Un italo-romagnolo a Los Angeles
David e Victoria Beckham vengono ritratti dai giornali di gossip mentre sfuggono ai fotografi dall’uscita posteriore del locale da perfetti habitué; Justin Timberlake non manca mai di ordinare i tagliolini al limone che Gino Angelini non tiene più in carta, ma che è obbligato a riproporre ai suoi clienti più assidui (ve li descriviamo a pagina 56); Andy Garcia, vicino anche di casa, si fa portare il pranzo a domicilio, Leonardo di Caprio si siede defilato in fondo alla piccola sala, davanti al forno della pizza e del pane in un tavolo di appoggio del bancone, volontariamente costretto ad alzarsi ogni volta che qualcuno deve andare in bagno.Sono ormai centinaia i vip che dall’ottobre del 2001 siedono ai semplici tavoli di legno della celebrata “Osteria Angelini” a Los Angeles, eppure lo chef patron e sua moglie Elisabeth non sembrano curarsene, trattando davvero ogni ospite con la stessa attenzione. D’altronde lo chef Angelini è sempre stato avvezzo a cucinare per personaggi famosi, avendo nel suo palmares nomi del calibro di Luciano Pavarotti, Francois Mitternad, Gorbaciov, Federico Fellini, Giovanni Paolo II, solo per citarne alcuni.
Non è facile prenotare qui, nonostante anche a Los Angeles si avvertano pesantemente i forti venti della crisi mondiale, e questo per due ragioni principali: il ristorante ha solo 40 posti che ruotano anche 3 o 4 volte per ogni servizio, ma soprattutto la qualità eccellente della cucina lo ha reso famoso presso il pubblico e la critica più esigente.La cucina proposta dallo chef Angelini è sobria e genuina, basata su ricette tradizionali italiane, con materie prime poco utilizzate a Los Angeles come la trippa, i rognoni, il cervello, il fegato, la coda (alla vaccinara).
Fin dal 1995, quando si è trasferito a Los Angeles per lavorare presso il prestigioso Rex di Mauro Vincenti, Angelini proponeva piatti come i cappelletti in brodo che si rifacevano ad una ricetta di famiglia o i monfettini con le vongole della sua mamma, riscuotendo un successo immediato.“Il cliente americano è cresciuto, perché ha fame di informazione. Quello che io ho capito è che gli devi spiegare. Se gli spieghi e gli dici la storia e il perché un piatto si fa così, lo apprezza molto. Io gli propongo una ricetta tradizionale che potrei modificare con la mia creatività, eppure nel mio locale si mangia tradizionale. L’importante è scegliere materie prime eccellenti”.
E’ nella sua formazione in Francia, soprattutto nello stage presso Paul Bocuse, che Angelini ha imparato a distaccarsi dalla cucina ingessata e autoreferenziale che praticava fin dai 14 anni al Grand Hotel di Rimini, ma è al Tantris di Monaco che ha assimilato le nozioni fondamentali della vera organizzazione di cucina.Cosa ha esportato Agelini dunque in America oltre ad una grande cucina?
Ha esportato un’ immagine dell’Osteria, molto antica, durata in Italia fino alle soglie della modernità. La sua “idea” di osteria è quella di un luogo di aggregazione per un nuovo soggetto: il gourmet appassionato e curioso, che spesso è un giovane di buona cultura ma non sempre di classe sociale elevata. Un consumatore intelligente che va in cerca di qualità ma che non ama i fronzoli o l’esibizione del lusso. Preferisce ambienti semplici, rustici, che nel look ricordino appunto le Osterie di un tempo. E preferisce essere accolto da personale che sia simile a lui: magari in jeans ma ricco di passione ed entusiasmo per il buon cibo e il buon vino. La sua Osteria rappresenta pertanto il piccolo tempio pagano delle vere specialità, dei prodotti italiani amorevolmente fatti emigrare in America dove l’alimentazione mediterranea ha trovato il suo massimo riconoscimento a livello mondiale.Ad Angelini dunque il merito che si deve a chiunque, in modo autonomo, riesce a far conoscere i valori delle grandi tradizioni e a farli amare.
Angelini Osteria7313 Beverly Boulevard, Los Angeles, California 90036
Tel. (323) 297-0070www.angeliniosteria.com • gino@angeliniosteria.com