La perfezione alberga in questo sontuoso hotel svizzero
Nell’alveo della verde (o innevata) conca di Gstaad, il Palace è la perla sulla collinetta che domina il centro della cittadina, di un migliaio di abitanti.
L’hotel, inaugurato nel 1913, aveva 150 camere, 50 bagni privati, illuminazione elettrica e 6 cabine telefoniche. La struttura attraversò gli alti e i bassi di due guerre mondiali e le conseguenze indirette del crack di Wall Street del ‘29. La vera affermazione sul piano mondiale del Palace si ebbe negli anni ’60, quando Ernst Scherz attirò qui molte star del mondo dello spettacolo (Maurice Chevalier, Louis Armstrong, Ella Fitzgerald e molti altri) per prestigiose serate di gala. Successivamente il Palace si arricchì dì una favolosa piscina coperta con luce solare artificiale e musica subacquea, di un nightclub chiamato GreenGo (dove passò il Gotha del mondo), un fitness center con sauna e sale massaggi. E’ del 1986 l’apertura di La Grande Terrasse, coperta da un imponente soffitto mobile, l’apertura delle nuove Grand Ballroom e Salle Baccarat, per 250 coperti. E anche la nuova residenza “Chalets du Palace” collegata con l’hotel con un enorme garage sotterraneo i cui residenti godono di tutti servizi del’albergo.
250 persone oggi lavorano al Palace per 104 camere, di cui 29 junior suites, 4 suites, 2 Tower suites e la lussusa Penthouse Suite che occupa l’intero ultimo piano con terrazza a 360 gradi. Ci sono poi 1800 mq. di sale di trattamento, una Spa Suite privé, saune e bagni a vapore, sale relax, piscina interna e esterna con Jacuzzi, sale di ginnastica e fitness e non manca uno studio per Pilates con vista mozzafiato. E’ praticabile ogni attività sportiva: tennis, golf, sci con elicottero, scalate, rafting, mongolfiera…
Ma veniamo al nostro piccolo reportage. All’importante pensilina dell’ingresso il parcheggiatore prende in consegna l’auto e subito dopo tre receptioniste ci accolgono sorridenti. Mentre le valigie vengono avviate separatamente, eccoci accompagnati nei larghi corridoi verso la nostra camera “superior” 525: una quarantina di mq. moquettati in raffinato ecru, due porte/finestra dai doppi tendaggi a grandi disegni floreali, una della quali apre su un terrazzino con tavolinetto da esterno e vista sulle cime innevate, sui clivi verdeggianti con chalet in legno disposti qua e là come a caso, sui campi da tennis e sulle piscine olimpionica e l’altra della Spa.
All’ingresso della stanza una nicchia contiene l’angolo bar con ripiani in limpido cristallo. Non c’è un filo di polvere nemmeno sui ripiani alti. Di fronte alle finestre il lettone dai soffici due piumoni bianchi e una cospicua fornitura di cuscini in piccola piuma, ha due sontuose applique sopra ai larghi comodini.
C’è una bella scrivania con lampada e la sua poltrona è comoda. A lato il bel salottino offre un cesto di buona frutta e il relativo set. Il locale servizi è costituito da un antibagno e poi doccia, vasca idro (con tv), due ricchi mobili lavabo e il locale wc/bidet è separato.
La dotazione di candida biancheria da bagno è ricca e quella del set di cortesia ha previsto veramente ogni particolare, anche le pantofoline di due misure; non manca ovviamente anche uno specchio ingranditore per il trucco: tutto è curato, lindo e di un ordine quasi “puntiglioso”. C’è una grande cabina armadio ben atrezzata, con specchio ampio e spaziosa cassaforte, oltre ad un capace armadio di fini ebanisti posto direttamente in camera. In ogni sezione degli armadi gli attaccapanni sono sempre dieci e di un unico tipo. In camera le prese elettriche non sono adatte alle spine triple italiane, ma il servizio rimedia prontamente l’adattatore. Un bouquet di fiori freschi (camomilla, garofano ecc…) completa e ingentilisce lo spazio della grande TV (per la quale il servizio, preparandovi la camera per la notte, sistemerà con discrezione anche un plaid in poltrona…).
