Pur a lungo trascurata dagli stessi produttori e ai margini dei riflettori della critica enologica, da qualche anno anche la Calabria del vino si sta destando.
Lo sta facendo concentrandosi sulla propagazione dei più preziosi vitigni autoctoni alle soglie dell’estinzione. Il tutto è probabilmente partito dalla ricerca condotta sul Magliocco Dolce, che ha creato un positivo “effetto domino”
Sebbene la Calabria non offra una biodiversità pari a quella di regioni come Toscana e Campania, ma ciò anche perché molti vitigni sono stati abbandonati e pertanto di fatto estinti, in realtà anche qui si trovano chicche assai interessanti, rare e focalizzate su territori circoscritti. Tra queste, forse la più conosciuta è il Maglicco Dolce, grazie anche all’opera di ricerca svolta da Librandi; ma cultivar quali Moscatello di Saracena, Greco Nero, Guardavalle, Magliocco Canino, Pecorello Bianco… non sono certo da meno per importanza, e andrebbero tutte sottoposte ad approfonditi studi per una successiva propagazione nei rispettivi bacini a loro più congeniali.
VARIETÀ DA SCOPRIRE IN CALABRIA
ADDURACA E MOSCATE LLO DI SARACENA, ARRICCHISCONO LA GUARNACCIA BIANCA
Luigi Viola, patron di Cantine Viola, da sempre appassionato di agricoltura, una volta in pensione ha deciso di dedicarsi al recupero e alla valorizzazione di un nettare a rischio di estinzione, il Moscato di Saracena. Un passito rinomato sin dal XVI secolo.
Coinvolgendo in questo progetto tutta la famiglia, è riuscito negli anni a incrementare la produzione di questo vino, che da subito ha riscosso un eccezionale successo.
I vigneti dimorano in contrada Rinni (Saracena, Cs), a 350 m s.l.m., ben esposti a est sud-est, affacciati sulla piana di Sibari e sullo Ionio, godendo delle miti correnti marine e riparati dai freddi venti del Pollino; le alte escursioni termiche del sito, si fanno garanti di freschezza e aromaticità. Il Terre di Cosenza Doc Pollino Bianco Passito Moscato lo si ottiene da un blend paritario di Guarnaccia Bianca e Malvasia 50%, dalle quali se ne ricava il mosto base; a questo viene aggiunto, per ogni hl, dai 15 a 30 kg di Moscatello di Saracena, assieme a una percentuale di Adduraca (profumatissima), entrambi da uve passite e schiacciate manualmente.
Il tutto per ottenere, dopo lenta fermentazione, un passito giallo ambra, dall’aroma intenso di miele, fichi secchi, datteri e frutta candita.
ARVINO SIMILE AL MAGLIOCCO? IL TERROIR FA LA DIFFERENZA
L’Arvino è un vitigno autoctono giunto nel Cosentino dalla Magna Grecia, alla base del Savuto Doc; una denominazione posta in un territorio impervio a sud-ovest dell’omonimo fiume che scorre tra le montagne della Sila e da esse sovrastato.
Ancora oggi, come da tradizione, le viti sono qui allevate ad alberello. Sebbene studi recenti abbiano riconosciuta una sua similitudine con il Magliocco Dolce, l’estrema diversità dei terroir dove i due sono coltivati fa si che a livello organolettico presentino profonde differenze.
Nel caso dell’Arvino è il microclima della valle del Savuto a fare la differenza, soprattutto grazie alle escursioni termiche e alla pendenza dei terreni che impediscono ristagni d’acqua.
Tra i suoi principali interpreti, va citato Gianfranco Pironti e la sua giovane azienda, Antiche Vigne. Sita a Rogliano (Cosenza), la tenuta si estende su 14 ha.
Vinificato dal 2006, il longevo Savuto Doc Superiore rappresenta la massima espressione dell’azienda, con i suoi profumi di frutti scuri, cannella, noce moscata; dal sorso minerale e austero.
DAL FRESCO, ROTONDO CASTIGLIONE, AI SENTORI DI PRUGNA DEL PRUNESTA
Casa Vinicola Criserà nasce a Reggio Calabria nel 1957, sulle orme di un’attività viticola che risale a fine ’800, per volontà della famiglia Tramontana.
