I bianchi meno facili del mondo
Chablis è un bianco per bianchisti esigenti, per palati allenati alle forme più essenziali della tipologia, per chi cerca l’essenza ancestrale del vino bianco: freschezza, finezza, raffinatezza. Chablis, i migliori, né troppo crudi o scialbi (capita sovente), né troppo banalizzati dalla tecnica, sono vini “di misura”, per i pensatori della tipologia, per chi adora le elucubrazioni post-sensoriali, per chi fa della degustazione un momento di approfondimento assoluto (più che di piacere in senso stretto).
Chablis è un vino imprevedibile: a volte ti lascia di stucco per la sua bontà (fatta di trasparenze luminose, di magici chiaroscuri, di eccitanti vedononvedo), altre ti lascia di stucco per la sua piattezza: capita quando la diluizione va oltre l’essenzialità, lasciando l’acidità troppo scoperta, priva di tessuto e di sapore.
I migliori si distinguono per un profumo mordente che alcuni paragonano alla pietra focaia (io non ho mai assaggiato la selce, dunque fatico a trovare una metafora più verosimile) e per una bocca tutta succhi e sussulti, longilinea e vibrante, che si acquieta con l’età (senza tuttavia assopirsi mai). Da giovane (e spesso, troppo spesso, viene bevuto giovane) è un vino “a togliere”, sottile e rigorosamente asciutto, mai del tutto composto e risolto nella disposizione al palato (per via di un’acidità incisiva). Questo almeno nei primi anni di bottiglia. Pur essendo prodotto solo con uve Chardonnay, come nelle celebri zone di Chassagne Montrachet, Puligny Montrachet e Mersault (comuni posti nella porzione più meridionale della Borgogna) i bianchi di Chablis sono assai diversi: qui l’esposizione al sole conta più della natura del terreno (che oltretutto è pressoché identica, almeno tra i Grand Cru) e la sensibilità del vignaiolo conta più di altri dettagli altrove preziosi. Non è uno Chardonnay come siamo abituati a berne noi italiani: non si esprime quasi mai su note di burro, di nocciola e di miele; le sensazioni legnose sono assai rare (e quando emergono suonano spesso come vere e proprie stonature) e in bocca solo in pochi casi dona sensazioni tattili appaganti. Nelle prime fasi della sua vita il colore di uno Chablis “Village” (ovvero non classificato né Premier Cru, né Grand Cru) è scarico e i profumi sono teneri e diretti se maturato in acciaio (floreali, appena agrumati e lievemente vegetali), oppure appena più chiusi se elevato in legno (è raro, e capita solo per le selezioni Vielles Vignes). In ogni caso compare sempre, soprattutto a caldo, qualche gradevole puntura minerale (di conchiglia) che caratterizza. In bocca l’acidità è come detto assai presente: un’acidità appuntita ma succosa nei bianchi migliori e invece aggressiva e asciugante nelle interpretazioni meno risolte (e nei vini più acerbi). Nei Premier Cru di rango e nei Grand Cru ben eseguiti il quadro aromatico guadagna in intensità e la bocca in incisività e in allungo, senza con questo perdere la silhouette del bianco sottile. Le migliori interpretazioni non sono dunque delle riproduzioni voluminose delle versioni di base, ma esibiscono con più raffinatezza e complessità, con più intensità e armonia le peculiarità del vigneto di origine.
Ricordatelo: gli Chablis di maggior talento hanno necessità di invecchiare per potersi esprimere appieno: a maturità il naso si arricchisce di note iodate, fungine e fumé e la bocca risulta meno angolosa, e dunque più scorrevole e omogenea nello sviluppo. Alcuni Grand Cru, nelle annate giuste, lasciano esplodere una persistenza aromatica sensazionale.
