Zenzi Glatt è nata a Castelrotto nel Sud-Tirolo il 27 dicembre 1914. Per poter frequentare scuole migliori, all’età di 10 anni si è trasferita con la sua famiglia a Merano, dove abita tuttora.
La signora Glatt è una pioniera nell’arte dell’ospitalità. Nel 1948 ha aperto la Pension Mignon e, in breve tempo, ha aggiunto un centro benessere al suo interno. Nel 1967 ha comprato dei terreni oltre il fiume Passiro, lontani cinque minuti a piedi dal centro di Merano, e ha costruito il Park Hotel Mignon & Spa, 5 stelle ben assegnate. Dopo altri 15 anni, nel 1982, compra L’Hotel Adria, bellissima villa Art Nouveau 4 stelle, poco lontano dal Park Mignon. Oggi dirige ambedue gli alberghi con sua figlia Irmgard Amort, sua nipote Sissi e il marito di Sissi, Florian Ellmenreich. Lucy Gordan l’ha intervistata in esclusiva per La Madia Travelfood nella elegante biblioteca del Park Hotel Mignon. Una settimana prima la famiglia Glatt/Amort/Ellmenreich ha inaugurato una piccola cappella nel giardino dell’albergo, che rimane disponibile ai loro ospiti per matrimoni, battesimi, e anniversari.
Mi descriva com’era Merano quando era bambina.
Nel periodo antecedente la Prima Guerra Mondiale il Sud-Tirolo faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico. Nel 1918 viene annesso all’Italia, come premio di guerra. Noi contadini non parlavamo una parola d’italiano, ma solo il tedesco. Mussolini inviò qui migliaia d’italiani del sud Italia – la maggioranza era poverissima e poco colta – come impiegati dello Stato. La sua mission era “italianizzare” noi “Daitsch” (come venivamo chiamati noi di madre lingua tedesca). Dunque i nostri insegnanti erano italiani del sud, davvero poco gentili con noi. A scuola eravamo obbligati a parlare in italiano, lingua che non conoscevamo. Se dicevamo una parola in tedesco, i nostri insegnanti ci tiravano i capelli.
Se, in gruppo, facevamo del trekking in montagna, i fascisti ci inseguivano. Se cantavamo una canzone in tedesco, ci menavano con dei bastoni. I fascisti confiscavano i nostri beni, i nostri prodotti, i nostri terreni.
Eppure Mussolini faceva anche qualche cosa buona: costruiva fabbriche che ci davano lavoro. Ma non avrebbe dovuto confiscare i terreni di noi contadini. Oggi siamo una grande famiglia con scuole in lingua tedesca e altre in lingua italiana. Allora invece Mussolini impose un’unica lingua, compiendo un grandissimo sbaglio: avrebbe dovuto lasciarci la nostra identità idiomatica. Durante la mia lunga vita hanno regnato undici papi, due re e due imperatori. Una lunga storia, spesso non facile.
Quindi ha imparato l’italiano a scuola?
A dire la verità, no. Quando ho compiuto sedici anni, mio padre Hermann Weiskopf, un fornaio, ma anche un uomo illuminato, mi disse: “Abitiamo in Italia adesso. Quindi devi parlare bene l’italiano”, e mi ha mandato un anno a Firenze per impararlo in una full-immersion. Soffrivo tanto, ma tanto tanto, la nostalgia di casa!
Mi racconti dei suoi alberghi.
Il mio primo albergo si trovava sotto i portici, al centro di Merano. L’ho chiamato “Mignon”, come questo. Poi è diventato un residence chiamato “Désirée” perché, nel 1967, ho fatto costruire questo nuovo albergo, che ho chiamato a sua volta “Mignon”, appellativo con il quale i miei ospiti mi chiamavano. Sono anche proprietaria di un secondo albergo, un po’ più in alto di qua, chiamato “Adria”. Siamo albergatori da 4 generazioni.
Suo marito era un albergatore?
No, fino a poco tempo fa i nostri alberghi erano gestiti esclusivamente dalle donne della mia famiglia. Quando mi sono sposata, mio marito faceva il macellaio. Il nostro matrimonio risale al 16 giugno 1936 e siamo stati sposati per 72 anni. Purtroppo lui è morto sei anni fa.
Quali sono le caratteristiche essenziali per essere un’albergatrice top?
L’atmosfera è la qualità più importante.
