Di là dal fiume e tra gli alberi.
Un borgo medievale, un tempo abitato da umili contadini, che viene trasformato in un esclusivo luogo ospitale. A Castello Banfi, sede di una delle piú prestigiose aziende di produzione di Brunello di Montalcino, è stata inaugurata una struttura innovativa, spalmata sulle quattordici case che fino agli anni cinquanta componevano il borgo di Poggio alle Mura, nel cuore enologicamente piú famoso della Toscana.
Il complesso ottocentesco sorge attorno all’antico castello medioevale e apre dopo un lungo periodo di ristrutturazione e un impegno economico che i fratelli Mariani, italo-americani innamorati di queste colline, si sono sobbarcati per coronare un sogno.
La famiglia Mariani, negli anni, ha acquistato poco a poco le proprietà contigue al castello, fino a possedere 2.830 ettari di terre, di cui oltre 800 dedicati all’uva, 60 agli ulivi e un’altra parte consistente agli alberi da frutta, susini e ciliegi in primis. Ma tra questi gioielli rurali spiccano quelli in pietra: il castello e il borgo.
Affascinante la visione per chi arriva: già da lontano si vede il Castello Banfi, ocra in mezzo al verde della campagna e alle viti ordinate, che si estendono a perdita d’occhio attorno all’antica struttura.
Sul viale si affacciano le insegne araldiche di Banfi: circondano il viale come i cipressi che sembrano saltare fuori dai ricordi di scuola, Carducci o giú di lì. Poi si arriva al castello, un maschio costruito attorno al 1000, una torre di due secoli piú vecchia e una serie di aggiunte che nei secoli hanno arricchito la struttura architettonica. Di fianco alla collina scorre un torrente e c’è anche un laghetto che serve da deposito per le irrigazioni delle coltivazioni; dall’altro lato si scorge non lontano Sant’Angelo in Colle, un altro piccolo borgo, a tratti seminascosto dal roseto. L’impressione bucolica è quasi irreale, perché tutto sembra curato fino all’ossessione. Una crociera di David Foster Wallace, in pratica. Ma poi l’aria ha una sua consistenza viva, un profumo che ti convince.
Anche senza gli interventi dell’uomo qui si starebbe comunque bene, dal punto di vista panoramico.
L’emozione di compiere un viaggio a ritroso nel tempo
Fino agli anni ’50 i contadini abitavano nel borgo. Una vita semplice, umile, ma densa dei valori che ancora oggi sembrano ritrovarsi nella solidità austera di queste mura.
Vivere una dimensione temporale carica di storia è un lusso nel quale in Italia, e in Toscana specialmente, ci si può davvero immergere come in un sogno possibile.
ll silenzio e la pace diventano ingredienti preziosi, tanto quanto la semplicità non artefatta.
Per questo il recupero strutturale, curato dall’architetto Marco Matteucci, è stato rispettoso e filologico.
La struttura esterna del borgo è stata mantenuta intatta, così come giustamente impongono anche i vincoli della soprintendenza ai beni culturali: le case, la chiesa, la scuola non hanno subito il minimo restauro.
è vero, sono state aggiunte alcune chicche, come la piscina riscaldata che guarda sulla dolce collina; la bottega trasformata nella reception… ma tutto qua.
Un edificio è diventato reading room, una stanza ora è la palestra (o meglio, fitness room) per chi si vuole tenere in forma. E c’è anche una working room per chi sceglie la tranquillità di questo territorio anche per sbrigare qualche impegno d’ufficio.
L’esperienza e la sensibilità del designer Federico Forquet hanno saputo valorizzare ciò che oggi è diventato prezioso: gli spazi ampi, gli arredamenti improntati ad un’eleganza discreta.
Ogni appartamento ha mobili, colori, dettagli diversi, realizzati da una straordinaria bottega di falegnameria locale. E il proprio nome “di battaglia”, mutuato dall’etichetta di uno dei grandi vini prodotti da Banfi. Ci sono room piú classiche e room piú divertenti, ma tutte caratterizzate da una raffinatezza mai pomposa e fuori luogo.
I bagni sono forse il fiore all’occhiello, mix tra classico e hi-tech, così come le dispense di golosità, che oltre ai vini della cantina di casa offrono i migliori prodotti del territorio, a disposizione dei clienti: cantucci, salsa etrusca, confetture.