I PUNTI CARDINALI DEL TERRITOTIO
Il vigneto di Chablis si sviluppa nel dipartimento della Yonne, a nord della regione della Borgogna, dove il clima è semicontinentale: le estati sono relativamente calde, gli inverni lunghi e rigidi e la piovosità generosa, sebbene assai variabile da un anno all’altro. Le viti più fortunate sono piantate intorno ai 200 metri di altitudine su suoli bianchi, ricchi di scheletro, ben inclinati ed esposti prevalentemente a sud. L’esposizione al sole e la giusta quota altimetrica sono requisiti fondamentali sia per evitare i danni, talvolta devastanti, delle gelate primaverili, sia per gestire al meglio le delicate fasi di maturazione che precedono la vendemmia.
Al contrario della Côte d’Or, dove la viticoltura si sviluppa lungo un’asse rettilinea, il territorio collinare di Chablis si articola in modo ondulato in una vallata la cui direzione è prevalentemente nord-sud, sulla destra e sulla sinistra orografica del fiume Serein, Ovunque regna sovrano lo chardonnay (localmente chiamato beaunois), allevato a controspalliera (con sesti di impianto fitti ma non fittissimi come in Côte d’Or) e potato a Guyot doppio. I sesti di impianti superano spesso le 6000 piante per ettaro.
Anche qui, come ovunque in Borgogna, la configurazione dei suoli è argillo-calcarea, ma l’eccezionalità del territorio va ben al di sotto dello strato marnoso più superficiale e si lega a una roccia calcarea del Kimméridgen (di formazione tardo/giurassica) ricchissima di conchiglie fossili (valve di ostrica, in particolare). L’età media della vigna si aggira intorno ai 30 anni. Chiudo questa prima lettura d’insieme della zona con un rapido sguardo alla vinificazione. La fermentazione tumultuosa si effettua in acciaio o in barrique (mai nuove), più raramente in vasche di cemento. La malolattica è sempre svolta. Dopo un primo travaso utile ad allontanare le fecce più grossolane (quelle più fini vengono invece molto spesso conservate per le fasi successive della maturazione) alcuni vini proseguono la loro elevazione in vasca (acciaio o cemento), altri in barrique (di solito le selezioni di punta). Non è escluso che alcuni Chablis siano prodotti sfruttando entrambe le opzioni.
LE DENOMINAZIONI DI CHABLIS
Petit Chablis
Superficie vitata: 730 ettari
Produzione media annua: 37.500 ettolitri
Rappresenta la denominazione più semplice del distretto. Le uve arrivano da altopiani insinuati nella frazione più alta delle colline, ad altitudini spesso troppo generose perché lo chardonnay (all’ombra del 48° parallelo) maturi con regolarità. I suoli di questa denominazione sono superficiali e molto calcarei, senza l’inclinazione né l’esposizione di quelli classificati Premier Cru e Grand Cru. Volendo generalizzare, gli Petit-Chablis sono bianchi essenziali, il più delle volte aciduli e nervosi, al meglio succosi e sfiziosi (ideali da frutti di mare), altrimenti asciuganti e insipidi.
Chablis
Superficie vitata: 3150 ettari
Produzione media annua: 170.000 ettolitri
E’ chiamata anche Chablis Village ed è la più estesa tra le quattro denominazioni del comprensorio. Racchiude con qualche inevitabile forzatura l’insieme delle situazioni morfologiche del territorio (vigne in collina e in piano; vigneti ben esposti e altri poco soleggiati, e così via), ovvero tutti gli appezzamenti non classificati Premier Cru e Grand Cru (ad esclusione dei “plateaux” inseriti nel ristretto recinto del Petit-Chablis di cui ho scritto in precedenza). Ad influire sulla qualità dei vini assaggiati ci sono dunque tante variabili estranee alla giacitura del terreno: l’età delle piante, la qualità della vendemmia, la sensibilità e lo stile interpretativo del produttore. In linea generale, Chablis è un bianco diretto e floreale, scarico nel colore ma non nel sapore, succoso e trainante nei millesimi più fortunati, più severo e teso nelle annate più fresche. Non mancano Chablis meglio fatti di alcuni Premier Cru, in particolare quando le tre componenti nevralgiche del terroir (qualità ed età della vigna, buona vendemmia e vinificazione accurata) si incastrano a dovere. Da non perdere alcune versioni Chablis Vielles Vignes (tanti bravi produttori ne propongono una: proposta quasi sempre accattivante anche perché poco costosa).
