farcita, arriva ad assumere 36 grammi di olio di palma! Di questi 36 grammi, circa la metà saranno grassi saturi.
Le possibili soluzioni
Ma il problema è che poi, consumando un po’ di latte, un po’ di formaggio o un po’ di carne, la quota dei grassi saturi sale in modo esponenziale. Cosa fare quindi? Innanzitutto, ripartire dal concetto che bisogna variare il più possibile gli alimenti: in questo modo sicuramente ci capiterà un giorno di consumare più grassi saturi, ma il giorno dopo è molto probabile che riusciamo a consumarne meno. In secondo luogo, conviene limitare il più possibile gli alimenti industriali, soprattutto per colazione (una torta fatta con olio, farina e uova contiene meno grassi saturi di una merendina).
Per finire leggere bene le etichette: dal 13 dicembre 2014, la normativa europea prevede che sia indicata in etichetta la presenza di olio di palma; avremo quindi sicuramente modo di selezionare con più cura i prodotti che vogliamo consumare. È dai piccoli accorgimenti come questi che poi si riescono a fare grandi cambiamenti nella propria alimentazione!