Se si guardano le camere con la lente di ingrandimento, si scoprono altri plus, oltre alle obbligatorie modernità come internet e la TV satellitare: saponette al latte di capra prodotti da “Chianti Cashmere”, trattamenti cosmetici a base di vino dell’azienda, accappatoi fuori taglia per turisti fuori taglia.
“Sì, è una struttura per persone con aspettative alte – spiega Fabio Datteroni, hospitality manager del borgo a quattro stelle – ma non c’entra nulla con il classico hotel di città di massimo comfort. Qui si respira un relax diverso, piú naturale anche se meno appariscente rispetto a un pari livello in una metropoli”.
Un soggiorno di-vino
Chi sceglie Castello Banfi – Il Borgo, probabilmente lo fa in un primo tempo per il richiamo di un vino noto nel mondo. Poi invece scopre quel territorio che soprattutto gli stranieri amano visceralmente. Qui si viene per il Brunello e il Rosso di Montalcino, per il Pinot grigio e il cabernet sauvignon che vengono “allevati” come purosangue nelle vigne montalcinesi. Ma c’è anche l’Excelsus, uno degli ammiragli della flotta Banfi, un 60 per cento cabernet 40 per cento merlot, che viene prodotto solo nelle annate migliori (8 mesi in barrique di rovere francese per ciascuno dei due componenti dopodichè si procede con l’assemblaggio e si continua l’invecchiamento in legno per un totale di 23 mesi a cui segue un adeguato affinamento in bottiglia). C’è il Summus, un blend di sangiovese, syrah e cabernet che racconta la campagna senese come un’essenza di Annick Goutal racconta i fiori dei Caraibi. E il Cum Laude, un Super Tuscan che rappresenta l’anima di tutte le attività che si svolgono al castello. Ma poi appunto, attorno al vino, si scopre una lunga serie di possibilità irripetibili: la visita, per esempio, al museo del vetro che espone pezzi pregevoli e rari. I campi da golf non lontani, a Punta Ala. I prestigiosi outlet della Toscana, per dar sfogo allo shopping. Anche il mare non è lontano. Basta chiedere alla reception, pronta ad orientare le scelte degli ospiti. In quell’edificio dove un tempo trovava posto la bottega del paese.
Bere va bene, ma mangiare?
Castello Banfi – Il Borgo è dunque un armonico complesso architettonico con una equilibrata vocazione all’ospitalità. La sua connessiona a un’azienda vinicola importante non è l’unico vantaggio per un pubblico di turisti evoluti: nella struttura si collocano anche due ristoranti. O meglio, una taverna, aperta a pranzo, e il ristorante gourmet, che si fregia di una stella Michelin. Entrambi sono supervisionati dallo chef Guido Haverkock, scuola Heinz Beck, uno che non lascia mai la sua cucina incustodita. La taverna è di per sé un viaggio nella tradizione classica del territorio: crema di ceci con crostino al lardo di Cinta senese; zuppa di pane; arista al forno; filetto di maiale in crosta con ragout di lenticchie; crostata di ricotta con salsa al cioccolato.
Piú strutturato il menu offerto dal locale gourmet, che apre i battenti la sera per palati curiosi ed esigenti. Il legame con la terra è ancora forte, ma la creatività e la precisione sono i valori aggiunti distintivi. Senza dimenticare una lezione di leggerezza che sembra essere la prerogativa di questo chef dalla mano sicura e dalla inventiva brillante. Con il naso rivolto verso il mare, per aspirarne le suggestioni e trasferirle su queste colline. E così i sedanini in sugo di quaglia con asparagi e tartufo nero; il cappuccino di zucca con spiedino di mazzancolle; i tortelli di dentice e salmone affumicato con punte di asparagi al dragoncello catturano il cuore e i sensi.
La scelta è intelligente, perché non costringe gli ospiti a pasti importanti, ma permette libere escursioni in una carta che offre molte possibilità.
Come arrivare a Castello Banfi
Castello Banfi – Il Borgo è a pochi chilometri da Montalcino, al centro di un triangolo di aeroporti: Firenze, Roma e Pisa. Anche dal punto di vista stradale, il borgo è facile da raggiungere. Se poi si ha un elicottero, c’è anche un’area omologata per l’atterraggio.
E come andarsene
Certamente si lascia Castello Banfi a malincuore. E ci si lascia alle spalle la fila ordinata dei cipressi mentre permangono emozioni, antiche e nuove suggestioni insieme a esperienze sensoriali di grandi livello.