Fra «i mattoni e le pietre» della città-miraggio del Rinascimento – Urbino –, sulla ripida via che muove da Porta Lavagine verso la centrale Piazza della Repubblica, da poco più di un anno a questa parte affaccia una nuova insegna, giovane e spigliata. Portanova il nome, che è in realtà cognome (di Giuseppe, il cuoco: un passato nel ristorante londinese di Bruno Barbieri, e quindi in quello di famiglia, giusto in faccia al Palazzo del duca Federico da Montefeltro), dietro il quale si cela, quasi con timida discrezione, un locale in stile bistrot, dal tratto fine e dall’atmosfera accogliente e confortevole.
Il punto di forza è la cucina che, svicolando da rigide quanto facili esecuzioni di tradizione, mostra padronanza di saperi, ingredienti e tecniche, all’insegna di una proposta stagionale ispirata agli usi e costumi regionali italiani.
I profumi e i sapori, modulati con attenzione tanto nelle marcature quanto nelle levità, si incontrano in piatti ben pensati, calibrati negli abbinamenti e giustamente tendenti a una rotondità che non risulta però mai stucchevole. La soddisfazione palatale, fra carne e pesce, si muove – per esempio – da un cervelletto di vitello fritto (Nord Italia), rinfrescato dalle pungenze di una maionese all’aglio nero e da una misticanza alla soia, a un profumato carpaccio di
ricciola con ‘paccasassi’ (finocchio marino) del monte Conero, mortadella e burrata affumicata (Centro
Italia), passando per dei sudisti cappellacci di scampi e carciofi con brodo di scampi, ‘nduja e capperi soffiati (bello il dialogo fra la dolce grassezza del crostaceo e la nota piccante del salume calabrese), per approdare – appena fuori dallo Stivale, giusto in mezzo al Mediterraneo – a un gustoso ricordo di «vacanze maltesi»: cosciotto d’anatra confit con salsa bbq, burro d’arachidi e mais grigliato.
Il servizio giovane e sorridente si muove nella piccola sala, che nella bella stagione si amplia con qualche tavolo all’aperto, con fare sicuro, sotto l’occhio vigile di Silvia, moglie di Giuseppe.
La carta dei vini è in crescita ma già si presenta ben pensata e strutturata: la proposta, muovendosi da buone bottiglie locali a note etichette nazionali e internazionali, permette di bere bene a prezzi corretti. Il conto, per due piatti e un dolce, si attesta intorno ai 45 euro.