1) Buongiorno Anna, prima di tutto subito una domanda a bruciapelo: preferisci bollicine, bianchi o vini rossi? Dammi anche una spiegazione alla tua scelta.
In genere preferisco i vini bianchi. Quello che cerco nel calice è la verticalità. Adoro i vini con personalità forte, spiccata acidità e nervo. Quei vini che fanno mettere le papille gustative sull’ attenti e che non stufano mai.
2) Non mi hai detto perché a questo punto scegli i vini bianchi …
Giusto! fuori dal lavoro, sono tendenzialmente vegetariana, quindi il vino bianco è quello che più si adatta a me stessa, e al mio stile di vita.
3) Veniamo subito al dunque. Sei considerata una ragazza di grande carattere e personalità. Hai abbandonato l’associazione che ti ha formato nel mondo del vino, perché hai fatto questa scelta? Cosa non sopportavi più?
Provo a darti una risposta diplomatica. Per sentirsi parte di un’associazione bisogna condividere idee e modo di operare. Fra l’altro, non sono né la prima né l’ultima professionista che decide di andare per la propria strada, spogliandosi di marchio e divisa. Forse per qualcuno sono una pecora nera, ma io in realtà mi sento più una mosca bianca.
4) Stiamo attraversando un periodo felice per le quote rosa nel mondo del vino, soprattutto se parliamo di sommelier e gestione della sala, cosa ne pensi?
Credo che l’approccio femminile sia vincente. Inutile negarlo. Il modo di fare, la gestualità, la sensibilità, l’empatia. Non sono doti esclusive di noi donne, forse però per noi è più facile mettere insieme tutti questi tasselli, è nella nostra natura.
5) Cosa ne pensi di alcuni tuoi colleghi che sono passati dalla sala al commerciale? Non trovi sia un mestiere differente?
Certo, sono due mestieri differenti. Però allo stesso tempo penso che sia la naturale evoluzione del sommelier. Provo a spiegarmi meglio. Dopo tanti anni di ristorazione, posso capire chi decide di cambiare, cercando di avere una vita regolare e orari più umani. Spesso chi fa il nostro lavoro, esce di casa la mattina e torna la notte. Nei giorni di riposo si parte e si va a cantine. Nel frattempo, bisogna ritagliarsi il tempo per stare con chi ci ama e gestire la routine familiare. La vita mondana diventa un optional perché l’unica sera libera durante la settimana, si ha voglia di stare tranquilli. Capisci che, ad un certo punto, magari si è stufi e si cercano nuovi stimoli. Non si vuole lasciare il mondo del vino, ma allo stesso tempo si è saturi. Secondo me è proprio questo che fa scattare la voglia di cambiamento.
- Quale è la tua idea personale di carta dei vini? Mentalmente come costruisci lo scheletro?
Per prima cosa prendo in considerazione il tipo di cucina ed il luogo dove ci si trova. Molto importante poi, anzi fondamentale, il rapporto qualità/prezzo e la “fruibilità” del vino stesso. I grandi classici non devono mai mancare, a patto però di non penalizzare la produzione locale. Altro fattore importante, mettersi nei panni del cliente, che non deve essere la nostra cavia e neanche vittima della moda del momento. Se io vado a cena al ristorante voglio bere bene. Difetti che diventano pregi, puzze che diventano profumi…no grazie.
Ricordiamoci che noi sommelier abbiamo naso e palato allenato, cerchiamo vini a volte spinti per sentirci soddisfatti, ma al cliente non interessa entrare nel nostro vortice. Siamo noi che dobbiamo adattarci a loro, capirli e soddisfarli. Se ci riusciamo li abbiamo conquistati per sempre e possiamo definirci bravi sommelier.
- il futuro di Anna Cardin ?
Un paio di anni fa, speravo di arrivare dove sono ora. Nella vita bisogna lavorare duro e porsi degli obiettivi. I traguardi di oggi sono solo il punto di partenza per gli obiettivi di domani. Non mi sento arrivata, anzi. Credo che il bello della mia storia sia dietro l’angolo ad aspettarmi. Ogni ostacolo, ogni caduta di faccia mi permetteranno di svoltare quell’angolo ed essere pronta a fare grandi cose.