Sia chiaro: malgrado oggi lo si sbandieri come formula politically correct, sulla Madia non troverete mai lo schwa o l’asterisco come desinenze neutre atte a rispettare le persone non binarie, almeno a livello linguistico.
In pratica, qualora anche sapessi, per esempio, che un tal cuoco/a è LGBTQIA+ (questa la nuova sigla che accorpa tutti gli orientamenti sessuali), mi guarderei comunque dal rilevarne l’identità di genere attraverso un genere grammaticale che, oltretutto, nella lingua italiana non esiste.
Sarebbe proprio l’uso di desinenze differenti dalle consuete a stigmatizzare una presunta o certa diversità biologica.
E siccome per me le persone si devono rispettare a prescindere e non attraverso mezzucci formali che vanno solo ad ammansire chi ormai fa polemiche e distinguo su tutto, su La Madia continueremo a essere politicamente e ideologicamente corretti rispettando in primo luogo la lingua italiana, già sufficientemente violentata sui social dove impera un’ignoranza lessicale priva di vergogna. Per noi diversa sarà sempre e soltanto la persona maleducata, aggressiva, falsa, opportunista, difetti ascrivibili a qualsiasi genere biologico.
Dunque, invece di preoccuparsi di “opacizzare” le desinenze sulla base di pruriginose sensibilità ideologiche, invece di aver cura della forma piuttosto che della sostanza, occorrerebbe interessarsi di più di educazione in senso universale. Solo la cultura potrà colmare infatti qualsiasi gap, sia a livello mentale, che generazionale, che ambientale, sessuale o di razza…
Di conseguenza su questa rivista l’impronunciabile schwa non avrà cittadinanza e l’asterisco andrà a indicare solamente il prodotto surgelato.
Contestualmente io rimarrò direttore della Madia, rivendicando quella gender equality che riguarda unicamente il mio ruolo professionale e non la mia natura biologica.
Mi sembra lecito…