Chablis Premier Cru
Superficie vitata: 770 ettari
Produzione media annua: 43.150 ettolitri
Il legislatore ha promosso a rango di Premier Cru gli appezzamenti meglio esposti della zona, dunque ideali (almeno sulla carta) per sviluppare una viticoltura di qualità. Sono ben 79 i toponimi che hanno diritto a tale menzione, raggruppati (per una più efficace comunicazione) in 17 “Cru”o “Climat”. Le vigne così classificate si sviluppano sulla destra e sulla sinistra orografica del fiume Serein: sulla sponda destra l’esposizione è omogenea e segue la linea dell’ampia collina in cui sono insinuati anche i Grand Cru (di cui scrivo di seguito), mentre sul lato opposto lo sviluppo collinare è più articolato e così i Premier Cru prendono le sembianze di piccoli isolotti le cui esposizioni sono, va da sé, piuttosto eterogenee.
Mont de Milieu: dona Chablis minerali e complessi, chiusi in gioventù, di tanto in tanto austeri, ma spesso dotati di ottime potenzialità evolutive.
Montée de Tonnerre: vigna piccolissima che da vita a uno chardonnay di eccellente mineralità, di ottima purezza sapido/aromatica, predisposto ai lunghi invecchiamenti.
Fourchaume: vigneto assai esteso e non perfettamente omogeneo nelle esposizioni, è da sempre sinonimo di chardonnay ampi, armonici anche in tenera età, più consolatori e meno minerali dei due Cru precedenti.
Vaillons: archetipo dello chardonnay chablisien, fine, elegante, sottile nella disposizione al palato, il più delle volte immediato nell’espressione più floreale del vitigno (soprattutto se vinificato e elevato di acciaio).
Montmains: vigneto splendido che esprime chardonnay di grande energia minerale e al contempo di ottima carnosità. I vini di questo settore possiedono inconsueta pienezza fisica (tanto da apparire, su due piedi, bianchi “rotondi”) e buone capacità di tenuta nel tempo.
Côte-de-Lechet: la vigna è superba, ripida e assai ben esposta, il terreno è piuttosto superficiale e così si ottengono Chablis pieni ma poco espressivi in gioventù, minerali ma poco fruttati.
Che, per tali ragioni, hanno necessità di lunghi affinamenti per rivelare appieno le ottime potenzialità.
Chablis Grand Cru
Superficie vitata:
105 ettari
Produzione media annua: 5400 ettolitri
Nel cuore del comune di Chablis, in faccia al paese, lungo la destra orografica del fiume Serein, l’avvenente collina dei Grand Cru si erge maestosa, intensamente vitata e divisa in sette differenti vigne coltivate tra i 130 e i 215 metri di altitudine ed esposte prevalentemente a sud-est. In genere le parcelle poste nella parte più alta della collina donano Chardonnay più fini, minerali e poco dichiarati nei primi anni bottiglia; per contro le posizioni più basse, complice uno strato di marna più ricco di argilla, consegnano vini relativamente più materici. In ogni caso, questa è una categoria da non perdere, perché se è vero che un Grand Cru di Chablis costa il doppio (almeno) rispetto a un Premier Cru (ma assai meno di un Grand Cru prodotto in Côte d’Or) è inequivocabile che la sua ristretta superficie vitata (solo 100 ettari su 4500 totali) è di per sé un attestato a garanzia della qualità.