Oggi è guidata dai fratelli Franco, Nino, Enzo e Mimmo Tramontana. Tra le sue chicche figurano il Pellaro Igt Rosso e il Costa Viola Igt Rosso Armacia.
Il territorio del Pellaro, ubicato nei pressi del capoluogo, è costituito da una serie di colline sulla costa ionica che si affacciano sullo stretto, dai suoli sabbiosoargillosi, il tutto a rendere unico il vino che ne deriva.
Tra i vitigni che concorrono alla sua produzione figura il raro ma resistente Castiglione, atto a infondere freschezza e rotondità al vino. Il Costa Viola si estende invece per 25 Km lungo il litorale tirrenico, unica zona regionale riconosciuta dal Cervim come viticoltura di montagna, con le sue secolari armacie – muri a secco che reggono strette terrazze a strapiombo sul mare.
In questo caso, a distinguersi per la sua rarità nel blend alla base Rosso Armacia, figura il misconosciuto Prunesta, varietà dal forte sentore di prugna che dà un contributo indistinguibile a questo prezioso nettare.
SPEZIATO, FLOREALE, FRUTTATO E AVVOLGENTE: QUESTO È IL GRECO NERO
La Pizzuta del Principe di Strongoli (Kr) – 100 ha lambiti dalle brezze salmastre del vicino Ionio – nasce a inizio ’900 grazie a Luigi Ranieri, padre dell’attuale titolare Clara. Col supporto del consorte Albino Bianchi e quindi della figlia Dorina, l’azienda ha deciso negli anni di puntare sempre sugli antichi autoctoni a rischio di estinzione.
È così che – fra gli altri – vede la luce il Val di Neto Igt Rosso Zingamaro, ottenuto dal rilancio (in purezza) del notevole Greco Nero. “Il Greco Nero alla base del nostro Zingamaro – racconta Dorina Bianchi – è un vitigno autoctono a maturazione medio-tardiva della nostra zona, importato dai coloni greci.
Di produzione media e costante, assai resistente alle malattie, predilige terreni poco fertili e ambienti caldi. Essendo vigoroso, con portamento semieretto, i migliori risultati si ottengono con potature corte e forme di allevamento poco espanse”.
La vinificazione, che dura 5-6 giorni, avviene in acciaio, a cui segue una macerazione di 10 giorni. Dopo 6 mesi di stabilizzazione in inox, malolattica e affinamento si svolgono in in botti di rovere per almeno 1 anno a cui seguono 4 mesi in vetro.
Per un vino di spiccata speziatura: pepe, anice, chiodi di garofano, con note floreali di viola, sorso fruttato, gradevolmente tannico, avvolgente e armonico.
IL “NOCCIOLATO” GUA RDAVA LLE E LA MARSIGLIANA NER A COME FOSSE BIANCA
Santa Venere si estende per 150 ha sulle colline del cirotano (Kr), di proprietà della famiglia Scala fin dal 1600. Nel 1960, con Federico Scala, nasce l’odierno centro aziendale. Negli anni entrano nella compagine Giuseppe e Francesco, figli di Federico, supportati prima da Riccardo Cotarella e poi da Massimo Bartolini.
Il tutto con l’obiettivo sempre più focalizzato di puntare sulle varietà autoctone più espressive del genius loci.
Tra i vitigni rilanciati dalla cantina, il Guardavalle e la Marsigliana Nera.
Spiega Giuseppe Scala: “Abbiamo selezionato queste due cultivar ‘minori’ cominciando con delle microvinificazioni, in seguito le abbiamo piantate su larga scala: 2 ha a testa.
Con l’aromatico Guardavalle otteniamo il Calabria Igt Bianco Vescovado, frutto di una criomacerazione delle bacche per 24 ore e di una lunga fermentazione a 13°C di 28 giorni, a cui segue una sosta sur lies di 6 mesi prima dell’imbottigliamento, per un vino dai profumi di nocciola e dal gusto sapido e fresco.
Con la Marsigliana Nera produciamo il Calabria Igt Rosso Speziale; la vendemmia è leggermente anticipata per avere un mosto fresco di acidità e non troppo zuccherino, con un protocollo enologico da vino bianco più che da rosso, così da esaltare il varietale senza eccessivi appesantimenti”.
