Il mondo di plastica dove non c’è crisi
Se non la vedi non te la puoi immaginare. Dubai è una città che va ‘toccata con mano’, anche se solo per un breve scalo verso il far east. Non lascia certo indifferenti, stimola curiosità e voglia di saperne di più, di capire se è vera o finta. Divertimento, mare, deserto, lusso estremo; un’oasi di modernità nata dal nulla, inventata e plasmata dallo sceicco Mohammed Bin Rashid al Maktoum, visionario e lungimirante pater patriae.Dubai detiene numerosi primati mondiali, dal Burj al Arab al Burj Khalifa, dalla pista da sci indoor al mall più lungo, oltre a realizzazioni discutibili, come The Palm, l’isola artificiale a forma di palma, iperbolicamente venduta come l’ottava meraviglia del mondo.
Da villaggio di pescatori di perle, a centro di scambi commerciali, a oggi: Dubai resiste alla crisi e si propone più verde, più mirabolante, più vivibile. Crollato bruscamente il business immobiliare, che aveva raggiunto cifre e tempi di trattativa ingestibili e senza regolamentazione alcuna, la città si è ridimensionata, è diminuito il pazzo traffico automobilistico e sembra aver acquisito a tratti un approccio più umano. La crisi non pare aver intaccato l’afflusso dei turisti che, anzi, ha avuto un incremento sensibile: il numero di visitatori a Dubai è aumentato di circa il 10% nel 2010, con 8.6 milioni di presenze, rispetto ai 7.8 milioni dell’anno precedente; e rimane saldamente al primo posto come meta mondiale del turismo extra-lusso.Ma Dubai, in sapiente bilico tra mondo arabo e occidente, sembra non appartenere a nessuno. Vivendoci si coglie questo aspetto di transitorietà, si conduce una vita di plastica, senza emozioni, in una città finta: plastic city, plastic life. C’è tanto verde, inaspettato in mezzo al deserto, le aiuole variopinte e perfettamente curate, l’erba rilucente, in ogni stagione. E le due icone di Dubai che svettano: il Burj Al Arab, unico hotel al mondo all suites a 7 stelle, e il Burj Khalifa, la torre più alta del mondo.
Visitare l’hotel ‘a vela’ richiede prenotazione, con waiting list, oltre a un dress code ferreo, no jeans né t-shirt, please. Non potrebbe essere altrimenti, dato che si entra in un luccicante mondo dorato, con tappeti policromi e arabescati, da mille e una notte, specchi, fontane, acquari al posto delle pareti e ascensori panoramici, uno dei quali porta al ristorante Al Muntala, appeso come una navicella spaziale a 200 metri d’altezza. Invece sott’acqua c’è Al Mahara (foto a lato), il cui cuore è un gigantesco acquario che distrae dalle delizie gastronomiche; si raggiunge tramite un virtual trip in sottomarino, dorato, naturalmente!
L’argenteo Burj Khalifa è la neonata icona di Dubai (costo 1.5 miliardi di dollari, altezza 828 metri), che lo sceicco di Abu Dhabi, Khalifa Bin Zayed – presidente degli Emirati Arabi Uniti- si è intitolato dopo che la capitale ha salvato Dubai da un’immane bancarotta immobiliare (Dubai World). Qui ha sede l’elegantissimo Armani Hotel, il primo nato dalla collaborazione tra Emaar e il genio italiano; lo stile inappuntabile contraddistingue le divise, l’arredamento, i colori, le composizioni floreali e persino il set per scrittura a disposizione dei clienti, insomma, tutto è minuziosamente studiato nel dettaglio. La gastronomia Peck pare una gioielleria con in mostra il top della milanesinità, mentre l’Armani/Ristorante colpisce per la classe delle luci, delle tonalità di colore e della mise en place.
Imperdibile è il ‘viaggio’ al The Top, il punto d’osservazione più alto della città, al 124esimo piano; l’esperienza comprende un lungo percorso ‘didattico’ che mostra alcune foto storiche di Dubai, le varie fasi del cantiere del Burj, e spiega la filosofia e la tecnologia sottese a questa smisurata opera. Conviene prenotare, con largo anticipo, la visita all’ora del tramonto, certamente la più suggestiva!
Un’esperienza inusuale per Dubai è passeggiare a Downtown, la zona sottostante il Burj Khalifa, una vasta area che completa la magnificenza svettante della torre con un suggestivo spettacolo di fontane musicali. Sosta obbligata da Wafi Gourmet, dove gustare eccellenti specialità libanesi e dolci da visibilio, ma anche allettanti centrifughe di frutta, insieme a tante spezie e leccornie esposte a mo’ di souk, da portarsi come souvenir.
Spostandosi leggermente, verso il distretto finanziario DIFC (foto a destra), si sperimenta la cena più glamour in assoluto, allo Zuma. La cucina fusion qui tocca vette d’eccellenza, ma per i grandi golosi tutto diventa insignificante di fronte al chocolate fondant migliore del mondo, the best ever!, con quel tocco di caramello che lo rende indimenticabile…
Per soddisfare l’anima, poi, si consiglia il Koubba, in Al Qasr, sulla Jumeirah beach: drinks, musica dal vivo e vista mozzafiato sulle via d’acqua ‘venezia style’, sul mare, sul Burj al Arab e i suoi spettacolari giochi di luce, magnetici. L’orario migliore per assaporare il Koubba è il tramonto, quando la città si riveste di colori nuovi, il mare torna protagonista, le palme sono illuminate a festa: è strano, ma la plastic city sembra coccolarti e avvolgerti ospitale.