Les Clos (24,8 ettari): E’ la vigna più estesa e dunque l’esposizione non è del tutto omogenea. Detto questo, più che l’esposizione (comunque regolarmente buona), conta l’altitudine: le porzioni più alte sono a stretto contatto con la roccia calcarea ricca di fossili marini che è tipica della denominazione, mentre le zone inferiori possiedono suoli marnosi più ricchi di argilla. Nelle mani più sensibili, si ottengono Chablis Grand Cru di ottima intensità olfattiva, brillanti e appena mielati, spesso agrumati e ricchi di sfumature iodate (soprattutto dopo cinque, otto anni dalla vendemmia). Al palato si offrono ampi, appena rigidi in gioventù; più fusi e avvolgenti dopo un congruo affinamento in bottiglia.
Vaudésir (14,5 ettari): Un vigneto, due esposizioni differenti: da una parte un vero e proprio anfiteatro con esposizione prevalente a sud; dall’altra un appezzamento altrettanto spettacolare da vedere (in virtù della sua forte inclinazione), ma esposto a nord-nord-ovest, con suoli simili al versante più caldo, ma di certo meno fortunati in termini di irraggiamento solare e maturità. Nella zona più calda si ottengono Chablis Grand Cru tra più completi in circolazione, risolti fin subito sotto il profilo della consistenza, dell’ampiezza, della freschezza. Un equilibrio che manca, invece, ai vini prodotti nella porzione opposta, dove nascono bianchi meno compiuti e complessi.
Bougros (14,3 ettari): Rappresenta l’estremità occidentale della collina dei Grand Cru, la vigna è coltivata tra i 130 e 170 metri di altitudine, su suoli marnosi resi generosi da una buona presenza di argilla. Tali peculiarità si materializzano in Chablis Grand Cru meno sottili e sfumati del solito, ma in compenso molto fisici, capaci di invecchiare bene.
Blanchot (12,2 ettari): Prolungamento orientale del Les Clos, questo vigneto chiude a est la collina dei Grand Cru. Esposto al sole del mattino, sente (e nelle annate fresche patisce) i venti freddi che provengono dalle vallate laterali. Nelle vendemmie difficili dona Chablis Grand Cru austeri e rigidi, invece nei grandi millesimi produce alcune tra le interpretazioni più complesse e articolate della denominazione.
Valmur (12 ettari): Se Blanchot è l’estensione est del celebre Les Clos, Valmur lo fiancheggia nella porzione nord-occidentale. Doppia è l’esposizione: una parte guarda a pieno sud, l’altra in direzione nord-ovest (chiamata perciò Envers de Valmur). In genere gli Chablis Grand Cru di Valmur sono squisitamente aromatici, brillanti dal punto di vista tattile, dotati di grazia e sottigliezza sublimi. Un archetipo, dunque, del più autentico e riconosciuto stile chablisien.
Les Preuses (11,7 ettari): La vigna è posta all’interno dell’anfiteatro di Vaudésir, ovvero nel settore meglio esposto di quella vallata. Un sud-est pieno, dalla topografia concava e dalle pendenze relativamente importanti. Il suolo, mediamente profondo, assicura energia e profondità ai vini, così come la roccia calcarea (più evidente nelle parcelle più alte del Cru) dona tensione e mineralità. Gli Chablis Grand Cru delle Preuses sono considerati tra i più fini e insieme severi (in gioventù) della denominazione. I migliori invecchiano egregiamente portando a galla un carattere fumé assai evidente.
Grenouilles (9,8 ettari): Grenouilles è posta nel centro geografico della collina dei Grand Cru: l’appezzamento, il più piccolo tra i sette classificati, è stretto da Valmur a est e da Vaudésir a ovest, gode di una felice esposizione a sud-sud-ovest, di un ottimo drenaggio naturale e di una buonissima capacità di immagazzinare calore durante il giorno (restituendolo alle piante nelle ore più fredde della notte). Si producono perciò alcuni dei più ampi e caldi bianchi del comprensorio, floreali, minerali, capaci di invecchiare con garbo. Più eleganti delle Preuses (ma meno caratteriali), ma non così raffinati come alcuni squisiti Vaudésir.
