Cari food blogger, volete proprio darmi ragione quando affermo che la maggior parte di voi dimostra di non avere alcuna preparazione specifica?!
Sia chiaro, pur avendo un’esperienza ultratrentennale nel settore, non voglio certo ergermi a giudice e non sono assolutamente prevenuta. Ho sempre adorato, infatti, lo stile sobrio ed elegante di Sigrid Verbert, l’antesignana di tutti i blogger italiani ora quasi desaparecida, che dal 2005 cominciò a dispensare le sue foto suggestive e i suoi testi squisitamente essenziali attraverso il mitico sito cavolettodibruxelles.it. Non ho nulla da dire neanche sul meritato successo di Chiara Maci.
Ma quando a tavola mi imbatto nella palese impreparazione di uno di quei 2000 fancazzisti (o “esperti virtuali”) che sbafano cene e soggiorni in albergo vantando, a ragione o a sproposito, schiere di followers, beh, credetemi, vorrei proprio cambiare lavoro. Sono 35 anni che cerco di essere costantemente aggiornata su temi e problemi di questo nostro settore e so benissimo che devo imparare ogni giorno, tuttavia i fondamentali, quelli, almeno, credo di conoscerli.
Ma quando mi invitano a pranzi professionali fianco a fianco con alcuni di questi neo opinionisti, vedo soggetti perlopiù improvvisati che non hanno nemmeno l’accortezza di nascondere la propria insipienza, le proprie manifeste lacune che dovrei definire veri e propri baratri gnoseologici. Molti di questi parvenu non solo non hanno cura di prepararsi cominciando, che so, da come ci si pone a tavola nei confronti del cameriere o degli altri invitati, ma non sanno niente di vino, non hanno idea di quali siano le tecniche di cucina, non riconoscono gli alimenti e parlano solo di cuochi famosi, più per sentito dire che per esperienza diretta; dulcis in fundo, scrivono facendo un copia e incolla dei comunicati.
Ecco, quando incappo in questi mangiapane a tradimento, in questi sbafatori seriali senza pudore, in questi pennivendoli senza dignità, mi rendo conto che la specializzazione oggi più che mai fatica a pagare.
Il vero problema però non sta tanto in questa genìa di pseudocomunicatori, ma in tutti coloro che ormai sono abituati a valutare e a ragionare solo attraverso i “like”.
SFOGLIA La Madia Travelfood di Settembre