Valfabbrica è un comune italiano di circa 3.200 abitanti situato in una valle sulla sponda sinistra del fiume Chiascio, tra Perugia, Assisi, Gualdo Tadino e Gubbio, ma con un panorama a perdita d’occhio che spazia fino al Lazio, alle Marche e alla Toscana: un territorio paesaggisticamente affascinante.
L’Umbria è un posto magico, elegante, che all’estero ha un appeal importante, anche se meriterebbe di essere più conosciuta perché, rispetto, per esempio, alla più blasonata Toscana, direi che è più chic, più elitaria.
Ma facciamo una digressione, ovviamente con un nesso logico: parliamo della famiglia Fendi. Da piccola boutique nel cuore di Roma, il marchio Fendi è diventato celebre nel mondo rappresentando l’Italia dell’alta moda, principalmente femminile. Giunta oggi alla quarta generazione, ha deciso di affidarsi – per una quota di maggioranza – a una compagine straniera. Non una qualunque, ma quella del colosso francese Lvmh.
E cosa c’entra la famiglia Fendi con l’Umbria?
C’entra perché il figlio di Franca, Andrea, decide, a fine anni novanta, di investire nel settore vinicolo creando un’azienda “bomboniera” nel cuore verde d’Italia.
La proprietà si estende per 40 ettari di cui 28 boschivi e 12 coltivati a vigneti proprio nel comune di Valfabbrica, a 650 metri sul livello del mare. Durante i primi anni, la proprietà si è dedicata al recupero degli stabili abitativi e solo nel 2005, per volere di Andrea Formilli Fendi, sono stati impiantati i primi vigneti di Pinot Nero e di Sauvignon. La sua grande passione per questi vitigni ha dato vita ad un processo di sperimentazione, atto a comprendere la reale fattibilità di coltivazione in quest’area; supportato dagli ottimi risultati ottenuti, decide di proseguire il progetto aumentando la superficie vitata.
Nel 2015 inizia il processo di conversione al biologico con l’impianto di nuovi vitigni autoctoni e internazionali per dar vita a nuovi progetti enologici.
Nello stesso periodo, l’azienda si spinge fino a Montefalco per gestire direttamente 5 ettari vitati a Sagrantino, Sangiovese e Cabernet Sauvignon.
La cantina ha subito numerose ristrutturazioni e ampliamenti nel corso degli anni ed oggi ci appare come una struttura d’avanguardia dove il vino riposa in ambienti essenziali e innovativi.
Andrea Formilli Fendi ha intrapreso un percorso di coltivazione eroica in un’area, fuori dai circuiti più noti, ad un’altitudine improbabile per la viticoltura della regione, con notevoli difficoltà di pendenza dei terreni. Grazie alla sua tenacia e determinazione è riuscito là dove molti non pensavano fosse possibile, sostenuto in questa impresa da un cambiamento climatico che ha favorito lo sviluppo delle coltivazioni intraprese.
A Flaminia Formilli Fendi, che rappresenta la quarta generazione della famiglia, chiediamo come nasce l’azienda Le Corgne di Andrea Formilli Fendi.
L’azienda Le Corgne nasce, in origine, come casa di campagna della nostra famiglia.
I miei nonni, Franca Fendi e Luigi Formilli, l’acquistarono dai loro consuoceri Giuseppe e Agata Fabbrizi; quindi, possiamo dire che la casa è sempre stata vissuta da parte della famiglia. In seguito mio padre, Andrea Formilli Fendi, ha ereditato la tenuta e ha deciso di dare alla proprietà una connotazione diversa creando l’Azienda Agricola Le Corgne.
La grande passione di mio padre per il vino è stata il motore trainante di tutto il progetto di sviluppo.
Fu un visionario quando, nel 2005, volle intraprendere questo percorso partendo totalmente da zero.
Il percorso è stato lungo e mio padre è stato paziente e determinato. Avevo 8 anni quando iniziarono a piantare le prime viti e sono cresciuta correndo e giocando in mezzo ai primi vigneti. Oggi possiamo dire di aver realizzato un sogno: produrre un vino di qualità nel nostro posto del cuore.
È sempre così forte il legame della famiglia Formilli Fendi con la tenuta?
Assolutamente sì. È un luogo magico per tutta la nostra numerosa famiglia; è l’unica casa che ci riunisce sotto lo stesso tetto, essendo molto spaziosa.
Qui, abbiamo passato Natali, Capodanni, Pasque e compleanni e continuiamo a farlo. I miei nonni sono stati lungimiranti nel comprarla, hanno sempre lavorato assiduamente per trasmetterci i loro valori e sono stati bravissimi a insegnarci il senso della famiglia.
