Facciamo un gioco, così, tanto per sottrarci al giochino ripetitivo e per certi versi odioso delle guide appena uscite, a cui contrapponiamo la nostra “piramide della ristorazione”, che ogni lettore può libera(l)mente compilarsi da sé. Lo spunto ce lo fornisce la classifica degli uomini piú potenti del mondo pubblicata l’8 ottobre scorso dal Financial Times e nella quale si sostiene che oggi la misura del vero potere è rapportata alla possibilità di plasmare il mondo.
La graduatoria (che vede Berlusconi al settimo posto, preceduto dai due tycon dei media Murdock e Bloomberg – e ancora Bill Gates primo, seguito solo da imprenditori della tecnologia informatica – ) non tiene conto tanto della ricchezza contabile, quanto di quella “percepita”. Anche se è “palindromatico” che il denaro dà potere e che il potere dà denaro, il patrimonio pare non basti piú: serve la capacità di influenzare stili di vita e cultura. E la testa della gente.
Bene. E allora dove sta il nostro giochino?
Nello stilare la classifica di chi oggi sta influenzando il mondo dell’alta gastronomia.
Noi della redazione abbiamo preferito non indicare il primo e l’ultimo, bensì genericamente i nomi che quest’anno, a conti fatti, ci sembrano i piú “influenti”.
A voi, se volete, il compito di metterli in fila.
• Ferran Adrià per le continue invenzioni e per indurre centinaia di chef a mettersi in discussione e a indagare il proprio settore, invece che accettarlo supinamente in una sorta di coazione a ripetere.
• Andoni, lo chef piú interessante della nuova generazione, minimalista, radicale, essenziale.
• Eston Blumenthal (il suo è considerato il migliore ristorante d’Europa/mondo) non perché la sua cucina molecolare sia piú importante di quella di Pierre Gagnaire o di Ettore Bocchia, ma perché Londra è “foodtrendy” piú di Parigi.
• Gualtiero Marchesi, non tanto e non solo per cosa ha fatto o fa oggi, ma perché ha fatto ciò che altri nomi famosi non hanno saputo fare: perpetuarsi attraverso una pletora di discepoli bravi e famosi, da Cracco a Leemann, da Oldani o Lo Priore, da Crippa a Berton… Un merito vero, che lo rende tuttora grande al confronto di cuochi che hanno il vizio di alimentare unicamente il mito mediatico attorno al proprio personaggio e solo una serie di opache imitazioni.
• Gordon Ramsay, piú o meno per lo stesso motivo: ha formato con il suo esempio a Londra una nuova mentalità e una genìa di cuochi capaci.
• Thomas Keller per essere brillantemente riuscito a diffondere la grande cucina francese in America.
• Gino Angelini, per aver diffuso in America il piacere del gusto della cucina italiana semplice e autentica.
• Nobu Matsuhisa perché i grandi di oggi, da Tetsuya Wakuda a Sidney a Yuji Wakiya in Cina gli devono il lavoro di apripista.
Altri, se credete, aggiungeteli voi. Così è, se vi pare.