Sperduta tra i calanchi e il verde della val di Zena, sull’Appennino bolognese, collocata al margine della strada in una frazione “… cullata tra i fianchi un pò molli della signora Bologna… ” (F. Guccini 1981), la Taverna del Farneto era in origine un’antica bottega, trasformata in ristorante nel 2000.
Con il restauro e l’ammodernamento del 2012 sono state create tre sale ed un ampio spazio esterno: la sala principale, che è anche l’ingresso nel locale, con il bancone in mattonelle spagnole, è la più tradizionale; la sala del legno, recentemente rinnovata, con teck, tatajuba, garapa, rovere e abete, è più avvolgente: durante la stagione fredda viene riscaldata da una stufa in maiolica, mentre nella stagione estiva. può essere aperta diventando un tutt’uno con il giardino estivo. La saletta bottega, ristrutturata dell’architetto Silvio Sacchetta, ospita quella che è stata per anni una meta fondamentale del Farneto: La Bottega Spensieri. Sapientemente arredata, accoglie con fierezza “Frappa”, opera della più famosa artista emergente del paese, Francesca Pasquali. La porta della sala si apre a libro eliminando così, durante la stagione estiva, la barriera tra l’esterno e l’interno.
Fabrizio Boccafogli, lo chef “volante”, bolognese di Castel San Pietro con la passione per le Harley Davidson, e un talento gastronomico affinato accanto a maestri come Gianfranco Vissani, si innamora di “questo mestiere” a 13 anni, quando incontra Massimiliano Poggi – ancora oggi suo mentore e guida: quando Fabrizio racconta del suo primo incontro nelle cucine di Massimiliano i suoi occhi brillano, con affetto.
“ … io amo la cucina, da impazzire.
Amo l’ordine ed il rigore dei piani in acciaio che sopportano tutta la nostra invadente creatività.
Amo conoscere tutti gli ingredienti, studiare i piatti, i particolari, immaginare ricette che non cucinerò mai (forse).
Amo la golosità dei piccoli frutti del bosco, la forma ed i colori della frutta tropicale, il candore e la fragranza di un finocchio d’inverno ed il profumo dei pomodori d’estate.
Amo il profumo di mare che giunge insieme al pesce freschissimo, la tradizione e la passione dei salumi artigianali, le tagliatelle, i tortellini e tutto ciò che si può fare con farina (grazie Dio per aver creato il grano) ed un po’ di uova.
Amo la fiorentina, ma anche i brasati.
Impazzisco per il profumo del cioccolato, cibo degli Dei, tagliarlo, scioglierlo, assaggiarlo…
Amo tutto del cibo ed anche ciò che gli sta intorno, adoro un coltello ben affilato, corteggio il mio bel forno per tutto l’aiuto che mi dà ogni giorno, instancabilmente.
Mi nutro dell’adrenalina del sabato sera in cucina, insieme con i miei ragazzi a correre per cucinare in fretta, e bene…
Con la musica “a palla” e il gioco di squadra.
Amo sistemare tutto e riassettare, affinché la creatività non litighi col disordine.
Tornare in sala, osservare il locale ormai vuoto e sospirare soddisfatto.
Amo la cucina … “
– Dedicato a tutti i cuochi , eterni bambini –
(Fabrizio Boccafogli)
abrizio, propone una cucina in equilibrio tra ricerca e tradizione, precisa e convincente; le preparazioni seguono l’andamento delle stagioni, gli ingredienti sono sempre freschi, scelti con grande attenzione tra le eccellenze I.G.T. e I.G.P per lo più locali e regionali e in alcuni casi anche di origine biologica. Le carni, tra cui la cinta senese e lo scozzese Angus “Black Gold” di Aberdeen, provengono esclusivamente da allevamenti eticamente corretti, solo alimentazione naturale e pascoli alternati. Le paste sono preparate artigianalmente e il pescato gode della stessa cura riservata alle carni; e diverse preparazioni sono pensate per diventare vegetariane.
A completare la brigata di cucina la passione e la creatività dell’aiuto chef Stefano Ginosa, Luca il pasticcere e Ornella, l’occhio attento delle preparazioni e delle guarnizioni.
L’accoglienza, precisa e puntuale e sempre attenta ai particolari è merito di Carlotta, Matteo, e Dario. Con un sorriso passione, allegria, raccontano e descrivono le preparazioni, sempre sensibili alle diverse esigenze. La Taverna non possiede una carta vini, ma la scelta è davvero molto ampia, dalle nobili bollicine francesi, ai rossi italiani di grande struttura, per arrivare ai passiti e alle birre artigianali. La scelta può essere fatta” al calice”, offrendo ai commensali la possibilità di abbinare ad ogni piatto il vino più appropriato, per un corretto equilibrio gustativo.
Il progetto futuro della Taverna del Farneto: il ritorno alla cucina del passato, fatta da ingredienti poveri ma scelti con grande cura.