Chablis predilige i cibi di mare.
La sua “morte”, anzi la sua vita gastronomica, inizia con le ostriche: più che un matrimonio d’amore, come direbbe il Maestro Gino Veronelli, è una favola disneyana, una leggenda che si alimenta di un’autentica perfezione sostanziale: l’acidità del vino solletica la viscosa componente grassa della conchiglia, rispettandone al contempo la tenera fibra, grazie a una struttura alcolica mai esuberante. In persistenza, le note minerali, pietrose oppure iodate del miglior Chablis, accompagnano le sensazioni marine dell’ostrica, conservando entrambi la propria amabile, inarrivabile, purezza originaria. Lo Chablis non teme, questo va detto, neanche i piatti di pesce più elaborati, cotti sia alla griglia, sia in padella, purché si adegui la categoria del vino alla dimensione del piatto: un Premier Cru di rango oppure un Grand Cru di valore (ma giovanile) adora il Rombo al forno con le patate, la Sogliola alla Mugnaia, oppure un primo della tradizione marinara (ancora meglio se le paste sono ripiene). I Grand Cru maturi sono invece bianchi trasversali, intensi, aromaticamente complessi (profumano di terra e di mare): al proprio arco possiedono frecce penetranti in grado di attraversare sia la materia grassa e aromatica di un formaggio evoluto (ideale un Roccaverano o un Murazzano con qualche mese sulle spalle), sia la fibra di certi piatti padani: dalle lumache agli sformati di funghi, per tacere di polenta e formaggio fuso, avendo la cura di scegliere una toma d’alpeggio poco stagionata, ancora lattosa, floreale, che abbia conservato gli umori del sottobosco e delle erbe di campo.
Jean-Claude Bessin
Jean-Claude Bessin produce sei etichette di Chablis (un Grand Cru, quattro Premier Cru e un Village) caratterizzate da uno spiccato carattere “fibroso” e da una buona pienezza costitutiva. Un po’ troppo chiusi sulle prime, sono per contro dotati dei migliori fondamentali della zona: purezza sapida e mineralità incisiva. Lo Chablis Grand Cru Valmur 2007 non l’ho assaggiato, in compenso è ottimo lo Chablis Premier Cru Le Fourchaume La Pièce au Comte 2007, intenso e trascinante già oggi, e lo sarà ancora di più nei prossimi anni. Da non perdere, per l’ottimo rapporto qualità/prezzo, lo Chablis Vielles Vignes 2007, naturalissimo nell’allungo, articolato e persuasivo nei profumi.
Importatore: Teatro del Vino.
Tel. 055.8869501
www.teatrodelvino.it
info@teatrodelvino.it
Domaine Laroche
Non è una piccola azienda e anzi è tra i produttori più fertili della denominazione. Eppure il catalogo di Michel Laroche è ricco di proposte raffinate, curate con attenzione e meticolosità. Nove le etichette in catalogo: tre Grand Cru (Les Clos, Les Blanchots e il costosissimo Blanchot Réserve de l’Obédience), tre Premier Cru, due Chablis e un Petit-Chablis. Tra i vini degustati di recente, lo Chablis Saint Martin 2008 è assai gradevole (sottile, succoso e appagante nei profumi), mentre il Les Fourchaumes Vielles Vignes 2007 è semplicemente tra i Premier Cru più affascinanti assaggiati in questi mesi: accattivante nella distribuzione al palato (quasi un’eccezione da queste parti), impeccabile in persistenza.
Importatore: Meregalli.
