Canyon spettacolari battuti dal vento, deserti costellati di cespugli olivastri e cactus, altopiani a 2 mila metri sui quali troneggiano pittoreschi pueblos arcaici con le loro costruzioni in stile adobe tutto fango, argilla opaca e sabbia giallastra; un’incredibile alternanza di prati verdi punteggiati da pini di montagna dove si inerpicano lunghe strade diritte capaci di perdersi all’orizzonte, sotto un cielo turchese e una luce immacolata, tersa; e manco a dirlo, piccole città d’arte in cui s’intrecciano i segni delle due civiltà dominanti (nativi e ispanici) che hanno preceduto gli americani. Incastonato al centro di quella regione del Southwest sul quale vivono tuttora diciannove comunità di indiani sopravvissute alla violenza dei colonizzatori, il New Mexico è una sorpresa continua, accecante agli occhi dei visitatori. Specie per quello scenario infinito, fra passato lontano e luccicante presente che ti folgora ad ogni ora del giorno. Una calamita pacifica, incantevole, capace di attirare da quasi un secolo schiere di creativi perdigiorno, pittori eccentrici e artisti bohémien, tutta gente che sembra uscita da una canzone di Bob Dylan o un quadro di Edward Hopper. Insomma, chi ha voglia di lasciarsi alle spalle i soliti stereotipi d’America, persino snobbando i grattacieli di Manhattan e dribblando le spiagge assolate di Miami, non dovrebbe perdersi questo incanto fortunosamente alieno da omologazioni, tour collettivi e riti sfrontati del turismo di massa. Poco più di 300 mila chilometri quadrati, 33 contee e una popolazione complessiva (meno di 2 milioni) che si attesta su circa la metà della provincia di Milano, questo stato denso di natura e arte mescola tracce del passato e segni di fiammante postmodernità. Tra scenari da vecchio West (proprio qui è nato il bandito Billy the Kid) lo sguardo può facilmente posarsi su dimore che hanno ospitato intellettuali, letterati e artisti come David Herbert Lawrence, Jung, Aldous Huxley, Leopold Stokowski e la pittrice Georgia O’Keeffe, oggi autentica gloria nazionale. Da est a ovest occhieggiano le insegne colorate della Route 66 disseminata di botteghe o piccole gallerie, dove l‘Art Deco si lascia contaminare dai sapori messicani e indios in un tripudio di bizzarre fantasie Kitsch, caravan color argentati, Cadillac color confetto e treni che procedono nel deserto a passo lento. Nell’insieme è un’America che scorre più assonnata, come si vede nella storica città di Albuquerque con il suo intrigante Museum of art & History, oppure nelle altre due città dove risiedono pittori, scultori, poeti in odore di cultura alternativa, artisti di strada e appassionati cultori di pratiche yoga. In primo luogo fra le città da vedere c’è Santa Fe, 2130 metri sul livello del mare con i suoi edifici in creta e paglia che risalgono al XVII secolo: sede di uno spettacolare festival estivo all’aperto, con vista mozzafiato di stelle e deserto dove la natura fa da sfondo scenografico, ma pure di una curiosa St.Francis Cathedral con bella facciata in stile romanico francese. Altra tappa imperdibile è Taos che sorge ai pendici delle vette delle Sangre de Cristo Mountains, costruita dagli spagnoli e fortificata dopo la Rivolta del Pueblo nel 1680: si visitano musei, case con porte di legno fatte a mano, ranchos e haciendas in perfetto stile messicano come quelle del sito Patrimonio dell’Unesco in cui tuttora vivono 150 famiglie, senza elettricità e acqua corrente. Ai margini, poi, ecco gli altri punti di interesse. Agglomerati di abitazioni come Acoma Pueblo (comunità di ceramisti sin dall’XI secolo, oggi soprannominata Sky City, il cui isolamento permetteva di sottrarsi al dominio spagnolo) e centri vibranti di energia come Gallup. Qui, in questo luogo di scambio tra le tribù Navajo e Zumi, si svolge d’estate un importante Inter-Tribal Ceremony che mostra l’autenticità di danze indigene tra botteghe d’epoca, pow wow dove c’è poco di turistico, sfilate di costumi locali e naturalmente rodeos in vecchio stile Far West. Insomma, una delizia. Tappe a sé meritano poi il Kasha-Katuwe Tent Rocks National Monument, piramidi di roccia