Della impressionante valanga di tassazioni, tagli e aumenti che ha travolto le fasce più deboli della popolazione contraendone il potere d’acquisto addirittura fino al 40%, il balzello più iniquo mi è sembrato quello sulla benzina.
Di più. Lo trovo perfino illegale in quanto va a minare uno dei principi fondamentali dell’accordo di Schengen del 1985 in base al quale si sancisce il diritto alla libera circolazione delle persone e delle merci nei Paesi europei.
Libera circolazione di fatto inibita dai costi assurdi del carburante, i cui consumi sono diminuiti del 21% dal 2007 a oggi e ancora diminuiranno ma a saldi invariati per lo Stato, essendo salito contestualmente del 30% il prezzo alla pompa del distributore.
Il conseguente aumento del costo di ogni merce e servizio servirà a rendere ancora più evidente l’aspetto “illegale” di queste manovre discriminatorie che fanno il solletico alle classi abbienti e scaricano sulla pelle di vecchi, pensionati, giovani e piccole aziende tutto il peso di una crisi di cui non sono responsabili.
Anche il settore del turismo che ha largamente sostenuto la nostra economia, sta già pagando il prezzo di questi provvedimenti: la gente gira meno, consuma meno, taglia addirittura la gita fuori porta, va meno al ristorante, ridimensiona o elimina i costi delle vacanze.
Ad una mente non illuminata come la mia sfugge come le sperequazioni sociali ed economiche possano riequilibrare le sorti di una nazione che si proclama democratica ma che fa scelte anti democratiche.
Il popolo potrebbe infatti non rimanere “bue” all’infinito e le conseguenze di un risveglio della propria indole meno remissiva potrebbe rivelarsi devastante.
Di La Madia