Il proprietario e lo staff devono essere soprattutto ospitali. Devono accogliere i loro ospiti a braccia aperte. La cucina viene subito dopo; tutto, o il più possibile, deve essere fatto in casa. Contestualmente occorre garantire pulizia e ordine. Io ho sempre avuto un’attenzione particolare per le richieste personali dei miei ospiti. Lo staff deve prendere nota delle preferenze dei piatti preferiti, se il materasso deve essere duro o molle ecc., per averle a portata di mano quando l’ospite ritorna. Idealmente un albergatore dovrebbe saper fare tutto in modo che, se uno dello staff sta poco bene per qualche giorno, non si trova in difficoltà. Non è però il caso mio: sono brava come donna d’affari, ma non ho mai cucinato o fatto un letto in nessuno dei miei alberghi. Non ce n’è stato bisogno.
Lei è un’albergatrice molto stimata ma anche una pittrice apprezzata. Dipinge da quando era bambina?
No: nel 1973 ho deciso di fare da sola i miei biglietti di auguri per Natale per inviarli ai nostri ospiti: molti mi hanno risposto che erano bellissimi e che avrei dovuto continuare a dipingere. È così che ho iniziato. Tornavo a casa verso le 23:30 e dipingevo fino alle 2 di notte. Poi tornavo qui in albergo tutte le mattine alle 6:30. Non puoi creare qualcosa dal nulla. Tutto richiede sacrifici.
Il suo colore preferito?
Il colore che mi viene in mente in quell’istante. Comunque preferisco i colori accessi.
I suoi pittori preferiti?
Renoir e Picasso.
Come definisce il suo stile?
Astratto. Ho dipinto circa 680 quadri di tutte le misure e le forme. Uno si trova nel Museo di Bolzano; un altro qui nel Museo di Merano. Io dipingo su tela, cartone e legno con oli e con acrilico. Qualche volta aggiungo della polvere di marmo e della sabbia.
Dove vende i suoi quadri e quanto costano?
Non ho mai venduto un mio quadro per guadagno. Li vendo all’asta per beneficenza. Per esempio, ogni anno ha luogo un’asta qui a Merano per aiutare 500 o 600 abitanti che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Tempo fa vendevo i miei quadri per aiutare bambini ammalati di cancro, o per i bambini malati dopo Chernobyl e, ancora prima, per costruire una scuola e una chiesetta in Mozambico. Non decido io i prezzi. A me piace dipingere tele piccole in modo che costino meno e più persone possano comprarle. In questo modo si riescono a raccogliere più soldi per la causa scelta. Oltre che nei musei, i miei quadri sono esposti in diverse banche, studi medici, atri dei sindacati, alberghi…Basta guardarsi intorno qui, nell’atrio, nel bar, nelle stanze da letto… L’arte serve a sostenere gli altri che hanno meno di te; sono le chiavi per godersi una lunga vita e per vivere meglio.
Quindi li vende soltanto per beneficenza?
Non esattamente. Ricevo delle commissioni per i miei quadri, ma non lascio a nessuno la libertà di impormi il soggetto. Dipingo quello che voglio io. Se piace, va bene; se non piace, piacerà a qualcun altro. Nessuno è obbligato a comprare un mio quadro, se non piace, neanche il mecenate. In passato andavo in incognito alle aste dei miei quadri. Adesso non ho più le forze.
Dipinge ancora?
Sì, devo finire un quadro per La Banca di Bolzano. Non volevo accettare la loro richiesta, perché non ho più le energie di una volta, ma il direttore ha insistito, tanto che mi ha convinto.
Se non fosse diventata un’albergatrice, quale altra professione avrebbe scelto?
Ero molto vivace da bambina, ma non ricordo di aver avuto delle ambizioni professionali specifiche. Noi eravamo cinque sorelle. Sono la più grande. Siamo rimaste in tre. Una è morta sotto le bombe a Bolzano il 15 dicembre 1940, a soli 22 anni. L’altra ha sposato un uomo 15 anni più giovane di lei ed è morta d’infarto. Noi tre sorelle – malelingue come spesso possono essere delle sorelle – dicevamo tra di noi che era lei troppo fragile per sposare un uomo tanto più giovane di lei. Una delle mie sorelle, che abita qui a Merano, ha 99 anni. L’altra, che abita a Baden-Baden, ne ha 94 e passa l’estate qui con noi.
Suo padre avrebbe voluto un figlio maschio?
Non c’è dubbio, ci può scommettere! In effetti il primogenito era un maschio, ma è morto quasi subito…
Forse non gode dell’energia di una volta, ma lavora ancora. La vedo tutti i giorni in ufficio. Che cosa le piace di più del suo lavoro?
Il lavoro è la mia medicina. Mi tiene in vita. Non devo prendere pillole: il mio segreto è fare le scale almeno dieci volte al giorno e poi fare il mio letto. Mentre lo sto facendo, recito una pregheria di ringraziamento per la vita che ho avuto.
Hotel Adria Merano
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