Un vecchio tabù enoico, peraltro tutto italiano, sta finalmente cadendo. Anche da noi si comincia ad apprezzare il fascino di certi bianchi ultradecennali. La strada è ancora lunga, a livello di consumatori generici, ma gli wine lovers ormai hanno capito l’antifona.
Se si va a leggere qualche manuale di degustazione un po’ datato, oppure si è assistito – anche fino a pochi anni fa – ad alcuni corsi didattici, c’è da rabbrividire di fronte alla scarsa considerazione che veniva riservata ai vini bianchi.
Con dogmatica sicumera, si sentenziavano alcuni parametri che tutti i bianchi avrebbero dovuto rispettare. Regole assurde, che poi il legislatore avrebbe ottusamente recepito, almeno per un certo tempo, salvo quindi parzialmente ravvedersi, ma imbrigliando per anni i disciplinari di tante Doc, e costringendo non pochi tra i migliori produttori a fuoriuscire dal calderone delle Denominazioni di Origine, talvolta solo per polemica, ma talaltra anche per ragioni tecniche.
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