scolpite dal vento nei secoli (alte fino a 30 metri) e la piccola Las Vegas con eleganti cassette vittoriane dove si acquistano collane, pietre preziose disegnate da artisti locali e oggetti vintage. Poco più in là immancabile una breve tappa a Ghost Ranch, a ridosso dell’incantevole villaggio di Abiquiu, dove tra fattorie di legno e spettacolari paesaggi rocciosi si colloca la casa stile adobe di Georgia O’Keeffe, fonte d’ispirazione per i suoi quadri più affascinanti. E ancora il rapinoso Chaco Culture National Historic Park, con il profilo di roccia del misterioso Shiprock (roccia alata al centro della Riserva Navajo) e ancora più a sud l’incantevole White Sands National Monument: 800 kmq di gessose dune imbiancate quasi tutte di un chiarore abbagliante, esplorabili attraverso sentieri a piedi, percorsi in automobile o semplici scivolate su appositi dischi di plastica noleggiabili all’ingresso. Terra ricca di tesori e di attrazioni da vedere, il New Mexico può anche essere considerato anche una base esplorativa per qualche rapida escursione negli stati vicini. Se si arriva dall’Europa nel vicino Texas (magari Dallas o Houston) due tappe imperdibili sono Forth Worth e Amarillo. Emersa alla notorietà negli anni d’oro dell’allevamento del bestiame (visitabile ancor oggi lo Stockyards National Historic District, con i suoi recinti originali) Fort Worth si lascia attraversare due volte al giorno dalle uniche mandrie al mondo di longhorn e nei molti locali tipici suggerisce di abbandonarsi al ritmo di musiche country western. Amarillo invece sorge a due passi dal Palo Duro Canyon, un selvaggio agglomerato di gole, fiumi e pinnacoli di roccia. Ancora, se si viene da nord passando per il Colorado, la tappa ideale può essere Durango, con la sua tipica ambientazione per sogni hollywoodani fra treni storici e saloon. Ma poi c’è anche la Mesa Verde, abitata dai Puebloan per più di 700 anni con il suo spettacolare cunicolo di tunnel, abitazioni in pietra, tortuosi percorsi panoramici e fortificazioni difensive. Infine chi viene da ovest (a parte il must della Monument Valley con le sue selvagge e iconiche formazioni rocciose) non può mancare un assaggio di Arizona a Tucson, dove nel Saguaro National Park si adagiano distese di cactus alti fino a 18 metri. Manca soltanto una vecchia diligenza, un po’ di sabbia aurifera tra i capelli e qualche scontro a fuoco per rivivere l’atmosfera da vecchia frontiera. La stessa che i grandiosi scenari delle pellicole di John Ford hanno consegnato alla storia del cinema.
GLI HOTEL
Santa Fe – ELDORADO
Potrebbe sembrare un castello di sabbia nel deserto lo sfavillante Eldorado Hotel & Spa di Santa Fe: 219 stanze e suites, localizzato a pochi passi dalla piazza principale e dalle principali attrazioni come il Museo O’Keeffe, il Palazzo dei Governatori, la Loretto Chapel, la Basilica di san Francesco d’Assisi e Canyon Road con le sue botteghe d’arte e i negozi dove acquistare oggetti di artigianato locale. Completo di ristorante e di un suggestivo club, Casa España, organizza eventi aziendali, pranzi e cerimonie di matrimonio nella sua Wedding Chapel.
Punto forte la terrazza da dove ammirare i tetti della città. E per gustare un pranzo locale, a base di Red & Green Chile e Margarita, imperdibile una sosta al Tomasita’s Restaurant.
Albuquerque
ELAINE’S BED AND BREAKFAST
Sulle Sandia Mountains,costruita nel 1979, la casa di Elaine è uno splendido ranch nel bosco, a due passi dalla storica (e scenografica) Torquoise Trail che collega Albuquerque e Santa Fe. Con una dimora living room tra camini e biblioteche, l’ampio terrazzo con vista sulla valle e la possibilità in ogni stagione di compiere attività all’aperto dal nature hiking al golf, dal cavallo allo sci durante i mesi invernali.
Taos
CASA GALLINA
Cinque casitas in puro stile old Mexican. Spaziose, coloratissima, a pochi passi dal centro ma già immerse nelle campagne della valle. Richard Spera (arrivato anni fa dal caos di New York) ne ha fatto un delizioso Eden con ampi locali rifiniti dei minimi dettagli, al di fuori un enorme giardino dove scorrazzano galli e galline.
