
Le aggressioni all’ambiente per me equivalgono a quelle compiute contro le persone.
Sfruttamento, mancanza di rispetto e di tutele, violenze, mutilazioni sono termini evidentemente estensibili sia alla terra che all’essere umano.
E non saprei definire se non con questi termini ciò che in Italia si continua impunemente a fare contro il suolo pubblico: un orrendo pasto di tre metri al secondo, trenta ettari al giorno, cinquemila ettari mangiati solo negli ultimi sei mesi. E di qui al 2050 – anno entro il quale l’Unione Europea chiede l’azzeramento di consumo del suolo – rischieremo di avere altri 3.400 chilometri quadrati di superficie costruita o cementificata.
Un omicidio/suicidio, un disastro i cui unici responsabili sono gli ottomila comuni italiani a cui compete la possibilità di edificazione, il famelico comparto edilizio, nonché il Senato che da oltre un anno frena il disegno di legge sul consumo del suolo.
Ora, con tutto quello che c’è da fare per mettere in sicurezza le scuole, salvare i comuni a maggiore rischio sismico o idrogeologico, rigenerare periferie degradate, riqualificare i centri storici, riutilizzare patrimoni storici abbandonati, ancora si continua a rubare la terra all’Italia, a legittimare forme di sfruttamento del tutto anacronistiche e inutili.
La cura del nostro territorio e del paesaggio sono il viatico per la tutela stessa del nostro futuro e di quello dei nostri figli.
Non permettiamo che gli interessi economici di pochi riducano o azzerino l’interesse collettivo e la speranza di un mondo migliore.