GUARNACCIA BIANCA , IL TERROIR DEL POLLINO LA ESALTA
“La Guarnaccia Bianca – spiega Ermanno Falvo, patron di Masseria Falvo 1727 di Saracena (Cs) – è sempre stata presente nei nostri vecchi vigneti, usata per addolcire i tannini aggressivi del Magliocco Dolce cosУ da ottenere un rosato di pronta beva”. Quindi sono state selezionate e innestate alcune marze, al fine di puntare in modo pi. rigoroso su questo vitigno. La scarsa esperienza ha inizialmente imposto di vinificarlo in blend, mettendo a punto nel 2010 due vini: il Terre di Cosenza Doc Bianco Donna Filomena (Guarnaccia 70% e Traminer) e il Terre di Cosenza Doc Bianco Pircoca (Guarnaccia 60%, Riesling, Traminer, Moscato).
“Dopo 2 anni di sperimentazione volta a valorizzare sempre più i nostri vitigni autoctoni, nel Donna Filomena abbiamo dapprima sostituito il Traminer con una nostra selezione massale di Malvasia Bianca, fino a giungere, nel 2018, a varare la nostra prima Guarnaccia in purezza. Per il Pircoca abbiamo viceversa deciso di mantenere l’originario uvaggio, pur diminuendo la percentuale dei vitigni aromatici”.
La Guarnaccia è una varietà perfetta per il terroir del Pollino, dove dimorano le vigne della tenuta: rustica, resistente, produttiva, impone potature e diradamenti severi, oltre che una densità di ceppi/ha importante (almeno 5.000 piante).
Matura tardivamente, tra fine settembre e inizio ottobre. Il Donna Filomena affina 9 mesi in acciaio e 90 giorni in bottiglia; longevo, offre intensi profumi di pesche e agrumi, fiori gialli e spezie morbide; al palato mostra polpa ed equilibrio, con una interessante progressione sapidominerale e un lungo finale che rimanda alle intense note del bouquet.
MAGLIOCCO CANINO: CASA COMERCI È LA SOLA A INTERPRETARLO IN PUREZZA
Casa Comerci di Domenico Silipo si trova a Nicotera (Vv); proprietaria di 27 ha, di cui 15 vitati, produce annualmente circa 45mila bottiglie, con un completo controllo della filiera produttiva, gestita in regime bio. Suoi vitigni d’elezione sono Greco Bianco e Magliocco Canino. Così patron Silipo: “Storicamente utilizzato per la produzione di vino da taglio, il Canino nella storia della nostra cantina ha sempre avuto una presenza importante, e proprio per questo motivo si è deciso, quando nel 2000 abbiamo rifondato l’azienda, di puntare su questo vitigno in purezza, unici ad aver intrapreso questa scelta”.
Vitigno forte, rustico, tardivo (matura a fine ottobre-inizio novembre) – già citato nella seconda metà dell’Ottocento – è oggi coltivato sul versante tirrenico della Calabria, nel Lametino e nel Vibonese. Dal grappolo mediogrande, conico e lungo, con acini dalla buccia spessa, pruinosa, blu-nerastra, presenta fertilit. scarsa e produttività moderata, richiedendo quindi suoli non troppo asciutti. Da questo versatile vitigno l’azienda di Nicotera ricava varie etichette, fra le quali spiccano una versione in rosso, chiamata Libìci (da libeccio) e una in rosa (Granatù).
La fermentazione del Calabria Igt Rosso Magliocco Canino Libìci parte spontaneamente grazie ai lieviti indigeni e si svolge in acciaio a 24°C, con una macerazione che si protrae per 10 giorni; segue un affinamento in inox di un anno e una maturazione in vetro di 5 mesi; dagli intensi profumi floreali e fruttati di amarena, ha sorso acido e di buon nerbo tannico.
MAGLIOCCO DOLCE: DÀ IL MEGLIO NEI PEDOCLIMI PIÙ ESTREMI
Il primo documento in cui si menziona il Magliocco Dolce risale a fine ’500; tre secoli dopo vede la sua massima concentrazione colturale nelle province di Cosenza e Catanzaro, per poi essere quasi del tutto abbandonato nel corso del ’900.
È grazie a Librandi, storica cantina di Cirò Marina (Kr), supportata da un nutrito team di esperti, che questo prezioso vitigno viene salvato dal definitivo oblio per essere rilanciato alla grande, tornando a essere una delle più qualitative cultivar regionali.
