
Ritornano le estati di Battirame11: a partire dal 18 maggio sarà infatti di nuovo possibile tornare a vivere gli spazi di via del Battirame n.11, casa di Eta Beta Coop.Soc. Onlus tutte le sere dal martedì al sabato. Il menù fisso settimanale – pubblicato su sito internet e sui canali social (possibile prenotare tramite sito web) e composto da quattro portate con vino al prezzo fisso di 55,00 € per ospite – curato da Massimiliano Poggi trova apparecchio sulle splendide tavole plasmate dai laboratori sociali della Cooperativa che in quegli spazi ricicla vetro, ferro e legno per donargli una nuova ed artistica vita.
Ci sarà la possibilità di godere degli spazi verdi dall’aperitivo al dopo cena, curati nell’accoglienza da Rebecca Cavallari e da tutti i ragazzi a rischio dispersione sociale di Eta Beta. Un orto urbano recuperato per mezzo di iniziative sociali e ridonato poi alla città grazie all’apporto del comparto dell’accoglienza. Battirame11 ha colto, nell’estate del 2021, la sfida di unire profit e no-profit sotto la comune insegna della ristorazione e dell’accoglienza di qualità. Una sfida che non ha lasciato indenne nessuno dei protagonisti, men che meno il privato cittadino che ha scelto di supportare il progetto.
Da un lato quindi il no-profit della Cooperativa Sociale Eta Beta, padrona di casa: fucina in continua evoluzione – come il suo fondatore e presidente, Joan Crous – che spazia dalla cura delle persone e dei campi ad una lunga serie di attività che hanno come primario obiettivo la cura dell’ambiente, attraversate da un grandissimo filo rosso che vede nell’arte materica – principalmente del vetro – una fortissima fonte di ispirazione; dall’altro il profit dell’imprenditoria privata legata al mondo della ristorazione, quella di Massimiliano Poggi, da alcuni anni attento ad approfondire il portato umano e sociale legato al cibo che si porta in tavola. Attento ad approfondire in che modo il cuoco moderno possa – e debba – contribuire ad una crescita condivisa del proprio territorio, supportato nell’accoglienza da Rebecca Cavallari, aiuto fondamentale nel lato creativo e nel comparto ospitalità. In ultimo, naturalmente non per importanza, l’apporto del privato cittadino: motore e principale fruitore del progetto, senza il quale nulla sarebbe stato possibile.
Battirame11 nasce dall’unione di professionisti diversi in settori diversi, dunque, quali Massimiliano Poggi, Joan Crous e Rebecca Cavallari, accomunati da una volontà e da una consapevolezza. Da un lato la volontà di costruire un luogo, insieme, che potesse lasciare un solco nel tessuto umano, sociale ed imprenditoriale; dall’altro lato, invece, una consapevolezza: quella di chi ha ben chiaro che le cose grandi e belle si possono fare solo come conseguenza di unioni sincere.
L’alchimia che è risultata da questa unione risulta difficile da spiegare: gli ambienti, intrisi di tutti i progetti sociali che vedono costantemente dipanarsi tutti i giorni, venivano attraversati a partire dal primo pomeriggio dalla frenesia dell’impresa privata e professionale, dando vita ad un’energia impossibile da pianificare a tavolino. Impossibile da raccontare se non con gli occhi dei circa 7.200 ospiti che in tutta la stagione hanno attraversato gli spazi e che hanno scelto di essere il motore di un progetto che acquisiva vita propria ogni giorno che passava. Impossibile da raccontare altresì se non con i più di 20 piccoli produttori locali che hanno collaborato con noi e che abbiamo scelto di supportare per la propria etica del lavoro e del rispetto della terra e delle persone.
Un luogo dunque dove è stato possibile sperimentare il grandissimo portato umano e sociale del settore della ristorazione, in grado essere contemporaneamente in grado di un supporto al tessuto sociale ed umano così come a quello ambientale, economico ed urbano del proprio territorio.
Una sostenibilità attiva, dunque: non qualcosa che si limitasse a non impattare sull’ambiente e sulle persone, relativamente facile da perseguire. Al contrario, dunque, qualcosa che si impegnasse attivamente per un sostegno del proprio territorio: che supportasse una sostenibilità che non può limitarsi ad essere meramente ambientale perché a nulla varrebbe se non diventasse anche sostenibilità umana, numerica, economica, sociale ed urbanistica.
Il progetto si pone l’obiettivo di costruire un modello economico che possa perseguire una forte sostenibilità attiva, dunque, che parta dal territorio – attraverso quanto di solido e forte su di esso è presente – e che ricada sullo stesso, contribuendo a supportare tutto il tessuto fragile presente. Perno del modello è il mondo della ristorazione e dell’accoglienza che, con il suo portato umano, culturale, formativo, lavorativo ed economico, è in grado di unire interpreti ed obiettivi, guidato dalla cura totale per prodotto e persone lungo tutta la filiera.