Il nuovo Retrobottega è un infante di pochi mesi e se la parola contemporaneo ci ha stancati, trovatemi un altro termine per definire l’unico luogo che ha superato il format di ristorazione più centrato degli ultimi anni in città, vale a dire Retrobottega. Il nuovo Retrobottega è riuscito ad andare oltre se stesso e allora, forse, è futurista la voce del dizionario più indicata per definirlo.
E se da un lato non possiamo fare a meno di chiamarlo ristorante (giacché ristora) dall’altro ci corre l’obbligo di alludere a qualcosa di diverso, principalmente a un luogo del dialogo e della condivisione. Si mangia insieme agli altri su grandi e comodi tavoli/bancone da dieci posti, davanti alla cucina a vista disponibile dalle 12 alle 24. Guardare, odorare, ascoltare, parlare e godere, perché Alessandro Miocchi e Giuseppe Lo Iudice – i proprietari – hanno stimabili biografie che incrociano persone del calibro di Enrico Crippa, Antonio Guida, Anthony Genovese, oltre a esperienze estere a New York, Londra e Berlino.
Il dialogo non soltanto fra cucina e sala, fra clienti occasionali e habitué, ma anche coi fornitori di prodotti di ottima qualità, trattata nel rispetto sacrosanto della stagionalità delle materie prime. Allevatori, pescatori e raccoglitori di erbe spontanee ampiamente utilizzate nella cucina di Retrobottega che – nonostante meriti il centro della scena per il livello eccelso – non ha vaneggiamenti gastro-logici. Definisco gastro-logico tutto ciò che impone la centralità assoluta dello chef o la vivisezione critica, algida, della portata attraverso una visione miope dello stare a tavola, nient’affatto flessibile e lungimirante, incapace di superare il perimetro del piatto.
Nella sua nuova veste Retrobottega presenta una carta dei vini ampliata che accontenta con intelligenza curiosa e ricarichi medi accettabili il gusto della maggioranza dei clienti, salvo che richiedano grande profondità di annate.
Il servizio – mai saccente – è lieve e il risultato è di trovarsi in uno dei ristoranti di Roma che raccolgono e aggregano, dove anche chi mangia da solo trova agio e piacevolezza. Non di rado un’amicizia in più, aspetto umano che invoca attenzione, non la superficialità grossolana di un certo tipo di trattorie da grandi numeri più o meno moderne. E siccome siamo a Roma, il quinto quarto non poteva mancare come elemento chiave della cucina.
Un’altra novità è la saletta privata per sei persone e saranno presto disponibili anche un’enoteca di vendita da asporto, un laboratorio permanente di cucina, la bottega e il pastificio. Movimenti ed evoluzioni, crescita del network secondo lo stile della casa, sottile e garbato, quasi liquido per quanto riesca ad assumere la forma del recipiente che lo contiene. Una struttura ampliata rispetto allo scorso anno con luci e suoni aurei, curata dall’architetto Emiliano Roja dello studio Morq.
E’ vero, a pensarci pensarci bene la parola contemporaneo non è assolutamente adatta a definire il nuovo Retrobottega. Futurista, è un luogo futurista.
RETROBOTTEGA
Via della Stelletta 4, 00186 Roma
Tel. 06 6813 6310
Prezzo medio 50 euro vini esclusi