Siamo nel 1982, è un’annata molto controversa a Bordeaux.
Oggi quella vendemmia è considerata superba, contrariamente alle opinioni di molti critici che la definirono acida e matura troppo precipitosamente.
Solo un critico, addirittura americano, scrive tutto il bene possibile tra lo stupore generale dei colleghi che ovviamente la pensano diversamente.
Il suo nome è Robert Parker.
Quella visione tutt’altro che azzardata fece balzare le quotazioni di Parker da un momento all’altro trasformandolo in un vero e proprio ago della bilancia per i prezzi di molti vini internazionali attraverso i suoi punteggi.
Parker ha il merito di aver introdotto e divulgato il sistema di classificazione dei vini in centesimi. Il sistema classifica il vino su una scala da 50 a 100 punti, in base all’aspetto, al colore, all’aroma, al sapore oltre alle potenzialità di invecchiamento.
Robert Parker jr. nasce a Baltimora nel Maryland il 23 luglio del 1947 e si laurea con ottimi risultati in giurisprudenza nel 1973.
Per dieci anni e mezzo esercita la professione di avvocato diventando anche assistente e consigliere generale per le banche di credito agrario di Baltimora.
Il 9 marzo 1984 è il giorno della svolta: decide di dimettersi di punto in bianco dallo studio per diventare uno scrittore di vino.
Il suo interesse per il vino inizia nel lontano 1967, quando decide di trascorrere un mese intero all’estero durante le vacanze di natale in Alsazia e proprio qui il giovane Robert si accorge del proprio acume gustativo.
Nel 1975, decide di abbozzare la sua prima idea di vino: una “guida del consumatore indipendente” ai vini francesi visto che in America non esistevano all’epoca ancora grandi punti di riferimento al riguardo.
Parker non ha una formazione classica sul vino e sente il bisogno di una scrittura onesta e autentica, differente da quella che circola all’epoca.
Crede che la critica sul vino sia troppo legata alla parte commerciale e vuole far conoscere le proprie idee enologiche scrivendo da consumatore indipendente e senza conflitti di interesse.
Robert Parker inizia così a scrivere le sue prime recensioni; l’anno è il 1978.
La prima edizione si chiama “The Wine Advocate Baltimore-Washington” e il primo numero è spedito gratuitamente a una serie di rivenditori di vino statunitensi; nessun consumatore privato.
La rivista ha subito un grande successo e dopo le prime uscite gli abbonati crescono a dismisura, fino ad arrivare all’incredibile numero di 50.000 copie in poco tempo.
I giudizi e le critiche enologiche di Robert Parker incominciarono ad influenzare pesantemente gli acquisti degli appassionati ma soprattutto dei buyers, non solo negli Stati Uniti, bensì in 37 paesi di tutto il mondo.
Nel profilo di William Langewiesche su Robert Parker, “The Million Dollar Nose”, lo stesso Parker afferma di assaggiare 10.000 vini ogni anno e di ricordarsi ogni vino che ha assaggiato negli ultimi 30 anni.
Come i grandi calciatori che assicurano gambe e piedi, o come i cantanti la voce, il naso e il palato di Parker vengono assicurati per 1 milione di dollari.
Parker in fondo è un ragazzo semplice nato nel Meryland: poca eleganza e tante scarpe da ginnastica perché, come teorizzava lo psicologo William James, il nostro modo di vestire è influenzato da quello che siamo ma anche da quello che vorremmo essere.
Ma per tutti arriva prima o poi il momento di ritirarsi dalla lotta, perché la sua vita è stata veramente una lotta e nel 2019, a 71 anni Bob, come lo chiamano gli amici, decide di appendere il bicchiere al chiodo, soprattutto per problemi fisici che lo hanno costretto a rallentare.
E’ giunto il momento di godersi il vino della sua cantina, sicuramente ben fornita, senza per forza criticarlo o punteggiarlo. Molti sostengono che Parker ami solo i grandi vini ma lui nega.
“Non posso davvero lamentarmi di niente – dice – ma penso che le persone che cercano di dipingere una visione davvero semplicistica del mio palato, non leggono quello che faccio”.
I critici di Parker da sempre affermano che il suo potere è esagerato per il suo gusto così mediocre.
Si dice preferisca vini fruttati fortemente concentrati e che molti produttori di tutto il mondo si sentano obbligati ad accontentare il suo palato.
Sciocchezze, dice lui: “I miei colleghi critici hanno un’idea completamente distorta. non sono il nemico della diversità, ma il più grande sostenitore”.
Inoltre crede che la diversità dei vini oggi sia più grande di quanto non lo sia mai stata, ma non può fare a meno di riconoscere che molti vini negli ultimi anni hanno un approccio stilistico più omologato che in passato.
Lui chiama questa corrente “imitare i vini” e sostiene che sono l’inevitabile sottoprodotto di un’industria di successo. Sostanzialmente questo è Robert Parker, il vero Parker: un uomo che si è fatto da solo, una ricetta perfetta destinata al successo, condita da una quantità non trascurabile di ego.