Pur a lungo trascurata dagli stessi produttori e ai margini dei riflettori della critica enologica, da qualche anno anche la Calabria del vino si sta destando.
Lo sta facendo concentrandosi sulla propagazione dei più preziosi vitigni autoctoni alle soglie dell’estinzione. Il tutto è probabilmente partito dalla ricerca condotta sul Magliocco Dolce, che ha creato un positivo “effetto domino”
Sebbene la Calabria non offra una biodiversità pari a quella di regioni come Toscana e Campania, ma ciò anche perché molti vitigni sono stati abbandonati e pertanto di fatto estinti, in realtà anche qui si trovano chicche assai interessanti, rare e focalizzate su territori circoscritti. Tra queste, forse la più conosciuta è il Maglicco Dolce, grazie anche all’opera di ricerca svolta da Librandi; ma cultivar quali Moscatello di Saracena, Greco Nero, Guardavalle, Magliocco Canino, Pecorello Bianco… non sono certo da meno per importanza, e andrebbero tutte sottoposte ad approfonditi studi per una successiva propagazione nei rispettivi bacini a loro più congeniali.
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