La Sardegna è una terra antica le cui origini risalgono a molto tempo fa. Le lunghe e varie dominazioni che si sono succedute nell’isola, insieme alla sua posizione geografica, hanno contribuito allo sviluppo di una cultura complessa con tratti originali e, allo stesso tempo, conservatori nella popolazione sarda. Al centro della cultura sarda c’è un forte senso di identità e di orgoglio per le proprie radici, che hanno reso la Sardegna famosa in tutto il mondo. Grazie alla memoria degli anziani, alle usanze tramandate di generazione in generazione, tutto questo immenso patrimonio è arrivato fino a noi.
Visitare la Sardegna non è facile: chilometri di coste, spiagge incredibili, isole, paesi e meraviglie dell’entroterra. È veramente un angolo di paradiso da raggiungere almeno una volta nella vita.
Ma cosa vedere una volta sbarcati? Difficile fare una selezione, ma se dovessi fare un piccolo elenco, tralasciando molte delle tipiche esperienze non solo paesaggistiche, direi: visitare le incredibili spiagge ed il mare fantastico, ammirare un nuraghe, i tramonti, i fenicotteri rosa, scoprire i loro meravigliosi costumi, l’artigianato, assaggiare il loro formaggio, la bottarga, ma anche bere il loro vino.
Serdina è un comune italiano di 2.680 abitanti nel sud della Sardegna. Proprio qui, tra le aree più significative per la produzione di vino, troviamo un’azienda il cui nome è Audarya.
Il Vermentino è l’uva bianca più celebre dell’isola e dalla quale si producono ottimi vini. Il Cannonau resta ancora l’uva a bacca rossa più celebre dell’isola, anche se da diversi anni stanno salendo alla ribalta altri eccellenti vitigni come il Carignano ed il Bovale.
La Sardegna possiede infatti un patrimonio ampelografico autoctono molto interessante e, nonostante molte di queste siano state introdotte dagli Spagnoli, dopo secoli di adattamento nel territorio, oggi si considerano fra le uve tipiche della regione.
Audarya ha un significato ben preciso: “nobiltà d’animo”, in un’antica lingua orientale. L’azienda produce vini legati al territorio da vitigni autoctoni, ed a guidare l’azienda ci sono Salvatore e Nicoletta, la nuova generazione, con il fondamentale apporto dell’esperienza di papà Enrico.
Gli ettari vitati sono 43 di cui 10 adiacenti alla cantina che sorge immersa nel verde; altri 5 verranno impiantati a breve.
I ceppi sono tutti ad alberello tradizionale sardo con spalliera bassa. La media di età dei vigneti supera i 25 anni e gran parte di questi sono stati piantati da Enrico e da suo padre.
Le altitudini sono di circa 150/200 mslm e le esposizioni sono state studiate per favorire una crescita sana e favorevole delle viti. Ogni tenuta ha un terroir unico caratterizzato da calcare, marna, argilla.
Ok, il Vermentino è sicuramente il vitigno più famoso e forse più bevuto: si può trovare in ogni angolo della Sardegna, dal sassarese fino a Cagliari e dintorni. Oggi è oramai frequente trovare alcuni Vermentino di Sardegna assolutamente all’altezza rispetto ai fratelli di Gallura. Ma come raccontavamo, Bovale e Carignano stanno raccogliendo il loro spazio anche presso la critica internazionale.
Nuracada è il Bovale in purezza dell’azienda Audarya. Il nome nasce del vecchio villaggio medioevale, è una vigna ad alberello della vigna Audarya e Su Stani, con una densità di circa cinquemila ceppi per ettaro e una resa di soli quaranta quintali. Viene allevata su terreni di natura calcareo argillosa posti a 160 metri circa sul livello del mare. La vendemmia, rigorosamente manuale con cernita delle uve in cantina, solitamente viene portata a termine verso la seconda decade di ottobre. Alla macerazione delle vinacce seguono la fermentazione alcolica e quella malolattica svolta in botti di rovere nelle quali Nuracada continua a maturare per dodici mesi prima dell’imbottigliamento. A seguire un affinamento in vetro di circa 6 mesi. Di seguito la prima verticale storica proposta dall’azienda con l’andamento climatico delle vendemmie assaggiate.
Clima vendemmiale
2014.
Tra le migliori annate in Sardegna: poca piovosità durante la fase di maturazione e vendemmia.
2015.
Simile alla 2014, con una estate leggermente più calda.
2016.
Estate molto calda, quindi vendemmia leggermente anticipata.
2017.
Simile alla 2015; estate mediamente calda con poca piovosità e ottimo sbalzo termico.
2018.
Estate e fase pre-vendemmia piovosa e complessa.
2019.
Ottima annata con estate calda equilibrata e poca piovosità.
2020.
La miglior annata per i vini rossi degli ultimi 10 anni; estate non troppo calda, sbalzi termici importanti e vendemmia eccellente.
Degustazione
2014 | 91/100
Al naso spezie dolci, salamoia, oliva nera, macchia mediterranea, cappero, rosmarino, arancia rossa, iodio e note balsamiche. La bocca è sciolta e le note agrumate si rincorrono. L’ottima acidità citrica sul finale, lo porta ad essere leggermente magro. Salato sul finale.
2015 | 92/100
Le note mediterranee, seppur presenti, sono meno intense se paragonate alla 2014. L’impatto più rigido e gessoso aumenta la dinamicità in bocca. Note vegetali in chiusura. La bocca è fresca con densità e volume. Pulizia, tannino fitto, salato ed asciugante.
2016 | 94/100
Il naso porta ad un cambio stilistico dove il legno – in parte nuovo – marca particolarmente. Cambia lo stile ma non l’eleganza e la freschezza che ne caratterizza anche la bevuta. Più salato il tannino sul finale. In chiusura rispunta la nota mediterranea tipica del vitigno.
2017 | 93/100
Grande impatto olfattivo che racconta di una bella frutta rossa matura succosa e note mediterranee. Sul finale, a tratti, balsamiche. Un vino ancora molto giovane.
La bocca è dinamica, sciolta, calorosa al palato con acidità e sapidità ben percepibili.
2018 | 93/100
Naso molto elegante grazie a una frutta rossa densa: mora, lampone su tutte. Ancora un cambio stilistico in corso. La bocca è cremosa, morbida e glicerica. Un vino estremamente vellutato dove i tannini fitti e setosi regalano un’ottima bevibilità.
2019 | 96/100
Al naso, immediatamente, una nota smoke. Torrefazione, cacao, tostatura, cuoio, terziari ben presenti. Frutta rossa in sottofondo: ciliegia, lampone. La bocca è splendida: concentrazione, volume e densità. La chiusura racconta di tannini fitti e ruvidi a sorreggere la parte frutta. Un vino molto lungo in chiusura.
2020 | 95/100
Grande frutta matura al primo impatto olfattivo. Fresco, note di lime e tratti citrici anche al naso. In successione menta e foglie di eucalipto; un vino di grande freschezza. La bocca è dicotomica: freschezza e frutta, ancora scisse in bocca, raccontano la potenzialità ed il futuro di successo di questo vino.
[Questo articolo è tratto dal numero di Novembre-Dicembre 2022 de La Madia Travelfood. Puoi acquistare una copia digitale nello Sfoglia Online oppure sottoscrivere un abbonamento per ricevere ogni due mesi la rivista cartacea.]