Non si può non creare un parallelo tra la fiorentina Beatrice Portinari a cui Dante dedica la “Vita Nova” e la Beatrice Segoni che alterne vicende portarono anni fa dalle Marche proprio a Firenze, dove intraprese un nuovo percorso di vita e di lavoro. Tanto gentile e tanto onesta pare la Beatrice nella trasfigurazione dantesca, così quanto la Nostra, con la differenza che quest’ultima unisce alla delicatezza dell’aspetto quella forza e quel carattere indomito che l’hanno fatta rinascere, appunto, a “vita nuova”.
E Firenze ha premiato proprio il suo coraggio e la sua determinazione di donna volitiva che, trasferitasi dalla sua regione d’origine, si è fatta scudo della propria professionalità per rimettersi in gioco ripartendo da zero.
Brava in cucina era e brava in cucina è rimasta, migliorando anzi le proprie capacità grazie alla maturità acquisita e a un orizzonte di vita più sereno che ha saputo creare pezzo a pezzo.
“Quando cucino, vivo” dice, perché è proprio la cucina il mezzo con cui ha saputo riaffermare se stessa e conquistare il rispetto e l’affetto dei fiorentini in primis e poi quello dei tanti turisti o gourmet che sono entrati nel suo locale.
“Suo” in quanto il Konnubio, a pochi passi dalla stazione centrale, le è praticamente stato affidato dai proprietari, noti imprenditori edili, accordandole una fiducia del tutto ben riposta.
Lei, come si legge nella sua forte dichiarazione, con la cucina esprime quel mondo interiore fatto di sensibilità (“trovo ispirazione nell’aria, in tutto ciò che respiro, nelle meraviglie che Firenze offre, nel sole della mia città e in quello dei Paesi che ho visitato”) e vena artistica, dato un suo passato da stilista.
Lo si evince dai suoi piatti, sintesi tra semplicità (“la mia cucina è semplice. Il semplice possono capirlo tutti, il complicato è difficile anche per me”) e guizzo creativo, tra Marche e Toscana, tra tradizione e necessità di rinnovamento: sgombro, ribollita e pomodoro nero al timo; vitonno con consommè freddo di prosciutto e granita di pomodoro fiorentino; tortello di polpo al nero, crema di romanella e lime; pasta, patate, cozze e “finto caviale”; guazzetto di scorfano, orata e moscardini; agnello marinato nel Chianti e miele, fagiolo “cocco nano” e spuma di caprino; cubo di cioccolato fondente con cuore di olio EVO e sorbetto alle more; baci di meringa alla liquirizia, crema di peperone e lampone, purè di rabarbaro e sorbetto di mela verde.
“Quando creo questi piatti, li sento dentro di me: ne percepisco il profumo e persino il sapore, ne individuo il colore e il loro aspetto finale. Sincronizzati con me, i ragazzi della mia brigata diventano poi gli esecutori dei miei pensieri, all’insegna del perfetto connubio!” conclude Beatrice.
Dunque Konnubio: nel nome stesso del ristorante si esprime la vocazione al sincretismo: l’interazione e la fusione tra elementi eterogenei è infatti palese nella suggestiva storica struttura con soffitti a volta, un tempo deposito di carrozze, in armonico contrasto con l’attualità di uno stile di arredi a metà tra la leggerezza dello Shabby Chic e la concretezza minimalista dell’Industrial vintage. Ne deriva un ambiente caldo e accogliente, sufficientemente “easy” per la pausa pranzo e abbondantemente adatto a serate romantiche o “semplicemente” gourmet.
Via dei Conti, 8r – 50123 Firenze
Tel. 055 238 1189
www.konnubio.it – info@konnubio.it