L’Italia ha la febbre alta. C’è ormai gente ridotta alla fame da uno scandaloso sistema politico che con pensieri, parole, opere ed omissioni ha continuato per anni a rubare ai poveri per dare ai ricchi.
Nel tempo e offrendo costantemente l’esempio di una classe dirigente corrotta, parassita, dedita al furto legalizzato, alla concussione, a sviluppare “interessi privati in pubblici uffici”, a finanziare enti inutili anche costituiti ad arte (senza parlare dell’uso disinvolto di droghe, sesso e privilegi di ogni tipo, di cui molti parlamentari hanno dato prova), i governi che si sono succeduti hanno allenato la gente a sentirsi autorizzata a fare del “fregare gli altri” un’abitudine di vita elevata a malinteso sistema di autodifesa.
In questo contesto il dipendente comunale che non lavora nell’orario d’ufficio, gli inservienti che rubano i bagagli negli aeroporti, i tassisti che taroccano il costo delle corse, i benzinai che manomettono le pompe per erogare meno benzina, l’idraulico che si fa pagare servizi mai forniti, il medico poco disponibile in ospedale, ma molto invece nel proprio costoso ambulatorio, l’avvocato che taglieggia i propri stessi clienti con parcelle esorbitanti (in un contesto giuridico, peraltro, garantista per i criminali e latitante per le persone oneste), danno origine a quel repertorio di tragici personaggi che a catena si rivalgono ciascuno sul più debole e che si sentono legittimati a farlo, in una lotta tra poveri che non sembra trovare via d’uscita.
Ho già scritto altre volte che il settore dell’ospitalità non è certo immune da critiche: conti salati in ristoranti e alberghi, speculazioni sulle materie prime, sfruttamento dei dipendenti, servizi in genere scadenti sono problemi endemici e proprio per questo comuni, purtroppo, a tutte le nazioni del mondo.
Ma il grande fronte onesto di questo settore è forse l’unico a dispensare – a costo di sacrifici individuali, grandi investimenti di tempo, fatica e denaro – gli unici piaceri ormai accessibili, ciascuno ovviamente nelle proprie specifiche fasce economiche di riferimento.
Eppure è l’industria dell’ospitalità, anche più di altri comparti, a risentire di una crisi ingiustificabile proprio perché acuita da un uso scellerato del potere e della politica.
Malgrado tutto vedo però una grande dignità, una grande voglia di reagire da parte degli “addetti ai lavori” del variegato mondo enogastronomico.
E allora ecco il mio personale e sofferto invito a tenere duro, inventandosi, con italica creatività, tutte le forme possibili di approccio al pubblico, la ricerca del consenso, la dimostrazione di voler coltivare il piacere dell’onestà allo scopo di recuperare un’etica e una morale comune, anche a dispetto di quel che succede “in alto”.
Per la serie “combattere sempre, arrendersi mai.”
Di Elsa Mazzolini