Esistono persone che nascono appositamente per scalare le cime delle montagne più difficili, quelle più ripide e pericolose, percorsi ardui e adatti alle persone atte a divenire qualcuno o qualcosa.
Anna Cardin, la protagonista della nostra storia (perché a me piace raccontare le storie) si potrebbe identificare in una frase coniata da Michelangelo:
“La mia paura non è di avere un obiettivo troppo alto e non raggiungerlo,
ma sceglierne uno troppo in basso ed arrivarci”.
Amo le biografie. Adoro prendere spunti dalla vita delle persone che sono riuscite a dare qualcosa in più a questo mondo, studiando i loro schemi mentali, il loro essere a volte così geniale, ma è anche vero che, a tratti, trovo queste vite – forse perché mi aspetto sempre troppo – particolarmente noiose.
E’ proprio per questo che non scrivo molto di altri, perché bisogna conoscere particolarmente bene una persona o forse perché a volte la vita non è così avventurosa e, senza l’avventura, anche il personaggio più importante del mondo può passare per noioso.
Ecco, Anna Cardin non è tutto questo.
L’eccellenza sta nel realizzare qualcosa da soli senza l’aiuto di nessuno: questo è un assioma assoluto almeno per quanto mi riguarda.
Ma ritorniamo al nostro personaggio: chi è Anna Cardin?
Anna nasce in una famiglia convenzionale, una di quelle famiglie che hanno fatto la storia dell’Italia dei film commedia degli anni ‘60, ma come in tutte le famiglie dei rotocalchi spesso nasce un ribelle, in questo caso una ribelle. Il vino non era assolutamente nei suoi programmi e non lo fu fino al 2012; anzi, fino a quella data per il vino lei aveva una certa repulsione.
Anna esce di casa alla giovane età di diciotto anni sbattendo la porta come tutti i giovani ribelli che si rispettino, perché Anna vive tutto amplificato e complicato, dai sentimenti alle relazioni e, ovviamente, anche il suo lavoro.
Ma ripercorriamo la sua vita passo per passo perché, come vi anticipavo, questa non è la storia di un personaggio del mondo del vino in gonnella, ma un racconto su come l’interesse verso una materia come il vino possa poi tradursi in qualcosa di concreto e possa essere da esempio per tutti.
Anna si diploma all’Istituto alberghiero di Casale Monferrato nel 2000 con l’indirizzo di Sala, poi, come vi raccontavo, molto più tardi si appassiona al mondo del vino.
Ma un momento: cosa spinge un futuro professionista del vino a percorrere questa strada? Molte persone che ho incontrato durante la mia carriera non sono mai state in grado di darmi una risposta. Anna sì.
Anna, durante un corso, ha riconosciuto un profumo perfettamente, quasi spontaneamente, in maniera nitida e precisa e da quel momento la memoria gustativa si è collegata all’olfatto. Così si è resa subito conto delle proprie capacità, molto più amplificate rispetto a quelle di tanti altri futuri colleghi. Allora la domanda è sorta spontanea: se io li riconosco meglio di loro, perché non posso diventare una sommelier, anzi la migliore sommelier ? Già sapeva di poter arrivare in alto, molto in alto.
Alla domanda “perché hai scelto il vino”, lei risponde sicura: “Perché ho capito che potevo farcela, tutto qui! Mi sono appassionata ed ho continuato”.
Da qui inizia la sua ascesa: corsi, master e, finalmente, miglior sommelier FISAR, tutto in pochissimi anni e di corsa, perché la sete di successo è tanta, il tempo è prezioso e lei non vuole sprecarlo.
Anna ha un ego smisurato, idee precise sul lavoro e la giusta rabbia per ottenere successo.
Se vogliamo, è anche egocentrica, ma in fondo, come tutti i caratteri esuberanti, questo suo modo di essere la rende una persona molto buona e speciale, con un carattere invidiabile soprattutto sotto il profilo professionale.
E’ piemontese ma oramai veneziana di adozione: prima per amore, infatti si trasferisce in laguna proprio per questo. Ora per convinzione.
Dal 2006 al 2010 presta servizio presso l’Hotel Villa Laguna nel Lido di Venezia e qui conosce Riccardo Sabatini – personaggio fondamentale per la carriera di Anna – che la inizia al mestiere di sommelier. Poi è la volta dell’Osteria l’Orto dei Mori di Venezia dal 2010 al 2015; successivamente passa all’Osteria Giorgione dove si affronta una cucina tradizionale ma influenzata da tratti orientali (lo chef è russo) e qui si ferma fino al 2017.
Adesso Anna cambia tutto. Dal 1° aprile è la sommelier della cantina del ristorante Venissa di Venezia, stella Michelin, sua prima esperienza ad altissimi livelli spalla a spalla con la squadra guidata dallo chef Francesco Brutto, giovane speranza italiana dei fornelli e cuoco dell’anno secondo la guida dell’Espresso. Ma la sig.ra Cardin è una sommelier, una di quelle che sta costruendo una carriera principalmente sul bicchiere, fa parte di quella quota rosa che oggi va tanto di moda che spacca il capello, che sta cercando il suo stile e lo sta coniando poco a poco.
Alla domanda “a chi ti ispiri” lei risponde: “A nessuno, non sono un Gardini e neanche probabilmente lo sarò mai, ma ho le idee molto chiare. So cosa è il vino e quello che devo raccontare; ognuno ha il suo stile e va rispettato”.
Ma quello che impressiona di Anna è il carattere, un carattere così forte e deciso da spiazzare a volte un mondo maschilista come quello del vino.
Anna non è una politica, anzi odia la materia e non la applica alla sua vita.
Proprio per questo decide di dissociarsi dalla FISAR e di muoversi autonomamente portando avanti le sue idee contro tutto e contro tutti.
Dice infatti: “Non rinnego le origini, ma ne contesto gli sviluppi. Non amo essere chiusa in uno schema e certe associazioni, purtroppo, non evolvono, sono ferme su idee oramai obsolete”.
Come darle torto? Ma la cosa più bella ed emozionante è stata quando le ho chiesto il vero motivo per cui vuole ottenere fama e successo e, dopo qualche bicchiere di vino, la sua risposta è stata: “Perché voglio fare passare la più bella vecchiaia possibile ai miei genitori”.
Non vi sembra nobile ed emozionate?
Che ci piaccia o no, questa è Anna Cardin e va rispettata.
In bocca al lupo!