Anche l’igiene in Italia, come la giustizia, non è uguale per tutti.
Sappiamo a quanti rigorosissimi controlli sono giustamente sottoposti i ristoranti, quantomeno affinché siano rispettate le regole dell’Hccp.
E allora qualcuno mi spieghi come dalle maglie di queste minuziose ispezioni, escano indisturbate da anni casistiche che io ritengo ai limiti della decenza.
Sarà perché ho il dente sensibile, avendo affrontato 40 giorni di ricovero e un coma per una intossicazione dovuta all’ingestione di cozze esposte sul buffet di un ristorante, sarà quindi per una mia insofferenza congenita, ma proprio non capisco come le regole di sicurezza per il cliente si fermino spesso, auspicabilmente, solo sulla porta che dalla cucina porta in sala.
Un paio di esempi recenti: entro in un piccolissimo ristorante/trattoria di Milano: malgrado l’esiguità dello spazio (per sedermi devo far spostare altre persone) c’è un tavolo buffet a ridosso della cassa, postazione dalla quale l’anziano proprietario passa a voce le comande alla cucina e chiama i camerieri. Attorno, gente che entra ed esce con cappotti, borse, capelli in libertà.
Mi viene segnalata una serie di locali bio o macrobiotici, anche molto noti, dove il servizio self service a buffet è prassi comune: con i miei occhi ho visto la manica del soprabito di un cliente appoggiarsi su un paio di pirofile, gente che parlava e, inevitabilmente, sputacchiava sui piatti, cibo prima prelevato e poi riposto per prenderne altro.
Parliamoci chiaro: l’informalità del servizio, spesso necessaria per una questione di costi del personale, non può andare a discapito della salute della gente.
E’ inutile proporre piatti salutistici, bio, vegetariani, vegani, quando poi l’accuratezza della preparazione e della scelta alimentare vengono vanificate da una incomprensibile inosservanza di semplici regole base.
Lasciamo pure i buffet, meglio se con servizio, oppure con campane trasparenti, chafing dishes, o comunque coperture salvacibo.
Invece di occuparci di massimi sistemi, cerchiamo di volare basso e di rispettare le norme più elementari dell’igiene a tutela del proprio cliente.
E cappelli obbligatori sulla testa degli chef, per favore, nelle cucine ma anche e soprattutto in TV: quando si vuole insegnare, bisogna essere i primi a dare il buon esempio!