Nel corso della vita, non tutti hanno avuto modo di partecipare ad aste dei vini; solitamente si ha un’idea alquanto pittoresca di cosa realmente vi accada.
Le racconta nei suoi film, da sempre, Hollywood, e spesso si legge sui giornali o sul web di oggetti venduti a cifre esorbitanti e di record economici superati di anno in anno.
Tra gli ultimi pezzi battuti, nel novero dei più spettacolari tesori d’arte, il più chiaccherato arriva della casa d’aste Christie’s: la vendita del “Salvator Mundi” attribuito a Leonardo da Vinci e venduto nel novembre del 2017 a New York per poco più di 450.000.000 dollari.
La vendita è stata velocissima: è durata solo 19 minuti.
Le aste sono pubbliche e aperte a tutti, possono tenersi in un luogo fisico o anche online per permettere a chi non può, o non vuole spostarsi, di partecipare, perché quando si parla di oggetti molto costosi, ad accaparrarseli sono solitamente uomini d’affari con poco tempo a disposizione e sempre in giro per il mondo.
Per una casa d’aste, avere un bravo battitore è fondamentale. È a lui che spetta il compito di costruire l’atmosfera, mantenere l’energia della sala, far crescere quel desiderio di competere che spinge a fare ancora un rilancio.
Il risultato, a volte spettacolare, è figlio di un lavoro costante, minuzioso e paziente soprattutto quando si tratta di intuire i desideri del mercato, nonché di curare i rapporti con i compratori ed i grandi collezionisti.
Questi, con il passare del tempo, possono decidere di vendere le loro opere o acquistarne di nuove.
Ed il gioco ricomincia.
Esistono altre figure, oltre al battitore, ugualmente determinanti, come ad esempio quella dello specialist.
È fondamentale il suo ruolo non solo per via di una sua profonda conoscenza culturale e scientifica, necessaria alla valutazione delle opere o degli oggetti, ma perché funge da mediatore tra venditore e acquirente.
Per quanto paradossale, la maggior parte dei clienti che acquistano in asta non visionano le opere in prima persona ma si affidano al giudizio di queste figure.
Sebbene le aste possano essere di qualsiasi genere, quelle destinate alle opere d’arte, ai gioielli e ai beni di lusso, sono quelle che rimangono maggiormente impresse nell’immaginario collettivo.
Ma attenzione: esistono aste, anche queste tra le più seguite al mondo, che riguardano il vino, in particolare i grandi vini da collezione: a queste aste vengono battute annate storiche oltre a grandi formati introvabili sul mercato; nel corso degli ultimi anni questi appuntamenti stanno scatenando una vera e propria corsa all’oro.
Il 2022 è stato un anno interessante per le aste dedicate ai vini, nelle quali non mancano le sorprese per i fine wines. Ad esempio, negli scorsi 12 mesi, iDealwine ha organizzato 47 aste enologiche per un totale di 197.928 bottiglie ed un valore complessivo di 38,3 milioni di euro, ovvero un +40%.
Nel 2022, come quasi sempre negli ultimi dieci anni, sono state le regioni di Bordeaux, Borgogna e Valle del Rodano a primeggiare in termini di valore, con una percentuale del 73% circa.
Una novità: troviamo tanti nuovi volti del mondo del vino mentre alcuni nomi considerati iconici hanno subito un calo di quotazioni, in particolare Leroy, Rousseau e Roumier.
Ovviamente questo periodo di flessione è influenzato dal contesto geopolitico internazionale e dalla crescente inflazione che ha indotto i collezionisti ad essere certamente più cauti nei loro acquisti.
L’Italia, nel 2022, si è comunque ricavata il suo spazio; la crescente ricerca dei fine wines italiani da parte dei collezionisti è un fenomeno piuttosto recente e che non sembra aver intenzione di arrestarsi.
Dunque, un anno di record e di sorprese per i grandi vini da collezione. I grandi protagonisti battuti all’asta nel 2022 sono i seguenti:
il più costoso è stato un lotto assortito di 12 Grand Cru 2018 del Domaine de la Romanée-Conti (1 Corton, 1 Montrachet, 2 Échézeaux, 1 Grands-Échézeaux, 2 Romanée Saint-Vivant, 1 Richebourg, 3 La Tâche, 1 Romanée-Conti), aggiudicato per 84.320 euro.
Il formato speciale più costoso è stata una Mathusalem (6 litri) di Petrus 2015, aggiudicata per 62.000 euro.
La bottiglia più costosa dell’anno è un Musigny Grand Cru del Domaine Leroy, venduta per 34.100 euro.
La Borgogna è sempre la prima regione in termini di valore (45,3% del totale aggiudicato, con una crescita del 65%) e la seconda per volume (22,8%) dietro Bordeaux (36,6%).
Nel 2022, il prezzo medio per bottiglia, per la regione Borgogna, ha sfiorato i 384 euro registrando un amento di valore del 59%.
Lo Champagne è la seconda regione con il prezzo medio per bottiglia più alto, 259 euro (+42%).
Come dicevamo, i grandi vini italiani si stanno ritagliando un loro spazio: in termini di valore (+53%) e di volumi (+32%). Ovviamente i nomi sono provenienti principalmente da regioni come Piemonte e Toscana.
[Questo articolo è tratto dal numero di settembre-ottobre 2023 de La Madia Travelfood. Puoi acquistare una copia digitale nello sfoglia online oppure sottoscrivere un abbonamento per ricevere ogni due mesi la rivista cartacea]