Vabbé. Fino a ieri eravamo tutti tecnici della nazionale di calcio. Ora siamo tutti economisti, statisti, costituzionalisti.
E ognuno di noi detiene la ricetta infallibile per farci uscire dal perverso labirinto debitorio in cui siamo intrappolati. Figurarsi se anch’io non ho una soluzione, magari però inframezzata da mille dubbi! Sarà possibile che per rifinanziare la cassa autonoma in deroga e sopperire al mancato introito dell’IMU i politici non trovino altra soluzione che continuare a tagliare la carne viva della popolazione più debole, ripensando ad aumentare l’IVA, la Tares e ogni possibile servizio di interesse pubblico?
Sarà possibile che siano le famiglie e le imprese ormai stritolate da una crisi frutto soprattutto di corruzione politica, evasione fiscale ed esagerati privilegi di casta, e pagare il prezzo più alto?
Possibile che non si possa incidere sui 23 miliardi l’anno di vitalizi, sugli incredibili 280 miliardi di euro spesi annualmente per tenere in vita i ministeri, sui pazzeschi 779 miliardi complessivi spesi dallo Stato per far funzionare la sua mostruosa macchina?
È proprio necessario spendere 433 euro al minuto per mantenere il Quirinale che conta oltre 1800 dipendenti con splendidi stipendi e un parco auto di 35 vetture?
O impiegare 1 miliardo e 200 milioni di euro per pagare a privati gli affitti di oltre 10.600 uffici della pubblica amministrazione, senza poi contare i costi di gestione?
Io, da madre di famiglia, prima di pensare di far soffrire i miei figli, ridurrei la parrucchiera, acquisterei meno abiti, risparmierei sul riscaldamento.
Debbo ritenere che noi, per il nostro Stato, non siamo figli per cui fare sacrifici, ma carne da macello?
Dall’alto continua a non venire alcun esempio virtuoso, mentre Hollande si è decurtato la busta paga di 7 mila euro al mese e re Juan Carlos di 21 mila euro l’anno.
Da noi invece non si parla più dei cavalli di battaglia delle politiche: dimezzare i politici di Camera e Senato, sfoltire i 16.000 manager tra presidenti, amministratori e componenti di consigli di amministrazione delle aziende comunali in quel coacervo di troppa burocrazia e troppi livelli decisionali che ha soffocato la nostra economia. Il sospetto è che alcune delle cure, come la ventilata (s)vendita dei beni dello Stato, non servirà ad altro che a spartire ancora una volta, ad opera dei partiti, i soldi incassati, pur di mantenere lo status-quo delle solite e solide caste.
Chi impone la dieta dimagrante a gente ormai già ridotta a pelle e ossa continuando a mangiare senza ritegno, fa venire il voltastomaco.
Uno Stato che trova sempre i soldi per i grassi stipendi di 176.000 politici, dovrebbe essere in grado di trovarli a maggior ragione per porre fine alle sofferenze di tanta gente che non ha voce.