Come abbiamo visto nel numero precedente, la genetica incide notevolmente sulla longevità, ma è, comunque, solo uno dei fattori in gioco. Senza dubbio l’alimentazione può dare un notevole, se non decisivo, contributo alla longevità. Se prendiamo, come esempio, una delle principali cause di morte precoce (il cancro) possiamo vedere che il cibo incide sullo sviluppo di un tumore per il 30%, esattamente come il fumo, che incide per un altro 30%; la rimanente percentuale è appannaggio della genetica (25%), dell’inquinamento (3%) e altre cause minori.
Ma perché l’alimentazione è così importante per la longevità? Semplicemente perché ogni alimento rappresenta un segnale importante per il nostro organismo, non è appena una mera accozzaglia di calorie. Come spunto, partiamo dai due grafici, che mostrano l’enorme differenza delle abitudini alimentari tra la popolazione di Okinawa (la popolazione più longeva al mondo) e quella degli Stati Uniti.
Potete subito notare delle differenze abissali sia per quanto riguarda l’eccesso di proteine animali e di latte e derivati (negli USA), sia per quanto riguarda il rapporto tra frutta e verdura.
A Okinawa, il 40% delle calorie viene introdotto con frutta e verdura, ma solo il 6% è rappresentato dalla frutta, mentre negli USA il 36% delle calorie è dato da frutta e verdura, ma la frutta rappresenta il 20%.
Chi è un po’ più esperto di tematiche nutrizionali sa bene che l’eccesso di fruttosio è una delle cause più importanti di trigliceridi alti, acido urico alto e insulino resistenza, tutti parametri che non aiutano la longevità! Per finire, nella dieta di Okinawa, soia, legumi e cereali rappresentano il 44% dell’introito calorico, mentre negli USA siamo appena al 12%.
Come dicevamo, il cibo fornisce migliaia di informazioni al nostro organismo; in particolare:
- attiva o inibisce l’attività di determinati geni (nell’articolo del numero scorso vi ho accennato a questo);
- condiziona il microbiota intestinale;
- agisce su diverse componenti dell’ambiente cellulare, condizionando il metabolismo, l’assetto ormonale, l’infiammazione, i radicali liberi, ecc.
Ma, in che modo il cibo dà all’organismo queste informazioni e questi segnali metabolici?
Lo fa fondamentalmente o perché è il SINGOLO ALIMENTO che ha proprietà talmente specifiche da intervenire anche da solo, oppure perché c’è una STRATEGIA NUTRIZIONALE in cui l’insieme degli alimenti, opportunamente abbinati e ruotati, riescono a fornire una serie di segnali. Attenzione però! A proposito delle proprietà dei singoli alimenti, vorrei sfatare subito un mito. Un singolo alimento non può, da solo, portarvi alla longevità anche se lo utilizzate tutti i giorni! Ci sono, in effetti, moltissimi cibi che sono, ormai universalmente, considerati cibi della longevità, ma nessuno di questi rappresenta (da solo) la fonte della giovinezza.
È, quindi, molto più preciso affermare che i SINGOLI ALIMENTI hanno effetto sulla longevità solo ed esclusivamente se sono inseriti in una STRATEGIA NUTRIZIONALE e, viceversa, una STRATEGIA NUTRIZIONALE ha un effetto sulla longevità solo ed esclusivamente se contiene, con frequenza costante, i SINGOLI ALIMENTI specifici. Capite quindi che, se da una parte è assolutamente vero che il cibo può aiutare a vivere più a lungo, è altrettanto vero che tutto deve partire da un percorso di impostazione di una corretta strategia nutrizionale, che implica passaggi precisi e anche una certa dose di impegno. Vedremo quindi, nei prossimi numeri, sia quali sono i cibi della longevità, sia quali sono i suoi nemici e poi analizzeremo la strategia di alimentazione in cui questi alimenti vanno inseriti!
Al prossimo numero!
[Questo articolo è tratto dal numero di maggio-giugno 2023 de La Madia Travelfood. Puoi acquistare una copia digitale nello sfoglia online oppure sottoscrivere un abbonamento per ricevere ogni due mesi la rivista cartacea]