Qual è il tuo ruolo a Le Corgne?
Sono entrata a Le Corgne tre anni fa con l’obiettivo di sviluppare il nostro brand in Italia e all’Estero.
Se devo definirmi con una qualifica, possiamo dunque usare il termine di Brand Ambassador. Per raggiungere la consapevolezza del mio ruolo, ho trascorso molto tempo a contatto con i nostri tecnici viticoli ed enologici e continuo quotidianamente a confrontarmi con loro.
Oltre a ciò dedico molto tempo a seguire le varie fasi di lavorazione sia in cantina che nei vigneti. Viaggio inoltre in Italia e all’estero partecipando a fiere o degustazioni organizzate per raccontare il nostro mondo.
Come mai avete deciso di piantare Pinot Nero e Sauvignon?
Il terreno, grazie alla posizione e all’altitudine in cui si trova, ben oltre i 700 mt slm, gode di forti escursioni termiche e si presta particolarmente alla maturazione di questi vitigni. Si crea un microclima perfetto per il Pinot Nero e il Sauvignon Blanc.
Inoltre il nostro terreno ricco di marne calcarea ed arenacea è la giusta dimora per queste varietà.
Il tuo vino del cuore tra quelli prodotti e perché?
Difficile dire quale sia il vino che preferisco, ma se dovessi scegliere, sceglierei due tra i nostri prodotti, quelli dedicati ai miei nonni: il DonL ed il CasaFranca. Il DonL, dedicato a mio Nonno Luigi, è la nostra cuvée: sono solo 600 bottiglie di Pinot Nero e 900 bottiglie di Sauvignon Blanc, l’anno. Per entrambe le tipologie di vino ci sono degli appezzamenti di terreno totalmente dedicati alla produzione dei DonL.
Il CasaFranca è dedicato invece alla Nonna Franca, che è stata la colonna portante di tutta la nostra famiglia, una donna che ci ha insegnato e dato tantissimo.
Il CasaFranca le è stato dedicato perché contiene il Sagrantino, vitigno autoctono umbro, quindi riporta alle radici dell’azienda che non sarebbe mai esistita senza di lei.
Un aneddoto della tua vita in azienda che ti ha segnato in modo particolare?
Ho la fortuna di poter lavorare nell’azienda di famiglia, proprio come fece mio padre a 18 anni quando si trasferì in Toscana per seguire la casa di moda Fendi.
Allo stesso modo mi sono ritrovata a 23 anni a intraprendere un percorso lavorativo familiare.
Quindi, anche se in maniera diversa e allo stesso tempo simile, sia io che mio padre abbiamo continuato la tradizione lavorativa familiare.
Questo mi rende molto orgogliosa e mi fa pensare che i principi e le radici solide instaurate dai miei nonni saranno tramandate per generazioni.
Le Corgne rispetta l’ambiente e in quale modo?
A Le Corgne abbiamo raggiunto la certificazione biologica per la gestione delle nostre vigne.
Pensiamo sia doveroso rispettare l’integrità del terreno che abbiamo trovato in origine.
Inoltre ci teniamo a rispettare e preservare tutti gli insetti sensibili che lo circondano, specialmente le api.
Le api hanno sempre fatto parte della nostra tenuta da quando i miei nonni producevano il miele, un progetto che sicuramente riprenderemo a breve.
Quando mio padre decise di realizzare i vigneti, volle modellare le colline dell’azienda in maniera naturale, rispettando sempre il profilo del paesaggio e mantenendone la conformazione geologica.
La cantina, infatti, è collocata sotto la collina, di conseguenza l’impatto ambientale è quasi nullo.
Come raggiungete la qualità e l’unicità nei vostri vini?
Il concetto di qualità è insito nel nostro dna familiare. La ricerca della perfezione, delle materie prime, la cura dei gesti, l’attenzione ai particolari, il rispetto del tempo è un dono prezioso che ci è stato tramandato e che noi stessi cerchiamo di insegnare al nostro staff. L’unicità dei nostri vini è determinata dalla particolarità del territorio in cui ci troviamo: incontaminato, nascosto tra boschi e ginestre, lontano dai circuiti canonici, dove una terra ricca e preziosa ci ha permesso di tentare coltivazioni inconsuete, sfidando le scelte comuni.
[Questo articolo è tratto dal numero di settembre-ottobre 2023 de La Madia Travelfood. Puoi acquistare una copia digitale nello sfoglia online oppure sottoscrivere un abbonamento per ricevere ogni due mesi la rivista cartacea]