Nell’orto si colgono liberamente prodotti biologici, verdure fresche, naturalmente uova a volontà. E vicino al ruscello c’è anche una piccola area di meditazione dove distendersi dopo la colazione di burro, marmellate di stagione, focacce calde e frutta di stagione servita dal proprietario. Rifugio imperdibile per chi ama il relax (si organizzano durante il giorno anche corsi di tango) dopo l’irrinunciabile visita al Pueblo locale.
Tucson
HACIENDA DEL SOL
Da non perdere a Tucson questo delizioso ranch coloniale ritagliato nel cuore profondo dell’Arizona: antica missione spagnola che negli anni ’40 era diventato il buen retiro di una coppia glamour del cinema di Hollywood, Katharine Hepburn e Spencer Tracy.
Oggi è stato trasformato in un ampio resort di squisita eleganza fra ariosi giardini, angoli ombreggiati e fontane di acqua scrosciante.
E l’atmosfera vintage si rivive degnamente prenotando la magica Casita Grande prediletta dai due attori, equipaggiata di ogni accessorio.
Un must da non perdere è ovviamente il bagno in piscina, magari al rosso tramonto del deserto e coccolati dal vento caldo con la vista che si perde in lontananza sotto la catena delle Santa Caterina Mountains.
Graham
WILDCATTER RANCH & RESORT
Un ranch in perfetto stile western per scoprire la bellezza del North Texas Wild Country e intraprendere svariate attività in questa terra di 1.500 acri, 90 miglia da Forth Worth. Oltre alle lunghe cavalcate nella selvaggia campagna circostante, corse sui carri da fieno, gare con il lazzo, show a cavallo, gite in canoa, bike, tiro con l’arco e bird watching si può assaggiare dell’autentica cucina texana come la cena cowboy «chuck-wagon» con barbecue, carni alla griglia e insalate. E’ di fatto un luogo sepolto dalla memoria degli anni, visto che nei dintorni si può ancora visitare Fort Belknap, l’insediamento fondato nel 1851 per proteggere la prima comunità di pionieri dalle tribù di indiani, principalmente Comanche e Kiowa.
Durango
GENERAL PALMER HOTEL
A pochi passi dalla downtown animata da negozi, gallerie e ristoranti della cittadina del Colorado, sorge questo fastoso edificio d’epoca vittoriana costruito intorno al 1898, che unisce il comfort della vita moderna al fascino d’altri tempi. E tra arredi originali, lampade stile ‘800 e persino l’ascensore d’epoca con sportello, griglie in metallo e morbidi velluti, l’hotel sembra offrire un momento di ristoro, magari dopo la classica escursione sul vecchio trenino a vapore.
Mesa Verde
CORTEZ – RETRO INN
Camere pulitissime e decorate a tema in questo motel, con statua di Elvis Presley che campeggia in bella vista davanti a una classica roulotte anni Cinquanta/Sessanta. Miti che s’incrociano tra fotografie appese alle pareti e oggetti d’arredo che richiamano i fasti gloriosi del mondo di Happy Days, oltre a tante altre icone della cultura americana da Marilyn Monroe a Jerry Lee Lewis, Michael Jackson e l’immancabile John Wayne. Per un ideale immersione nel regno sfavillante del kitsch, con tanto di Walmart aperto anche tutta notte di fronte all’edificio più un’area picnic e intrattenimenti d’epoca da Lawn games ai Ferri di cavallo, Bowling, Badminton, Volleyball, scacchi giganti e giochi da tavola.
Alamogordo
WHITE SANDS, GRANTS
Si chiama Koa Campgrounds ed è la rete di campeggi (oltre 500) più ampia degli Stati Uniti, un modo per girare il Paese con eccellenti e pratiche soluzioni low cost. Tende, ma anche solide cabine di legno, persino di lusso, immerse nella natura, RV (recreational vehicles), roulettes, teepees simili a quelli usati dai pellerossa costituiscono una rete strategica prenotabile stato per stato, anche per tipologia. Ottimo terreno di rifugio per saccopelisti, ma anche viaggiatori alternativi e famiglie con bambini, destinato soprattutto a chi ama la natura e gli spazi sconfinati del grande continente. Dove, insomma, comincia l’avventura.
