Cresce più della media italiana il numero di posti letto negli alberghi nei parchi nazionali italiani. L’incremento del 18,3%, rispetto al 16,4% delle altre aree del paese conferma la vocazione turistica dei parchi, che hanno assistito ad una crescita costante delle presenze turistiche. Da nicchia, il turismo naturalistico si è ormai affermato come un vero e proprio segmento di mercato. Nei parchi nazionali si concentrano oltre 9.700 strutture ricettive, corrispondenti al 7,7% dei posti letto disponibili a livello nazionale.
Un settore in decisa crescita sul quale si è soffermata la nota di indagine mensile di E-Data, spin off dell’Università di Teramo. Nella Classifica per numero medio di stelle delle strutture alberghiere, nei 25 parchi nazionali italiani, svetta al primo posto l’Alta Murgia con 3,6 stelle di media, seguono Aspromonte e Gennargentu. Al quarto posto il parco dell’Arcipelago della Maddalena fa registrare il maggior incremento, in risalita di ben 16 posizioni rispetto al 2002. Anche l’Isola di Pantelleria mette a segno un’ottima performance risalendo dalla diciannovesima alla nona posizione. Rimane invariato il numero medio di stelle del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise che vede però in termini assoluti un peggioramento di undici posizioni.
Confrontando i dati relativi al 2016 con quelli del 2002 per la ricettività complessiva alberghiera ed extra-alberghiera si coglie come l’incremento registrato nei parchi nazionali dal 2002 al 2016, in termini di numero di posti letto (+8,1%), sia inferiore a quanto rilevato per il resto del Paese (+21,7%). Se gli alberghi sono infatti cresciuti più della media, pesa invece in negativo la crescita delle strutture extra-alberghiere, cresciute del 26,7% in Italia e solamente del 2,4% nei parchi.
La fotografia dei 25 Parchi Nazionali tuttavia non è omogenea. A realtà con forte vocazione turistica si affiancano aree in cui l’offerta ricettiva è decisamente sottodimensionata rispetto alla domanda potenziale. Quattro parchi, Gargano, Cilento, Arcipelago Toscano e Stelvio concentrano oltre il 60% dei posti letto complessivi, mentre aree come l’Alta Murgia o l’Appennino lucano presentano valori molto bassi nel rapporto tra superficie complessiva e numero di posti letto. L’attrattività turistica potenziale “diretta” dei parchi è pertanto molto diversificata, ed emerge in modo accentuato in alcune realtà in cui la dimensione naturalistica si associa a una “turisticità intrinseca”. Si pensi ai casi citati del Gargano (Mattinata, Vieste, Isole Tremiti), Cilento, Vallo di Diano e Alburni (nodo di escursionismo con località balneari come Marina di Camerota e Palinuro) e Arcipelago Toscano (Isola d’Elba, Isola del Giglio).
Affiancando i dati sulla qualità delle strutture alla spesa turistica registrata sui territori, la nota evidenzia inoltre come ad una maggiore qualificazione dell’offerta si associno livelli più elevati di spesa media. La maggiore capacità di spesa non si manifesta solamente in relazione all’alloggio ma anche in altre voci come il viaggio, la ristorazione, i servizi, etc. A un livello di stelle medio delle strutture ricettive dei parchi di 3,2, leggermente inferiore a al 3,3 della media italiana, si riflette infatti una quota di spesa turistica intercettata dai parchi, pari al 6,2% del totale, a fronte del 7,7% dei posti letto disponibili a livello nazionale.
Per maggiori info e per i dati completi consultare la nota su edatasrl.it