E veniamo al capitolo ristoranti che di per sé meriterebbe in verità una ben più lunga dissertazione. Sono cinque e ognuno ha una sua bella storia passata e presente. Ad esempio dove sorge La Fromagerie (foto in basso), nell’inverno 1939/40 l’Union de Banques Suisses fece costruire segretamente un enorme caveau a due piani per trasferire al Palace la direzione della banca nel caso di invasione della Svizzera. Finita la guerra i locali furono adibiti a sala da bowling e, successivamente, all’attuale ristorante. Dei diversi ristoranti riferiamo del Veranda, dal tono classico e inappuntabile e della sua carta citiamo: Le tian d’avocat et tomates ramati à la quenelle de Burrata au basilic et aux fines herbes en salade (CHF 32) – L’Eventail de homard bleu à la brunoise de légumes, roulade d’avocat et salade pastorale (CHF 68): entrambi danno l’idea di che classe sia capace la cucina e il servizio. Gli Italiani trovano anche una piacevole aria di “casa” con il Risotto Carnaroli all’onda aux cèpes de la region et au basilic (CHF. 38). Il ristorante è ben quotato su tutte le Guide (la Gault e Millau gli assegna 16 ventesini e la Michelin 1 stella), classifiche che ci paiono meritatissime assaggiando sotto queste vette innevate anche il Bar (branzino dell’Atlantico) en croute de gros de sel marin, che sa davvero di buon di pescato “de ligne”, come annunciato in carta. Certo che da queste parti una scelta più intonata ai luoghi poteva essere il Tournedos de Boeuf Simmenthal rosé, tartine à la moelle de fleur de sel (foto in basso), che infatti è risultato impagabile e anche di perfetta cottura. Al dessert è difficile resistere al ben fornito carrello dei formaggi; quanto al dolce è da comandare a inizio pasto il Soufflé en cocotte à la vanille au chocolat noir oppure au Grand Marnier, ma ci pare degno anche il classico Fondant Chocolat Guanaja croustillant au grue et sorbet cacao, aux framboises, secondo le classiche codifiche, naturalmente.
E’ evidente che la cucina si bilancia egregiamente tra la tradizione e la tendenza di oggi ad “alleggerire” le preparazioni, mentre ci pare disdegni le “fantasioserie” delle odierne scuole innovative, delle quali siamo convintissimi che sarebbero capaci lo Chef Peter Wiss (qui dal 1975) (foto qui sopra) e la sua “partita” fatta di 35 addetti in estate e 60 in inverno (esclusi eventuali stagisti). Ma se un cliente ha altri desideri vale la regola che garantisce fornelli accesi e servizio 24 ore su 24, per qualsiasi richiesta, anche se di ricette non codificate internazionalmente.
A proposito di servizio: l’abbigliamento paludato non toglie nulla alla bonomia dell’accoglienza fatta con classe, la quale senza manierismi eccessivi sa davvero farvi sentire a casa, ma in una serata di festa! Gildo Bocchini, primo maitre, qui da oltre 40 anni, sa bene il fatto suo, ma anche Alessio Parentini, maitre del Ristorante Veranda e Massimo Borile (del Ristorante Fromagerie) non tralasciano alcun particolare del vostro desco, della vostra sosta… che è anche deliziata da un sottofondo lontano di un pianista.
La carta dei vini è un inno all’epicureismo: 46 pagine elencano le etichette di una cantina che conta più di 30.000 bottiglie. Qualche vino costa meno di 50 CHF, la maggior parte dai 50 ai 100 CHF; non si contano le etichette importanti dai prezzi superiori. Molte le mezze bottiglie. Vini svizzeri in primis, poi molti francesi, segue una pagina di italiani e ancora altre del resto del mondo. Ai vini rossi sono dedicate decine di pagine, delle quali cinque di italiani. La seconda parte della carta annovera quattro pagine di Champagne ben noti e poi vini dolci, birre e acque minerali (con relative descrizioni; la San Pellegrino è definita “riche en calcium et magnésium, gout croquant”). Il tutto amministrato dal bravo Andrea Maffei, chèf sommelier e dal bravo Sylvain Herpe Chef de Rang/2° sommelier, che ci ha curato il bicchiere senza disattenzioni ma anche senza petulanza.
La conclusione è che in questa casa il cliente si sente davvero un principino al centro dell’attenzione, a partire dal personale che saluta e sorride ad ogni incontro e non si percepisce alcun tentativo di sacrificare il comfort dell’ospite a razionalizzazioni aziendali, neppure le più spicciole che, talvolta altrove, sommate una all’altra finiscono per rabbuiare la piacevolezza dell’insieme. Non manca nulla, non hanno sbagliato nulla, neppure ad esser pignoli, diavolacci questi Svizzeri e anche questa squadra di professionisti italiani! E’ uno dei rari casi in cui anche un critico severo deve alzare le mani in segno di lode e applaudire a una “istituzione” che crea un “incoming” da tutto il mondo di clienti, forniti dei mezzi necessari, ovviamente. E quest’anno il Gstaad Palace festeggia anche il centenario della sua apertura, in proprietà e gestione da tre generazioni dalla famiglia Scherz!