L’ultimo scandaletto sulle truffe televisive, messo ancora una volta alla berlina dalla “Striscia” di Antonio Ricci, ha avuto uno sfondo enogastronomico: gli ambienti di un ristorante qualsiasi che avrebbe pagato alcune migliaia di euro per comparire durante “La Vita in diretta” di Rai Uno, con la scusa di un fantomatico ed estemporaneo concorso intitolato ad un’improbabile Pentola D’oro ( niente a che vedere con Pentole Agnelli, titolare di un serio e professionale concorso che porta lo stesso nome).Al momento in cui andiamo in stampa, il presentatore Cucuzza risulta autosospeso, così come sospesi dal direttore di Rai Uno sono il registra Pellizzieri e l’inviato della trasmissione, Agus, mentre il direttore generale della Rai, Cattaneo, si è complimentato con Ricci per avergli dato la possibilità di cominciare a fare pulizia. Ma davvero ci voleva lo zampino del professore ligure per mettere in luce ciò che in realtà è sempre stato sotto gli occhi di tutti,ossia che in televisione si va, prima che per meriti, per logiche clientelari o per bustarelle ben distribuite? Noi non abbiamo certo la platea sterminata di “Striscia la notizia”, ma i nostri lettori sanno bene che in questi anni non abbiamo mai mancato di denunciare pasticci e imbrogli ai danni di un pubblico che non può e non deve essere preso per scemo, scrivendo sia della pubblicità semi occulta di cuochi che in televisione mostrano o citano bottiglie, prodotti e produttori – sempre i soliti (cuochi e produttori) – sia di quella più manifesta di “Gusto” (dentro al Tg 5!) dove a quei prodotti si dedicano veri e propri caroselli, con la distinzione tra ciò che è lecito, ma non giusto, in una tv privata e senza canone e di ciò che è vergognoso in una tv di stato. Come riesce infatti il pubblico meno smaliziato a capire che è corretta, per esempio, l’informazione che il Ministero delle Politiche Agricole fa ad Uno Mattina e che invece non lo è quella di altre trasmissioni? Il mezzo utilizzato è lo stesso, ma diventa un’arma pericolosa se usato in modo improprio. Una cosa risulta però inaccettabile: che, da tempo, sia una trasmissione satirica a darci ciò che le nostre istituzioni, tutte, da sempre ci negano e cioè una forma di denuncia esemplare della truffa (recepita ormai dalla gente come remunerativa espressione di furbizia) e del relativo castigo, immediato invece che impossibile o lontanissimo, considerati i tristemente noti i tempi della nostra giustizia. Per il resto da spettatore, ma anche da giornalista libera e indipendente come sono sempre stata, continuerò a fare la mia parte contro chi abusa di posizioni di privilegio per sfruttare il nostro settore, ma nel contempo invito questo stesso settore, oggi al centro di appetiti generalizzati, a non farsi strumentalizzare, pena la credibilità attuale e futura. La ristorazione vera non sta in tv, ma alla ribalta, sicuramente meno brillante ma di certo più autentica, dei ristoranti italiani che lavorano per il proprio pubblico di oggi giorno.
Di Elsa Mazzolini