Quando i frati dell’Antoniano di Bologna hanno chiamato lo chef vegano Simone Salvini – noto ai più grazie all’imitazione di Crozza – per cucinare il pranzo alla mensa dei poveri, tra i convitati è serpeggiato un malcontento di cui ha parlato tutta l’Italia.
Forse la salvifica missione clericale dovrebbe limitarsi alla conversione religiosa e non a quella alimentare; di certo il segnale dato dai clochard non va sottovalutato: l’integralismo vegano non può essere un’imposizione, ma una scelta. Nel Bel Paese il problema è di relativa entità: solo il 7% della popolazione segue un regime vegetariano e solo l’1% rifiuta qualsiasi cosa provenga dagli animali.
La dieta mediterranea potrebbe costituire la salomonica via di mezzo: nella piramide degli alimenti che dovrebbero garantire il nostro benessere, infatti, abbondanti sono quelli di origine vegetale e molto modeste le quantità di pesce e carni, soprattutto rosse, da consumare saltuariamente (2,6 – 5%). Senza dimenticare che tutta la nostra cucina tradizionale del sud, di matrice contadina, è di fatto storicamente vegetariana.
Sono soprattutto le motivazioni di carattere ambientalista e animalista a determinare oggi la scelta vegetale, tanto che il 52% degli italiani sarebbe favorevole alla promulgazione di una legge che, per impedirne la macellazione, vorrebbe equiparare tutti gli equidi agli animali da affezione. Ma in base a che cosa potremmo definire oggi l’affezione?! Un mio amico aveva un gallo che mangiava nel seggiolone a tavola con la famiglia e si puliva il becco nel tovagliolo quando gli dicevano che si era sporcato. Io stessa avevo una gallina che mi si sedeva in grembo quando leggevo e che giocava a rimpiattino con le mie figlie. Temo che l’affezione sia dunque un fatto relativo e molto individuale. Nella mia sfera di affetti, per esempio, non rientrano ancora pesci e crostacei…
Dedicare quasi l’intero giornale di giugno alla cucina vegetale potrebbe sembrare sproporzionato se rapportato quindi a quell’8% di consumatori che hanno fatto la loro scelta etico/salutista. In realtà un buon piatto vegetale rientra in ogni regime alimentare onnivoro e poi noi “ci portiamo avanti con i lavori” perché, secondo le più recenti proiezioni statistiche, nel 2050 sarà vegetariana la metà della popolazione italiana.