Conoscete Yakage? Yakage è in Giappone, sulle rive del fiume Oda, nella prefettura di Okayama, ed è la prima città in Asia ad ospitare un Albergo Diffuso, iscritto all’ADI – Associazione degli Alberghi Diffusi, nata in Italia, da un’idea del Professore Giancarlo Dall’Ara -. Yakage è oggi una moderna città di 15.000 abitanti, ma fu nell’Era Edo (1603-1867) una “città di sosta” e di quell’epoca conserva un borgo storico praticamente intatto, ed unico.
Nel 1603, dopo la vittoria nella Battaglia di Sekigahara, lo schogunato Tokugawa pianificò una politica di unificazione del Giappone, ed imposte ai Daimyo – i 220 turbolenti signori feudali che per secoli si erano combattuti – di avere una residenza a Edo (l’odierna Tokyo) con l’obbligo di risiedervi ad anni alterni, mentre le loro mogli e i loro familiari vi dovevano rimanere in permanenza, praticamente ostaggi del potere egemone. Tutte le spese di mantenimento e di trasferimento erano a carico dei Daimyo; in questo modo si toglievano risorse a chi avrebbe potuto finanziare congiure e rivolte.
Sankin Kotai fu il nome dato alla Presenza Alternativa che contribuì allo sviluppo dell’economia nazionale, migliorò le vie di comunicazioni, fece prosperare la classe dei mercanti che si arricchirono fornendo ai daimyo quanto necessario sia a Edo che lungo il tragitto dai loro feudi, e consentì al Giappone di ottenere pace e stabilità per circa 260 anni.
L’APPARATO FEUDALE
Lungo la Edo Road, la via che arrivava fino ad Osaka e poi proseguiva per Edo, fu pianificata la creazioni di alcune “città di sosta” che dovevano fornire ospitalità adeguata ai Daimyo ed al loro seguito nei trasferimenti fino alla capitale.
Questi signori feudali si muovevano in gruppi molto numerosi; le dimensioni del seguito testimoniavano la loro ricchezza, e il loro viaggio doveva essere la manifestarzione simbolica del loro potere e della loro autorità. Procedevano a piedi, percorrendo circa 10 km al giorno; un cavaliere precedeva il corteo ordinando alla gente comune di prostrarsi al passaggio del signore, i pochi che osavano disubbidire, venivano giustiziati. Ciascun corteo era composto da circa 600 persone, ed era annunciato con largo anticipo per consentire alle stazioni di sosta e alle locande di rifornirsi dei generi alimentari necessari e di preparare gli alloggi. L’ospitalità era organizzata in abitazioni più o meno importanti a seconda del ruolo, del grado e della posizione sociale di appartenenza.
La Honijn di Yagage (foto in questa pagina) (iniziata nel 1613 e successivamente ampliata), bella e importante, era desitanata al Daimyo e agli aufficiali di alto rango, circa 50 persone, gli altri componenti erano sistemati in abitazioni più semplici dislocate lungo gli 800 metri di strada che attraversano il borgo.
Yakage è oggi l’unica ‘città di sosta’ rimasta, con circa 200 case d’epoca che sono state quasi tutte restaurate: i lavori iniziati nel 1993, sono proseguiti per 25 anni. Le case che datano dal XVII al XX secolo, hanno caratteristiche architettoniche omogenee; legno e pietra sono i materiali di costruzione, i tetti hanno tegole di ceramica grigia e angoli rialzati; facciate, porte e finestre rispondono a canoni stilistici identici. All’interno pannelli scorrrevoli (shoij) si aprono su verande che affacciano su corti e giardini.
LA SUGGESTIONE DELLE CASE DI SOSTA
Nel 2015 una delle case più antiche di Yakage è stata restaurata su progetto di uno studio di architettura locale, per divenire l’albergo Yakage.Ya Inn, oggi Albergo Diffuso.
15 camere su doppio livello ospitate in costruzioni basse e antiche formano quasi un borgo; nel borgo, gli ingressi alle camere aprono su un succedersi di corti esterne dove si alternano zone attrezzate e verdi. Le scarpe si tolgono entrando nella minuscola anticamera, poi c’è un angolo cottura e bagni super funzionali; l’arredo è lineare ma con dettagli che richiamano la tradizione, i letti sono all’occidentale, ma in mansarda c’è il futon.
Nelle stanze comuni, Ristorante e Sala Colazioni, i tatami ricoprono il pavimento, le pareti sono a mobili e si aprono su spazi dove alberi e acqua raccontano di un rapporto costante con la natura, e l’atmosfera che si vive è quella dell’accoglienza di una casa giapponese. C’è anche un onsen (fredda perchè Yakage non ha sorgenti termali) e poiché in epoca Edo si usava fare il bagno con l’acqua di sorgente, questa tradizione è stata ripresa nella Yakage Ya. Inn.
La reception è invece un salotto facilmente accessibile dalla strada, con bar all’occidentale e un piccolo negozio di souvenir.
L’albergo offre anche un servizio di affitto di kimono, che si indossano con l’aiuto di signore del luogo. E’ un’esperienza da fare, per la complessità rituale della vestizione, per il condizionamento posturale che deriva dall’abito, per il senso estetico, formale da cui si è pervasi.