Tel. 039.2301980
www.meregalli.it
laura.Formillo@meregalli.it
Domaine Servin
Tra i più estesi e reputati propriétaire-récoltant della denominazione (ben 35 ettari vitati di proprietà, un’età media delle vigne superiore a 30 anni e alcuni Cru di ottimo valore in portafoglio) i Servin producono Chardonnay molto fisici, intensi nel colore e nelle sensazioni tattili. Ampio il loro catalogo: ben quattro Grand Cru (Blanchot, Bougros, Les Clos, Les Preuses), altrettanti Premier Cru, due Chablis e un Petit-Chablis. Tra le referenze assaggiate conservo un ricordo nitido del Grand Cru Les Preuses 2004, incisivo nel suo carattere minerale, ampio nei profumi terziari (di stampo terroso), dotato di ottima tensione sapido/salina.
Importatore: Moon Import
Tel. 010.314250
www.moonimport.it
moonimport@tin.it
Domaine Christian Moreau
Fabien Moreau (foto in alto) è un giovane interprete che va seguito. Fa Chablis brillanti, succosi, impeccabili nella costruzione. Raccoglie a mano e vinifica piccole partite per selezionare al meglio le uve dell’ampio bacino di proprietà. Produce otto etichette: cinque Grand Cru (Blanchot, Les Clos Clos des Hospices, Valmur e Vaudésir), due Premier Cru e uno Chablis regolarmente tra i più buoni della sua denominazione. Sbirciando tra gli appunti di degustazione registrati negli ultimi tempi, mi sento di consigliarvi il Premier Cru Vaillon 2007, magnifico esempio di Chardonnay profondo e al contempo trasparente, succoso e insieme grasso, pieno. Completo.
Importatore: Enoa
Tel. 0131.893118
enoa@bensi.it
Domaine Bernard Defaix
Didier Defaix mette a punto Chardonnay di innegabile temperamento, bisognosi di aria per lasciar emergere i profumi più sottili, e invece immediatamente efficaci al palato (possiedono polpa e buone scorte di sapore). Sette le etichette in catalogo: due Grand Cru (Bougros e Vaudésir), quattro Premier Cru e uno Chablis. In attesa di poter dedicare alla produzione un ulteriore supplemento d’indagine, sollecito gli appassionati del genere a non perdersi l’assaggio del Grand Cru Vaudésir 2007, incompiuto nei profumi, eppure innervato di una tale tensione sapido/salina da lasciar passare in secondo piano un ventaglio aromatico a “scartamento” ridotto.
Importatore: Pellegrini
Tel. 035.787709
www.pellegrinispa.net
info@pellegrinispa.net
Jean-Paul & Benoît Droin
Benoît Droin produce alcuni degli Chablis più eccitanti della denominazione, brillanti in chiave odorosa e slanciati, pervasivi, vibranti una volta al palato. Il suo impressionante catalogo si nutre di 15 etichette: cinque Grand Cru (Blanchot, Grenouilles, Les Clos, Valmur, Vaudésir), otto Premier Cru, uno Chablis e un Petit-Chablis). Una recente degustazione di 2008 ha fatto lampeggiare la classe dello Chablis Village, la profondità del Premier Cru Montmains e la tensione vitale che anima lo Chablis Grand Cru Les Clos, tra gli assaggi più illuminanti degli ultimi tempi.
Importatore: Balan.
Tel. 049.9378058
www.balan.it
balan@balan.it
William Fèvre
Azienda sensazionale e punto di riferimento assoluto del comprensorio Chablisien, William Fèvre da una dozzina d’anni è di proprietà della Bouchard Père et Fils, Maison de nègoce tra le più storiche e reputate di Borgogna (la cui base operativa è a Beaune, in Côte d’Or). Sedici le etichette i catalogo: sei Grand Cru (Bougros, Bougros Côte Bougerots, Les Clos, Les Preuses, Valmur, Vaudésir), otto Premier Cru, uno Chablis e un Petit-Chablis. Tutte le etichette sono impeccabili nella costruzione, curate nei minimi dettagli, capaci di fondere tecnica e terroir senza interferenze. Di recente ho assaggiato lo splendido Grand Cru Vaudésir 2007: tostatura lieve che esalta un naso floreale, e bocca ampia quanto salda in attacco, intensa e succosa nella seconda parte, slanciata in chiusura. Ottimi il Premier Cru Fourchaume 2007 e il Premier Cru Vaillons 2007, anche se meno poderosi nella trama rispetto al precedente. Prezzi elevati.
