
La “bella Nardò”, adagiata sul versante ionico del tavoliere salentino tra Lecce e Leuca, ha origini antichissime. Fu per secoli, un importante centro bizantino e dal 1497, sotto l’egida della famiglia ducale degli Acquaviva, divenne il principale centro culturale del Salento, sede di Università, di Accademie e di studi letterari e filosofici. Il toponimo deriva etimologicamente dal termine illirico nar, che ha il significato di acqua, con probabile richiamo all’antica falda acquifera presente nel territorio; lo zampillo d’acqua, uno degli elementi raffigurati nello stemma civico, assieme al toro, richiama le mitiche origini greche della città. Scrigno di arte e natura, l’importanza culturale di Nardò trova riscontro in una straordinaria ricchezza di palazzi, chiese, cappelle e dettagli architettonici che la rendono una delle più belle città del barocco leccese; ne sono testimoniaza, tra gli altri, Piazza Salandra (foto in basso), nel cuore della città, che è stata l’incantevole scenografia di moltissime pellicole del cinema italiano e internazionale, la Guglia dell’Immacolata, l’antico Sedile con la statua di San Gregorio Armeno; il palazzo settecentesco dell’Universitas; l’orologio Caccialupi, la fontana del Toro, simbolo di Nardò e la chiesa di San Domenico. Magnifico esempio di barocco scolpito nel carparo. sono la Cattedrale, la chiesa di San Giuseppe e la cinquecentesca chiesa di Sant’Antonio da Padova. A pochi chilometri da Nardò, il mar Ionio bagna le frazioni di Santa Maria al Bagno, Santa Caterina e Sant’Isidoro; una lunga affascinante costa ricamata tra le rocce dal mare cristallino. Qui si trovano due oasi naturali, il Parco di Porto Selvaggio (foto a lato), e la Palude Capitano con la grande pineta. La campagna neretina, tra ulivi secolari e distese di vigne, è costellata da masserie, molte delle quali fortificate. Patria dell’oliva Cellina, Nardò produce un ottimo olio extravergine e vino di qualità. A seconda dei periodi e delle ricorrenze è possibile degustare, tra gli altri, la puccia (Il pane più tipico), le friseddhre (ciambelle biscottate), le pittule (palline di pasta lievitata fritte), la scapece (piccolo pesce infarinato e fritto), i pampasciuni (cipolline selvatiche) i panzerotti, i rustici (dischi di pasta sfoglia ripieni), i pasticciotti e i dolci di pasta di mandorla.