Altre case storiche, restaurate nel borgo, offrono ospitalità più semplice, per gruppi di giovani, in stanze comuni.
A Yakage la storia si rivive ogni anno nella seconda domenica di novembre, con lo Shakuba Festival – manifestazione ideata 40 anni fa che ripropone il Daimyo Gyoretsu, (foto in questa pagina) il corteo feudale che sflla lungo la strada principale -.
Come allora, il loro lento procedere è ossessivamente scandito, ogni 5 secondi, dall’imperioso comando vocale ‘Shitaaaa ni’ (Inchinatevi).
Gli 80 partecipanti al corteo, sontuosamente vestiti con costumi ispirati all’epoca Edo, sono cittadini di Yakage, ma anche i turisti stranieri possono domandare di partecipare: è sufficiente iscriversi con un certo anticipo. Dayno Gyoretsu è un evento che richiama oltre 30.000 spettatori e la cittadina si anima con stand, palchi, spettacoli, bancarelle che preparano cibo di strada, spesso di aspetto molto invitante.
LA CONDIVISIONE DELLE ABITUDINI LOCALI
Come sempre accade nei borghi dove sono gli Alberghi Diffusi, gli ospiti hanno un contatto facilitato con i residenti e le comunità locali si attivano con iniziative culturali e commerciali. A Yakage c’è una Sala della Cultura che è luogo d’incontro e di informazione. Poi lungo la strada principale pub e ristoranti (ce n’è anche uno che fa una discreta cucina italiana). Piatto tipico di Yakage sono i Black Udon, noodle scuri che si ottengono dal riso nero e gli Yubeshi dolcetti morbidi e delicati, serviti in accompagnamento al thè verde, sono fatti con lo Yuzo, un agrume simile al mandarino, tipico di questa zona. I piccoli negozi espongono vestiti e oggetti non di serie e non banali, talvolta antichi o di design; ci sono pasticcerie e fiorai, c’è Ishi (foto in questa pagina), una piccola antica fabbrica artigianale di soia, c’è Shin be Midori, che propone gelati e altre delizie alla menta e una selezione di profumati oli mentolati, c’è una scuola di calligrafia dove imparare a scrivere gli ideogrammi con inchiostro e pennello (tutt’altro che facile). In tutti i locali è dato risalto allo stile e al carattere unico e antico dell’architettura.
Yakage è una destinazione di ‘nicchia’, fuori dagli itinerari turistici conclamati, permette a chi è interessato di entrare in contatto con un Giappone ‘quotidiano’, di approfondire la conoscenza del paese e di avere un contatto con gli abitanti. Colline, risaie, campi coltivati, parchi naturali e monasteri, come i Tempi Tosho-ji e Daitsu, ji (foto pagina accanto), dove si è accolti anche per brevi periodi per meditazioni zazen (un tipo di meditazione zen). In questi monasteri vi spiegheranno i ritmi che scandiscono la giornata dei monaci e degli allievi e come anche i giardini siano parte integrante del tempio, progettati secondo i canoni precisi del buddhismo zen, con le pietre, gli alberi, l’acqua disposti secondo regole di equlibrio e di estetica che favoriscono la meditazione.
A 40 km da Yakage, le molte isole dell’ “Arcipelago Ksaoka”, offrono la meraviglia di panorami incontaminati e la possibilità di crociere con soste in semplici e veri villaggi di pescatori. Dalle spiagge del Mare Interno Seto, inizia un sentiero di 72 km, anticamente percorso in 12 ore per portare il pescato fresco in montagna alla citta di Kutkiya, dove risiedeva il signore feudale: il fish trail oggi è di nuovo percorribile.
Sulle pendici dei monti alle porte di Yakage, in un panorama di boschi dove aceri, cedri e lecci in autunno si infiammano in una sontuosa, indimenticabile, commovente tavolozza, uno stupendo, solitario, itinerario fa ripercorrere il sentiero di ‘Shugendo’, sentiero dei monaci Zen della setta di Shariraimon, la cui tradizione risale a VIII secolo, qui la preghiera di meditazione è composta dai 72 ideogrammi scolpiti su 72 rocce di granito, e solo trovandole tutte viene concluso lo “shugen”.
Questa tradizione ascetica nacque dall’assimilazione delle credenze religiose autoctone giapponesi agli insegnamenti buddhisti, e trae origine dall’antico culto giapponese della montagna considerata sacra in quanto dimora di divinità agresti e di spiriti ancestrali. Era infatti credenza comune che gli eremiti e gli asceti acquisissero parte del loro potere sovrannaturale attraverso rigorose pratiche di meditazione condotte in luoghi selvaggi. Ma lungo il sentiero di Shugendo molte delle rocce incise con gli ideogrammi sono ancora da scoprire, nascoste nella profonda vegetazione.
www.yakage-kanko.net – www.albergodiffuso.com
Un grande ringraziamento a Harry Kaneko, instancabile nel raccontare la sua città, che ci ha accompagnato alla scoperta del patrimonio naturale ed artistico di questo territorio.