Ristoratori, trattori e locandieri: mi preoccupa molto questa categoria, in questi ultimi anni. La critica, non quella stampata, ma quella sotterranea, quella fatta di consumatori in qualche modo esperti (o che si ritengono tali, ma non lo sono), quella critica che può condizionare una scelta attraverso il passaparola, attraverso blog, forum, social o programmi di critica a mezzo web, si sta scatenando. Quelli che ancora oggi – nonostante questa maledetta crisi che sembra forse essersi dimenticata, per un attimo, della ristorazione (per fortuna), possono o vogliono spendere per stare bene – si lamentano spesso e con ragione. Vorrei scrivere questo articolo percorrendo e cavalcando un tema filosofico, il tema del caso all’interno del mondo del vino, argomento che vale per molti, ma non per tutti.
Dunque, è un caso che ancora oggi vengano ignorate volutamente le temperature di servizio consigliate e ci troviamo a bere vini bianchi sotto la soglia dello zero e vini rossi a 30°C?
è un caso che ai nostri giorni vengano utilizzati calici così piccoli e inadatti al vino che a stento andrebbero bene per la Famiglia Cuore della Barbie, quando è semplicissimo reperire bicchieri considerati universali e adatti a tutti i tipi di vino?
è un caso che spesso nella “mise en place” i bicchieri da vino vengano posizionati rovesciati e quindi all’olfatto si percepisca quel triste sentore di tovaglia appena uscita dalla lavanderia?
è un caso che tanti bicchieri vengano serviti (senza essere controllati) con quello sgradevole odore di uovo marcio a causa di un cattivo impiego della lavastoviglie?
Oppure con quella sublime nota di legno polveroso gentilmente donata al bicchiere dalla conservazione degli stessi in splendide credenze fine ‘700?
è un caso che il decanter ancora oggi venga proposto su qualsiasi vino e si ignori il tecnicismo di questo oggetto utilizzandolo solo per fini scenici?
è un caso che i cestelli del ghiaccio vengano serviti con quattro cubetti e pochissima acqua e quindi solo un 6% della bottiglia venga effettivamente raffreddata?
è un caso che ancora oggi vengano servite al tavolo bottiglie già aperte o stappate lontano dal cliente?
è un caso che vengano serviti pseudo prosecchi d’entrata o bollicine dozzinali in flute “Calipso” anni 80, considerati dal bon ton perseguibili dalla legge?
è un caso che molti addetti alla sala controllino il tappo annusandolo più come rito che per constatare effettivamente se esiste un reale difetto?
è un caso che non venga considerata fondamentale la conservazione del vino sia per quanto riguarda le temperature, ma soprattutto l’umidità (anche nella scelta di produttori di macchine atte alla conservazione, strumenti fondamentali per chi non dispone di cantine adeguate)?
è un caso che la profondità d’annata di qualche vino venga percepita come un investimento sbagliato e quindi un errore di gestione e soggetta a smaltimento nel più breve tempo possibile?
Ed è un caso che, ahimé, molti ristoranti, trattorie o osterie, non propongano una lista di vini seppur modesta?
Tutte queste coincidenze sono frutto del caso?
Odio pagare il coperto, ma lo pagherei volentieri se tutti mi permettessero di bere il vino come meriterebbe, il che farebbero anche di una Trattoria dispersa nella campagna, un luogo di culto per gli amanti dello star bene. Non per caso…