Per un pesce d’autore
Il filo rosso dei Cameli non sembra prossimo a spezzarsi. Scorrendo agilmente dalle feste dei conti Sgariglia ai pescherecci, allo yacht di Onassis, fino a una collana di locali – l’Albergo Persico, il Pescheto di Villa Rosa, il ristorante da Mattia, e per finire Da Vittorio (in tre diversi indirizzi a San Benedetto del Tronto) – è passato fra le mani di quattro generazioni di cuochi: Emidio, il cuciniere mezzadro, anima delle feste contadine e padronali; Amadio, in arte Mattia, cuoco di marinai, armatori greci e cittadini ascolani; Vittorio, lo scopritore delle frattaglie di pesce, geniale rivoluzionario della cucina marinara, e il figlio ventiquattrenne Marco, spalleggiato dalla madre Felicia Menichelli. Al momento lo spettacolo va in scena in via della Liberazione, dove la famiglia ha trasferito pentole e bagagli nel 2003. Un’elegante palazzina lascia presagire le sfumature pastello degli interni, con spazi generosi per il variegato range di attività della casa: si va dalla cafeteria all’ingresso, a quattro camere in diversi colori (verde, blu, gialla e rossa), dalla sala meeting superattrezzata all’enoteca con 600 etichette e stuzzichini del territorio, più una carta per la pausa pranzo con piatti veloci a prezzi più che abbordabili.
Il cuore resta sempre il ristorante: 45 coperti in 2 ambienti (più 200 posti in una vasta sala per banchetti), tutti consacrati alla cucina marinara. E se la cornice è spaziosa ed elegante, l’atmosfera resta familiare e alla mano, nel quadro di un servizio inappuntabile.
I piatti esibiscono una cucina di prodotto che minimizza l’intervento del cuoco, per non sopraffare la delicatezza del pescato fresco, rigorosamente adriatico o quasi (il menù si premura di segnalare le eccezioni, con variazioni anche nel prezzo). Spazio quindi a soavi marinature, lessature appena accennate e cotture a bagnomaria.
Ad aprire le danze è la sfilata picaresca degli antipasti, pilastro della cucina locale, proposti a temperatura crescente, prima freddi poi caldi (dai 16 ai 25 euro); seguono, imperdibili, i primi, fra cui spiccano per creatività le paste con le frattaglie di mare, siano cazole rinfrescate dal limone e irrobustite dalla bottarga oppure mix di uova e fegati in uno storico ragoût da rigatoni (15 euro); per secondo pesce alla griglia, in padella, al forno, al cartoccio o in frittura (prezzo secondo il peso, la grigliata mista 25 euro, la frittura di paranza 15 euro); per accompagnare le olive alla sanbenedettese, risposta ittica alle ascolane, mentre il brodetto è disponibile solo su prenotazione.
Tre i menu degustazione, il tipico (55 euro), quello alla Vittorio (65) e il prestigioso (75), con tartufi e scamponi. Da non perdere in nessun caso il piatto simbolo della casa, la trippa di coda di rospo in umido, un pezzo di storia. La storia dei pescatori, che a bordo delle navi consumavano le frattaglie per non intaccare il pescato destinato alla vendita, con tutta l’astuzia del caso; la storia della cucina, perché negli anni ’90 non era affatto scontato che si andasse a pescare nella parte più povera della cucina marinara, un serbatoio di sapori e consistenze al quale la cucina d’avanguardia non ha mai smesso di attingere, scoprendo a volte l’acqua calda. La ricetta dei pescatori, ricalcata sul bovino, è stata leggermente ritoccata con una generosa spolverata di pecorino di fossa. Ma alle spalle dei “classici” preme la jeune cuisine di Marco, più sbarazzina e meno dogmaticamente legata al territorio, con predilezioni ad ampio raggio per le capesante e gli ingredienti del sud (vedi il semifreddo ai pistacchi di Bronte). Notevolissima la carta dei vini, assemblata da Vittorio con pazienza certosina di ristorante in ristorante: vanta 600 etichette, fra cui una verticale di Sassicaia dal 1981 al 2002. Ma per i gourmet astemi c’è la carta delle acque: 5 naturali, 1 effervescente e 6 gasate, con indicazioni puntuali su provenienza e residuo fisso. La carta dei distillati lascia scegliere fra 13 scotch whisky, 10 rhum di diversa provenienza, 26 fra grappe e acquaviti, Cognac, Armagnac, distillati di frutta e persino qualche capolavoro di Capovilla… Fa concorrenza ad una carta consacrata all’after dinner comprensiva di caffè, vini da meditazione e fortificati, sorbetteria e desserteria. Fra gli atout del locale anche la cigar room, con chicche di tabacco e cioccolato, e un’enorme terrazza disseminata di divanetti, per sbocconcellare in tutto relax sopra moderni triclini.
Ristorantino Da Vittorio
Via della Liberazione, 31
San Benedetto del Tronto
Tel. 0735.81114
info@davittorio.net