A TAVOLA
Fra Texas, New Mexico, sud Colorado e Arizona, l’area culinaria di riferimento è quella tex-mex, versione anglo-americana dei tradizionali piatti messicani: cucina parecchio fantasiosa, carica di spezie e sgargiante di molteplici colori che affonda le sue lontane radici nei Nativi Americani, a loro volta fornitori di un’eredità poi lasciata a Maya e Aztechi. Furono dunque gli indios a elaborare nei secoli questa serie di piatti derivati da coltivazioni ricorrenti – mais, cacao, zucca, pomodori, peperoncini, patate, fagioli e vaniglia – accostandoli a molti prodotti importati in Messico dai conquistadores come frutta, verdure, formaggi e farina di grano. Una fratellanza spesso spericolata, ma per il palato stuzzicante che in una svariata combinazione di sapori ha dato luogo a tutto il ricco filone tex-mex che include svariate declinazioni. E soprattutto nelle salse a base di peperoncino si presentano anche piccole varianti fra i due mondi: sostanzialmente in Messico molti piatti sono a base di pomodoro (con l’aggiunta di qualche spezia), mentre nel Southwest risultano con una base di peperoncino fresco. Sta di fatto che nelle scorribande fra un ristorante e l’altro la scelta è comunque e sempre gustosa. Alla base di molte ordinazioni tipiche troviamo innanzitutto le tortillas: frittelle di granoturco o frumento (farcite o arrotolate, più morbidi o croccanti) ben accostate a manzo e pollo; a volta farcite di formaggio o fagioli, spesso comparse di sale e (manco a dirlo) peperoncino. Una prima variante è il burrito in versione arrotolata, mentre le flautas sono fritte e le enchiladas (pure arrotolate) si presentano ben farcite di formaggio. Alla medesima famiglia appartengono i tacos riempiti di manzo, fagioli, cipolla, pomodori, lattuga o formaggio grattuggiato, spesso accompagnati dal guacamole (salsa fredda e speziata di pomodori, cipolla, peperoncino, erbette e spezie) che ormai troviamo regolarmente anche nei nostri supermercati. Altro piatto a base di peperoncino è il chile relleno, mentre ottimi secondi sono la carne asada (arrosto o alla griglia), la carne seca (vale a dire di manzo, prima essiccata al sole e poi cotta), o le carnitas: manzo o maiale rosolato nel peperoncino verde e poi sminuzzato, per essere servito con tortilla di farina. Durante alcune feste si offrono frequentemente piatti di coniglio fritto o stufato di carne, fagioli e zucchine, ma in molti ristoranti una buona alternativa (meno popolare) della carne è rappresentata dal pesce e e dai frutti di mare. Tipico street food è invece il pane indios – fritto, servito con miele e altre farciture – oppure i tacos navajos fatti con una base di pane fritto. Usuale anche il pane hopi piki, impasto di granoturco e acqua bollente cotto su una base caldissima. Fra i dessert da assaggiate senza dubbio la sopaipillas, frittella di pasata servita con miele, mentre chi vuol accompagnare questi piatti con del vino sappia che la tradizione risale addirittura ai primi missionari spagnoli. Non a caso in tutta la zona si organizzano diversi tour di degustazione. Sul fronte dei cocktail invece, irrinunciabile l’assaggio del Margarita (a base di Tequila) con il classico bicchiere orlato di sale, mentre un ottimo rimedio per i palati infuocati è rappresentato dalle numerose cervezas come Corona, Tecate o san Miguel.
Chi può avere un paio di settimane in più, oltre a limitarsi ad assaggi e degustazioni può frequentare sul posto alcuni corsi di cucina tex-mex. Fra gli indirizzi utili, segnatevi la Santa Fe School of Cooking. Non è detto che si possa raggiungere in poco tempo la fama da chef di Bobby Flay, ma ci sono discreti programmi che approfondiscono la conoscenza di questa cucina regionale in netta crescita nella mappatura di gusti e tendenze contemporanee.
ALTRI INDIRIZZI
Fra le strutture dove soggiornare a Taos il Touchstone Inn con un edificio in stile adobe (www.touchstoneinn.com) classificato ai vertici da Usa Today e il Blue Sky Retreat, immerso nella natura (www.blueskyretreatcenter.com), a Gallup l’accogliente Best Western Plus Inn & Suites, ben arredato a con camere spaziose. Ancora nel Texas il sofisticato e minimalista Courtyard by Marriott Forth Worth (www.marriott.it) ad Amarillo il favoloso Big Texan, motel a brillanti colori gialli e blu con un’imperdibile Steak House: la n.1 dello stato dove si gustano bistecche da 72 once in un’atmosfera da vecchio west (www.bigtexan.com).
Per consigli e approfondimenti prima del viaggio, indispensabili i contatti con alcuni siti:
www.santafenm.gov; www.santafe.org; www.newmexico.org; www.galluprealtrue.com; www.mesaverdecounty.com; www.durango.org; www.fortworth.com; www.visithoustontexas.com; www.wiechmann.de