Forse anche questo mio intervento è uno spot pubblicitario…
Un altro paletto è stato spostato. In pieno TG5 del 4 marzo scorso, spacciato come servizio di informazione, è andato in onda un incredibile promo sul nuovo spot dei salumi Parmacotto. Il servizio pseudogiornalistico veniva giustificato con la presunta tendenza in atto, da parte delle aziende, di usare sempre meno testimonial famosi, sostituendoli con i titolari delle aziende medesime. Per dare piú fiducia al consumatore, è stato detto.
E via una serie ripetuta di immagini dello spot (tra l’altro già massicciamente programmato su Canale 5) con le facce sorridenti della vecchia e nuova generazione della famiglia a capo del salumificio.
La notizia, in realtà, non c’era.
Da anni Rana, Amadori, Beghelli e, sulle TV private, molti di coloro che fanno vendita diretta, usano la propria faccia per incentivare la vendita dei propri prodotti.
Si badi bene: nel servizio/spot si sono guardati bene dal citare i nomi di tali piú famosi predecessori, evidenziando solo salumi, ambienti e facce della splendida azienda parmense.
Abbiamo già detto che le TV commerciali, in pratica, possono fare quello che vogliono. Piú attento deve essere invece il servizio della TV pubblica. Ma qui si tratta pur sempre di un telegiornale dove, a parte la rubrica “Gusto” già contenitore pubblicitario, la commistione tra notizie e bieca pubblicità andrebbe evitata. E invece nel TG5 delle 13 adesso quasi tutti i giorni sono inseriti servizi su prodotti editoriali del gruppo Mediaset o su clienti dell’azienda. Dunque, dopo aver invaso tutti gli spazi di intrattenimento possibili, l’interesse economico ha fatto cadere anche l’ultimo baluardo: ora perfino il piccolo giardinetto recintato del telegiornale è stato violato con notizie chiaramente pubblicitarie. Ormai non è piú labilissimo il confine tra informazione e pubblicità (così come d’altronde dimostrano le facce di giornalisti che si sono prestati a promuovere spot travestiti da interviste sui vini o su altri prodotti). Ormai quel confine non esiste piú.
Ci stiamo assuefacendo piú all’abuso che all’uso dei mezzi di informazione: sull’esempio dei partiti, l’informazione pilotata non sembra piú una scorrettezza. Malgrado siamo lontani da crisi di rigetto, qualche malessere si avverte. Vi invito pertanto a leggere, girando pagina, una lettera che introduce – per chi vuol fare i distinguo – una considerazione critica di Mauro Pratesi sul tema del marketing e delle marchette giornalistiche.
Intanto aspettiamo che gli spot vengano inseriti anche durante la trasmissione della messa in Vaticano e durante il consueto discorso di fine anno del presidente della Repubblica. Così, tanto per una questione di par condicio.