Importatore: Gaja Distribuzione
Tel. 0173.635158
www.gajadistribuzione.it
sonia.franco@gajawines.com
La Chablisienne
E’ tra le più proficue e affidabili cooperative d’Europa. Fondata nel 1923, produce Chablis con il marchio La Chablisienne a partire dal 1947. Sebbene raggiunga tirature industriali (1.100 ettari vitati e sei milioni di bottiglie prodotte) e raccolga ormai quasi ogni parcella a macchina (perfino molti Grand Cru) conserva un catalogo affidabile, di tanto in tanto capace far emergere il talento delle vigne-fuoriclasse (Chateau Grenouilles e Les Preus in particolare). Al di là dei vini più reputati e più costosi (tra cui vanno annoverati anche gli splendidi Premier Cru Mont de Milieu e Montée de Tonnere) il resto della gamma si accontenta tuttavia di proporre bianchi tecnici, consolatori, privi della scintilla dei migliori. Intimidatorio il catalogo commerciale: sette Grand Cru (Blanchot, Bougros, Les Clos, Les Preuses, Château Grenouilles, Le Fief de Grenouilles, Vaudèsir), undici Premier Cru, tre Chablis Village e un Petit-Chablis.
Importatore: Sarzi Amadè
Tel. 02.26113396
www.sarziamade.it
info@sarziamade.it
Gilbert Picq & ses Fils
Se siete alla ricerca di Chardonnay interamente vinificati in acciaio, delicatamente aperti sul frutto (e sul fiore) del vitigno, ma senza banalità accessorie (e anzi con un rigoroso abbraccio minerale), allora non potrete mancare l’assaggio dei quattro vini che Diedier Picq produce a Chichée. Il suo Chablis Village Vielles Vignes è regolarmente tra i più buoni della sua denominazione: pimpante nel suo frutto concentrato, succoso e salino al palato. Imperdibile anche in virtù di un prezzo allettante. Ben costruiti anche i due Premier Cru della gamma, in particolare il Premier Cru Vogros 2007: puro nei profumi (agrume netto e autentico), originale nelle sfumature (fiori e frutti di mare), ben dotato al palato.
Importatore: Ceretto.
Tel. 0173.282582
www.ceretto.it
ceretto@ceretto.com
Verget
Eccellente Maison de négoce con sede nel Mâconnais e diretta da Jean-Marie Guffens, produttore di culto nel sud della Borgogna e più in generale uno dei più produttori più apprezzati dalla critica d’Oltralpe. Il listino è dedicato ai grandi bianchi della regione, da sud a nord, da Saint-Véran a Macon, da Chassagne Montrachet a Corton (passando per Mersault), fino ad arrivare a Chablis. Quattro gli Chablis proposti: non ho mai assaggiato i due Grand Cru (Bougros e Les Clos), mentre ho appunti recenti a proposito delle altre due etichette della gamma: il Terres de Pierres 2008, irruvidito da una lieve presenza vegetale, si fa notare per l’allungo salino, mentre il Premier Cru Fourchaume 2008, minerale nei profumi (la traccia fumé piuttosto pronunciata) e pienotto al palato, deve trovare maggior distensione per farsi confrontarsi con le migliori interpretazioni della sua denominazione.
Importatore: Balan.
Tel. 049.9378058
www.balan.it