Un ventennale lavoro di ricerca, culminato nel giugno 2019 con la sua iscrizione nel Registro Nazionale delle Varietà della Vite. Resistente alle avversità, il Magliocco, che matura solo a ottobre inoltrato, si adatta a forme di allevamento poco espanse e a climi caldi e siccitosi; i suoli più idonei sono quelli collinari, argillosi e poco fertili: un eccessivo vigore ne ritarderebbe troppo la maturazione a scapito anche della qualità.
Rispetto al Gaglioppo, l’elevato tenore di polifenoli (soprattutto antociani) lo rende più adatto all’invecchiamento. La definitiva consacrazione di questo vitigno è rappresentata dal Val di Neto Igt Rosso Magno Megonio di Librandi, le cui uve provengono da vigna Pleo, posta su una delle colline più elevate di Tenuta Rosaneti, da viti a controspalliera e potate a cordone spernato, dense 5.000 ceppi/ha, ubicate su terreni sabbioso-limoso-argillosi ideali per domare la vigoria del Magliocco, con un clima caldo-arido che favorisce ulteriormente la qualità delle uve.
PECORELLO BIANCO: RARISSIMO, MERITAVA UN MECENATE
Magna Graecia, sita a Spezzano della Sila (Cs), è un’azienda – nomen omen – che si è posta tra i suoi obiettivi la rivisitazione delle tecniche vitivinicole degli antichi greci, i primi a coltivare il vino in Enotria, e alla riscoperta di antichi vitigni a torto dimenticati. Pur essendo una giovane realtà, ha però alle spalle l’esperienza di quattro generazioni di viticoltori.
“Grazie a queste conoscenze trasmesseci, continuiamo nel solco della tradizione, dediti alla coltivazione di vitigni autoctoni e alla vinificazione con metodi antichi supportati però dalle più moderne tecnologie. Con una passione che ci coinvolge lungo tutto l’arco della filiera produttiva”, così Vincenzo Granata, alla guida della cantina, giunto alla realizzazione di un sogno che coltivava sin da ragazzo.
Magna Graecia risiede nei due parchi nazioni della Sila e del Pollino, con una tenuta di 22 ettari vitati. Tra gli autoctoni più coccolati da questa realtà, il Magliocco, la Guarnaccia Nera e soprattutto il Pecorello Bianco, rarissima varietà (un tempo confusa con il Pecorino) coltivata solo nella valle del Savuto, tra le province di Catanzaro e Cosenza, sul versante tirrenico, capace di generare vini dai sentori fruttati, pieni e morbidi al gusto. Da questa cultivar in purezza, Magna Graecia ottiene il Calabria Igt Pecorello Baronè, che, grazie a una bassissima resa per pianta – 0,8 kg – e a un clima asciutto e caldo, si offre concentrato, grasso e caldo di alcol.
MANTONICO PINTO, NE È RIMASTO SOLO UN ETTARO!
Il Mantonico è un antico vitigno che, nella Locride, viene in genere impiegato per produrre un passito.
Il Mantonico Pinto pare esserne un biotipo localizzato altrove, ossia sulle montagne del Pollino. Purtroppo, a causa della sua fragilità e scarsa resistenza alle malattie, la sua coltivazione si è progressivamente e drasticamente ridotta.
Racconta Dino Briglio, patron de L’Acino di San Marco Argentano (Cs): “Lo abbiamo rinvenuto in una nostra vecchia vigna, in pochi filari, e lo abbiamo reimpiantato in un nuovo vigneto di un ettaro, che rappresenta in pratica l’ultima testimonianza dell’esistenza di questa varietà. Da qui ricaviamo il nostro Calabria Igt Bianco MantoncOZ”.
I suoli prescelti per il reimpianto sono sabbioso-limosi, a 600 m s.l.m. con esposizione a sud; i filari sono allevati a Guyot, con una resa di soli 40 quintali complessivi di uva.
La vendemmia, manuale, ha luogo a inizio ottobre; la vinificazione, spontanea, si svolge in acciaio, con una macerazione sulle bucce di 6 giorni. Il processo si conclude con un anno di affinamento in inox e altri 12 mesi di maturazione in bottiglia.
Per un vino molto originale, dai profumi di frutta secca e tropicale, tè, e agrumi canditi, dal sorso fresco e polposo, lievemente tannico.
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