Mi è capitato di leggere ultimamente alcune recensioni su due libri (ancora non pubblicati in Italia) di uno studioso canadese, Mark Schatzker (i libri sono “The Dorito Effect” e “The End of Craving”), il quale pone l’accento su un fenomeno ormai estremamente diffuso quanto altrettanto allarmante: la scoperta degli aromi artificiali e il loro sfruttamento da parte dell’industria alimentare rischiano di compromettere seriamente i delicati meccanismi biologici che ci portano a scegliere una dieta sostanzialmente equilibrata.
Le industrie alimentari ormai lavorano per rendere appetibile qualsiasi prodotto e lo fanno mescolando sapientemente degli aromi artificiali che ci possano attrarre: in fin dei conti, pensateci un attimo, senza gli aromi specifici cosa sarebbe la Coca Cola se non semplicemente dell’acqua zuccherata?
Alla fin fine, ormai, ciò che ci viene proposto è l’aroma, che è talmente prevaricante da farci completamente perdere di vista cosa realmente stiamo consumando. Perché, diciamolo senza dubbio di smentita: dietro quell’aroma artificiale, in linea di massima, il prodotto che ci troviamo di fronte è fondamentalmente un prodotto industriale, spesso ultra processato. Quindi, il più delle volte mi ritrovo ad aver assaggiato qualcosa al sapor di vaniglia (magari derivata dalle gemme di pino!) senza aver mai mangiato la vaniglia. Mi ritrovo ad sentire l’aroma del pomodoro su dei tarallini senza aver mai gustato un pomodoro… e così via.
L’aggiunta di aromi artificiali è diventata ormai un “must” per qualsiasi azienda e questo per 2 motivi: anche i prodotti più semplici spesso non hanno lo stesso sapore di un tempo; l’aggiunta di aromi o sapori più marcati rende inevitabilmente un determinato prodotto più attraente.
Il gusto alterato
Il problema è che, entrati in questo sistema, si viene risucchiati in un vortice senza fine: da una parte ci educhiamo a sapori sempre più decisi (che però non sono i veri sapori del prodotto proposto) e dall’altra i prodotti veri, quelli naturali, ormai non li apprezziamo più perché le nostre papille si stanno adeguando a sapori decisamente più forti: secondo voi, vostro figlio è più attratto dal tarallo al gusto di pizza al pomodoro o da una fetta di pane con pomodoro fresco?
Mettiamoci anche che, il più delle volte, tanti prodotti, dalla carne, alle verdure, al pesce, alla frutta (con tutti i sistemi di trasporto, refrigerazione, conservazione, coltivazione in serra, ecc.) non hanno più lo stesso sapore e arriviamo quindi al dunque: l’industria alimentare ci sta facendo diventare sempre più (tossico) dipendenti da prodotti che, anche quando si definiscono “naturali” hanno sempre dietro qualche particolare artefatto.
Il problema è che ormai non associamo più il sapore al reale prodotto che dà quel sapore, quindi se “sentiamo” il pomodoro magari stiamo semplicemente mangiando una patatina al gusto “pomodoro”: lo scollamento totale dalla realtà!
I meccanismi di gratificazione, di riconoscimenti dei sapori, di collegamento automatico tra sapore e reale prodotto consumato, di riconoscimento ad occhi chiusi (meccanismi tutti alquanto complessi che risiedono nelle aree più remote del nostro cervello) subiscono, in questo modo, gradualmente, alterazioni importanti, che alla fine ci fanno totalmente perdere l’obiettività di ciò che abbiamo mangiato. In questo modo siamo sempre più attratti dal cibo “finto”.
Il meccanismo dell’inganno
Se pensate che sia eccessivo nella mia analisi, voglio semplicemente dirvi che c’è un’azienda che vende dei filtri aromatizzati (sono dei semplici aromi) che vengono applicati sull’apertura della bottiglia (o borraccia). Questi aromi, nel momento in cui la persona beve acqua, vengono respirati dalla persona e danno l’impressione, alla persona stessa, di non bere acqua, ma limonata o succo di mirtillo o altro… ma la verità è che è solo acqua!
Per carità: questa iniziativa è lodevole: si cerca di incentivare l’utilizzo di acqua pura e non di bibite di qualsiasi tipo, ma rimane il fatto che, per convincerci a bere l’acqua ci siamo, volutamente, fatti ingannare. Cioè noi, per bere l’acqua, vogliamo che il nostro cervello si illuda di bere succo di mirtillo!
Ora, se voi pensate che questo sia qualcosa di normale, allora vi chiedo scusa se vi ho portato a leggere questo breve articolo.
Ci allontaniamo sempre di più dai sapori veri e, nonostante ne siamo consapevoli, cerchiamo sempre di più, da (tossico) dipendenti, sapori finti, che poi normalmente sono, tra l’altro, associati a prodotti ultra trasformati: quindi non solo inganniamo il nostro cervello, ma poi facciamo anche male al nostro corpo mangiando prodotti assolutamente poco salutari.
Sapori veri contro sapori finti
E allora, perché ci sorprendiamo che i nostri figli non mangiano frutta e verdura? Purtroppo i nostri figli sono cresciuti proprio assaporando questi aromi artificiali (che sono sempre più decisi, più accattivanti) e non hanno assolutamente voglia di sentire sapori più tenui, anche se veri e naturali. Quindi, tutto, anche in casa, deve essere maggiormente elaborato: non va bene usare solo carne e verdure varie, con olio, spezie e sale, per preparare una cena: è molto meglio se ci aggiungiamo un po’ di impanatura e una sottiletta per la carne e nella verdura ci mettiamo una mozzarella (in busta, mi raccomando!) perché altrimenti la verdura non sa di nulla!
Ed ecco qui che, vittime inconsapevoli di un gusto che è ormai totalmente perso, ci ritroviamo a voler sempre mescolare più ingredienti per arrivare ad essere soddisfatti. Ed ecco che abbiamo posto le basi per un futuro da obesi.
Forse, ancor prima dell’educazione alimentare, a scuola bisognerebbe insegnare i sapori veri!