Il mondo del vino addolorato per la scomparsa di Franz Haas. La Madia lo ricorda con un articolo del 2017 dove si celebra l’eccellenza del suo Pinot Noir.
Franz Haas e il suo Pinot Nero d’alta quota
di Antonietta Mazzeo
55 ettari vitati in provincia di Bolzano, distribuiti nei comuni di Egna, Montagna e Aldino, a partire da un’altitudine di 240 metri fino a raggiungere i 1.150, nelle migliori esposizioni al sole e con una grandissima variabilità di microclima e di terreno, dalla sabbia porfirica, all’argilla, fino a terreni ad alto contenuto di calcare.
136 anni di storia, 7 generazioni con la stessa passione per la vite, con lo stesso identico nome per tutti i maschi: Franz Haas! Qui la qualità assoluta “…è un obiettivo difficile da raggiungere, ma è fondamentale perseguirla con passione“. Volontà, carisma, tecnica, conoscenza e ambizione, concorrono ad esprimere la peculiarità del vino, dando vita a bottiglie di assoluto valore, che rappresentano il carattere, la personalità e tutte le potenzialità del territorio. Vini profumati e con una spiccata acidità, data anche dalla buona escursione termica ed alle quattro ore di sole in più al giorno, garantite dagli impianti “in quota”. Ne sono testimonianza le produzioni da Pinot Nero, da Lagrein, classico vitigno sudtirolese, da Cabernet e Merlot (taglio bordolese dell’Istante), il Pinot Grigio, il Muller Thurgau, il Pinot Bianco, il Gewürztraminer, l’aromatico autoctono Moscato Rosa. E ne è portavoce il vino capostipite che ha introdotto il concetto di cuvèe in Alto Adige, il Manna (il cui nome è un omaggio alla moglie Luisa Manna), ottenuto da una miscelazione tra Riesling, Chardonnay, Sauvignon e Traminer.
Libero di decidere dove piantare e dove coltivare, innamorato del suo lavoro, Franz Haas – produttore lungimirante e ambizioso, affiancato dalla moglie – guida caparbiamente la cantina dal 1989, dopo un conflitto generazionale con il padre, che portò al drastico cambiamento mediante viti a bassa resa e, grazie all’aumento della densità dei vigneti da 6000 a 12500 viti per ettaro.
Con questo nuovo metodo nella Valle dell’Adige è riuscito a ottenere risultati a cui arrivano soltanto alcuni grandi cru della Borgogna, ed i vini hanno acquistato quella longevità che è uno degli elementi distintivi della cantina.
L’Enfant terrible, il Pinot Nero, la sua grande passione, un vitigno difficile: solo ai più capaci è consentito ottenere grandi risultati. Per lui, Franz ha sfidato il sistema della politica e della burocrazia, cieca e sorda, anche di fronte a evidenti risultati: in Alto Adige le temperature sono adatte a questo vitigno, ma manca l’esposizione solare. È questo il motivo per il quale Franz Haas ha cominciato a coltivare in alta collina. Non è stato semplice ottenere questa possibilità perché le leggi locali non consentivano di coltivare vigneti oltre i mille metri di altitudine, ma oggi i risultati dimostrano che la scelta di impiantare viti a quelle altitudini era la strada giusta per conseguire l’obiettivo. L’ultimo vigneto di Pinot Nero, è stato piantato recentemente ad un altitudine di 1.150 metri sul livello del mare. Malgrado tutta l’attenzione, l’impegno, la fatica, non sempre il prodotto è all’altezza della sua fama, per questa ragione la selezione di Pinot Nero “Schweizer”, non sempre viene immesso sul mercato.
Un’attenzione particolare viene data all’uso misurato e selettivo delle sostanze chimiche e dei concimi. I vigneti non sembrano sempre “giardini impeccabili”: spesso l’erba tra i filari è alta proprio per favorire processi naturali quali l’impollinazione e la riproduzione di fiori e di insetti che si stavano estinguendo e soprattutto, dare la possibilità alle generazioni future di vedere ancora campi fioriti.
Anche la scelta della produzione “secondo natura” è però una scelta di libertà: “… non voglio l’etichetta di produttore biologico e diffido da quanti si celano dietro a questo nome. Dobbiamo mettere in campo tutte le nostre forze per produrre vini di qualità. Io ho scelto la strada dell’omeopatia per me stesso e quindi anche per le mie vigne, ma voglio avere l’opportunità di scegliere e di essere libero …”
(Franz Haas)
Il costante e continuo impegno di Franz Haas nella ricerca, nella sperimentazione e nell’innovazione, lo ha portato all’introduzione, anche per vini longevi, del tappo a vite, che a sua detta “non rischia di rovinare il vino in bottiglia”. Il rituale dell’apertura di una bottiglia con tappo in sughero ha la sua poesia, ma secondo Haas è meglio concentrarsi su cosa ci sia dentro la bottiglia. Difficile non condividere il concetto secondo il quale sarebbe sicuramente meglio, sia per i sommelier che per il clienti, impiegare quel tempo necessario al “rito del tappo” per la presentazione del prodotto in degustazione.
Le etichette rappresentano certamente un elemento caratterizzante e distintivo della cantina Haas. Disegnate dall’artista Riccardo Schweizer, che collaborò anche con Picasso, Chagall, Cocteau, Paul Éluard e Le Corbusier, furono donate da Maria Luisa Manna a Franz, come buon auspicio per l’uscita dei suoi vini. La prima etichetta scelta da Franz fu quella attuale del Pinot Nero Schweizer, prima annata ’87 ma uscita nel ‘90.
Il sogno nel cassetto di Franz Haas: produrre un Pinot Nero come il La Tache 1953 di Romanée-Conti. Ma bisogna dire che una volta degustato il Pinot Nero selezione “Schweizer” 2002, ci si rende conto che forse il cassetto è già mezzo vuoto!